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Sette perle che spuntano dal Mediterraneo: il tour (insolito) nelle Eolie che non ti aspetti

Non solo mare, questi scogli di terra e lava sono molto di più. Sì può fare un viaggio indietro nel tempo custodito dentro Il parco archeologico delle Isole Eolie

Giovanna Gebbia
Esperta di turismo relazionale
  • 28 maggio 2023

Isole Eolie

Sette sorelle, sette isole, sette perle nello specchio d'acqua del Mediterraneo, sorte dalle viscere vulcaniche in ere geologiche lontane.

Benvenuti nella Sicilia ancestrale delle Isole Eolie, dove i luoghi sono intrisi di miti avvolti dalla forza della natura mescolati a vicende umane e storiche potenti, un'attrazione magnetica sprigionata dalle atmosfere ataviche, luoghi di passaggio di popoli e di approdi, di partenze, di sirene e di sortilegi.

Non solo mare, questi scogli di terra e lava sono molto di più, qui si può fare un viaggio nel tempo arcaico custodito dentro Il parco archeologico delle Isole Eolie: Lipari, Panarea, Filicudi e Salina.

È qui che inizia il viaggio dentro la storia, seguendo un filo conduttore che si svolge tra mare, percorsi, sentieri immersi in un paesaggio straordinario.

Punto di partenza di questo misterioso itinerario è il Museo archeologico Luigi Bernabò Brea sul Castello di Lipari, istituito nel lontano 1954, mentre sulle altre isole si trovano resti dei villaggi preistorici, le necropoli di età greca e romana, le terme romane.
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Nella luce abbagliante del riverbero marino questi luoghi appaiono con tutta la loro potenza naturalistica unita alla suggestione della loro antichità in una storia millenaria che traccia la vita di circa 5000 a.C. quando il vetro nero dell'ossidiana di Lipari divenne la ricchezza più ambita.

I villaggi preistorici: a punta Milazzese su Panarea troviamo un insediamento dell’età del Bronzo tra 1500 e 1300 a.C. che fu abitato durante il periodo della facies di Thapsos-Milazzese, un nucleo incastonato in un anfratto strategico.

Gli scavi hanno restituito frammenti di ceramica micenea, che testimoniano i rapporti con la Grecia. L'altro sulla piana di Filo braccio su Filicudi il più antico relativo alla facies di Capo Graziano 2300-1700 a.C. che è stata identificata da Luigi Bernabò Brea abitato dal popolo leggendario degli Eoli del quale le isole portano ancora il nome dove si sono rivelate antiche tracce di vite vinifera.

A Salina tra Santa Marina e Malfa, il villaggio risale all’età del Bronzo medio, la cui particolarità sta nella conservazione straordinaria del sito che sembra non abbia subito nessuna trasformazione dall'abbandono: 25 capanne di forma circolare scavate nella tipica roccia vulcanica detta lapillo e costruite con grandi pietre di mare e pietre vulcaniche, dove sono state rinvenute resti di canaletta per la raccolta e conservazione di acqua piovana.

Sempre a Salina a Rinella si trova un insediamento che insieme a quello di Castellaro a Lipari sembra siamo i più antichi, datato alla metà del VI millennio a.C. La stufa a tholos dell'epoca del Bronzo, vasche e piscine di età greca e romana sono il suggestivo complesso che costituisce il sito delle terme di San Calogero, costruite per convogliare l’acqua calda sulfurea nella contrada di Pianoconte a Lipari; qui nel l 1865-1870 fu costruito un sanatorio attivo fino al 1975.

In Contrada Barone troviamo l'altro complesso termale di età romana che divenne uno stabilimento per la lavorazione e la salagione del pesce.

Il museo civico di Lingua, due ambienti di fronte al laghetto di Lingua appunto, dove si trovano le sezioni Etno-antropologica e Archeologica, qui sono visibili i reperti dei siti archeologici e in una casa della prima metà dell’Ottocento si conserva l'antico frantoio con una ricostruzione storica di vita quotidiana della popolazione eoliana di fine ‘800 e inizi '900, insieme a una raccolta di numerosi attrezzi da lavoro della pesca e dell’agricoltura.

Un allestimento fotografico sui mercanti di mare, i commerci eoliani della passolina e malvasia , fino alla crisi di fine secolo dovuta alla fillossera che distrusse tutti i vigneti.

Le Eolie sono state inserite nel patrimonio dei siti UNESCO nel 2000, perché rappresentano un modello storico nell’evoluzione degli studi della vulcanologia mondiale. (Fonte Parchi archeologici in Sicilia - Regione Siciliana).
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