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Tra street art e mercato storico il Cortile della Morte rivive con l'arte contemporanea

Nasce un collettivo a Palermo formato da alcuni dei più attivi artisti della scena locale: si chiama "Artisti del cortile della morte" e stanno lavorando per trasformare la Vucciria

  • 10 maggio 2018

Il cortile della morte a Palermo con un murale di Igor Scalisi Palminterni

Anche dopo l’abbandono di Uwe, l’artista che più di ogni altro ha legato il suo nome e la sua arte alla storico mercato, la Vucciria di Palermo continua ad essere un luogo privilegiato per gli artisti della città, scenografia e spazio fisico dei loro interventi.

Un gruppo di pittori ha acceso una nuova scintilla in Piazza Garraffello. È il collettivo degli "artisti del cortile della morte" nato dall’iniziativa di Linda Randazzo e Antonino Gaeta che in una domenica di aprile hanno chiesto ai loro colleghi palermitani di condividere uno spazio e un’azione: il Cortile della morte, vicolo che si trova davanti la fontana del Garraffo, racchiuso tra le mura del Palazzo Rammacca, il 22 aprile scorso è stato ripulito e trasformato in uno spazio espositivo “open air” e accessibile a tutti.

La partecipazione e il consenso raccolti sin dall’inizio, non soltanto dai colleghi ma soprattutto dai residenti e commercianti determinati a cambiare lo stile della “movida” del quartiere, hanno spinto il collettivo a uscire dal vincolo invadendo con l’arte anche la stessa piazza Garraffello per una sessione di live painting che domenica scorsa ha visto protagonisti oltre agli stessi fondatori, Danilo Maniscalco, Antonio Nuccio, Fabio Ventimiglia, Ciccio Maria Romano e Igor Scalisi Palminteri.
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Il murales di Palminteri domina la piazza da una grande tavola di legno sulla spoglie della Loggia dei Catalani mostrando l’icona della Santa Morte: «Un culto che ci unisce al Messico e all’America Latina e che si ritrova anche nella la tradizione bizantina» spiega Palminteri.

Ma non solo. Perchè la morte a cui alludono gli artisti è anche la morte dello storico mercato travolto dalle speculazioni commerciali, dalla cultura dei supermarket e dalla “movida”, mentre cresce un sentimento comune di timore per il nuovo progetto di riqualificazione urbana con la conseguente inevitabile gentrificazione.

«L'opera rappresenta, meglio e più di mille parole lo stato di degrado, la morte che vive la piazza, e con essa la città intera - continua - Ma allo stesso tempo nel raccontare lo stato di abbandono di quei luoghi rappresenta anche la scintilla di vitalità della città e la forte vocazione all’arte di questi spazi».

«Un progetto di riqualificazione di quest’area dovrebbe comprendere anche interventi d’arte come questi che rappresentano un potenziale anche di promozione e valorizzazione turistica di questi luoghi».
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