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Scuola al top, pulizia e (soprattutto) niente traffico: così rinasce lo "Zen di Bagheria"

Vi portiamo dentro uno dei cosiddetti "quartieri difficili" della provincia di Palermo dove da tempo è in atto un processo di riqualificazione. Oggi è un posto diverso

Sara Abello
Giornalista
  • 7 dicembre 2022

Bagheria (dettaglio di un'immagine di Opera propria, CC BY-SA 3.0)

Com’è che si dice?! Fatti la nomina e...va curcati. Questo è vero un po’ ovunque, sia nella sua accezione positiva che, soprattutto, in quella negativa, e a Bagheria vale come da tutte le parti.

Non saprei dirvi per quale incomprensibile complesso di inferiorità rispetto alla vicina Palermo, evidentemente insito nell’animo, abbiamo deciso di denominare un nostro quartiere popolare "Zen", tanto per campare di invidia anche riguardo ad ambiti in cui proprio tutto si dovrebbe fare meno che emulare.

Vi spiego meglio...a Baaria, come in una qualsiasi cittadina più o meno ridente, abbiamo dei quartieri “più popolari” di altri. Quale sia la conditio secondo la quale un quartiere sia più chic di un altro preferisco non chiedermelo, vero è però che generalmente la presenza di caseggiati popolari e un certo degrado solitamente stabilito da cumuli di munnizza, sono esempi eclatanti e identificativi.
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Secondo voi potevamo semplicemente accontentarci di avere “u Muonacu”?! Giammai! Lo “Zen di Bagheria” per qualcuno suona meglio... E così, in una zona periferica ma neanche tanto, alle spalle delle centrali e movimentate via Dante e via Federico II, c’è un lungo viale che secondo qualcuno dovrebbe essere una specie di zona invalicabile ed io stessa, che di pregiudizi non ne ho mai, mi sono resa conto di essermi addentrata per la prima volta nella zona solo poche settimane fa.

Vi dico la verità, di soggetti poco raccomandabili ed anomale esplosioni neanche l’ombra. Con non poco stupore ho trovato un’area dove per altro c’è anche un poco di natura che a Bagheria di sicuro non domina, pulizia, silenzio e soprattutto niente traffico, nonostante arrivassi esasperata dal blocco nel vicino incorocio di via Dante, dove il semaforo da tempo immemore c’è pi fiura, visto che non è in funzione nonstante proprio lì servirebbe.

Un fondo di verità voglio pensare che ci sia, ma siccome conosco bene i miei concittadini, penso anche che un po’ di “taglio e cucito” che avrà esasperato la situazione sarà di sicuro stato fatto. Di errori da parte delle istituzioni, come alle volte capita, ne saranno stati commessi, tra queste l’ideona della precedente amministrazione di un centro di raccolta rifiuti a tempo determinato, troppo vicino ad una scuola tra l’altro.

Tuttavia non possiamo tapparci gli occhi davanti al bello. E allora ci sarà un quartiere “difficile” probabilmente, ma c’è anche una scuola, un fiore all’occhiello non solo per il quartiere ma per la comunità baariota tutta, nella quale mi sono imbattuta davvero per caso.

È così che ho visitato il plesso Don Giuseppe Puglisi che ospita scuola dell’infanzia e primaria dell’Istituto Comprensivo “Tommaso Aiello” che, a sua volta, non molto distante, in Via Consolare, accoglie la scuola secondaria di I grado.

Come tutte le cose avvenute in maniera inaspettata è ancora maggiore il piacere di confrontarsi con una realtà così meritevole, quasi un mondo parallelo non soltanto rispetto a ciò che si dice della zona ma anche in confronto ad altre scuole bagheresi considerate più “in”, giusto perchè campano forse di rendita rispetto agli antichi splendori.

Non vi dico la sorpresa non soltanto nel vedere gli spazi sia esterni che interni della scuola, puliti, curati e a misura di bambino, ma soprattutto nel conoscere alcuni dei servizi che l’istituto offre.

Come in una moderna scuola del nord Italia, dove sì ti ripetono in maniera martellante l’importanza del lavoro, ma ti mettono anche nelle condizioni di poterlo fare, esistono persino il pre e post scuola, consentendo ai genitori lavoratori di poter anticipare e posticipare di circa un’ora l’orario di ingresso e di uscita dei propri figli.

Un progetto di continuità educativa che facilita il passaggio dal nido all’infanzia, per poi giungere sino alla primaria e perchè no fino alla scuola media. In questo modo ogni bambino vive il suo percorso scolastico in maniera completa, riducendo le inevitabili difficoltà che si presentano nei vari ordini di scuola.

Un susseguirsi di attività mirate all’inclusione che rafforzano i rapporti tra scuola e famiglie ma anche, e soprattutto qui diviene fondamentale, tra scuola e territorio, al fine di abbattere la dispersione scolastica. Detta così sembra tutto semplice, veloce, rose e fiori insomma.

Incontrando il professore Nunzio Speciale, dirigente scolastico dell’istituto però, ti accorgi che la situazione odierna è frutto di un capillare lavoro compiuto nel tempo da parte sua, di insegnanti come il maestro Fabrizio D’India che mi ha raccontato con entusiasmo del loro operato, di tutto il personale scolastico e di quelle stesse istituzioni che ogni tanto sbagliano, ma che nel frattempo, grazie anche all’incremento della raccolta differenziata, assicurano che le nostre strade, tutte, comprese quelle del Monaco, siano di sicuro più pulite di quanto non fossero qualche anno fa.

E, ancor di più, di quegli stessi cittadini che vivono il quartiere e non possono essere assimilati a quanti, certamente una minoranza, non vogliono la crescita e il miglioramento della zona o, addirittura che i loro figli possano crescere in un ambiente sano.

Come in ogni medaglia ci sono sempre due facce da considerare, però troppo spesso ci si sofferma solo su quella più bruttarella. Perchè così è più facile, e perche così è spesso anche più conveniente...vuoi mettere il piacere di strumentalizzare la situazione e usare le fumate nere della spazzatura che brucia per prendertela col sindaco o con un politico di una o un’altra fazione?

Certi piaceri ad un siciliano non puoi toglierli, anche a discapito del lavoro quotidiano e protratto nel tempo di persone che, tutto sommato, avrebbero potuto fare molto meno e portare comunque lo stipendio a casa a fine mese.

Se però pensiamo sia normale creare dei “ghetti” e legittimarli agli occhi di bambini a partire da 3 o 4 anni, sin dall’asilo, non stupiamoci se poi il concetto di inclusione da adulti a loro sembrerà aramaico, magari di quello ancora più antico. La riqualificazione della zona è in atto ormai da tempo grazie alla scuola, perchè cultura ed educazione sono i soli strumenti che possano migliorare le generazioni future, e grazie agli annuali open days non ci sono scuse per non saperlo.

Le visite alla scuola consentono ai genitori di acquisire consapevolezza e con essa scegliere dove vorrebbero che i loro bambini diventassero prima di ogni altra cosa brave persone. Chissà che un bimbo di una “zona chic” non possa venir su bene anche allo Zen...e poi, a Baaria, di preciso quali sarebbero i quartieri chic?
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