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Tutto ebbe inizio in una cantina: tre messinesi, la prima bionda e un birrificio "divino"

Amici da una vita con in comune la passione per la musica e la birra. Investire e fare impresa nella propria borgata «è un vero e proprio atto politico» sostengono con estremo convincimento

Marcella Ruggeri
Giornalista e conduttrice Tg
  • 29 dicembre 2021

Da sx Piero Elio e Carmelo al birrificio Epica

Questa è la storia di tre compagni di scuola dalle elementari alle medie, che passando attraverso l’unione di una rock band, finiscono con l’aprire un birrificio nel 2014, premiato pochi anni dopo, nel 2021, come “Miglior Azienda di settore” nel territorio dei Nebrodi e identificato come tale dalla manifestazione “Best in Sicily” di quest'anno, a cura di “Cronache di Gusto”.

Già dal nome Birrificio Epica, l'azienda incarna un progetto colossale che acquista linfa vitale e ruota intorno ad un’amicizia lunga e profonda e alla cultura della resilienza per trarre forza dai luoghi e dalle persone della propria terra d’origine.

I soci che scommettono su stessi sono Carmelo Radici, Elio Mosè e Piero Cardaci e vivono a Sinagra in provincia di Messina; con percorsi di vita e formazione diversi, si sono ritrovati a produrre birra nella cantina della nonna di Piero. L’opzione di investire e fare impresa nella propria borgata «è un vero e proprio atto politico» sostengono con estremo convincimento. Oltre ad avere costituito da 26enni, per motivi ludici, il gruppo musicale “Ritmo Italiano” che si è esibito fino a qualche anno fa, i ragazzi suonavano nella banda del paese dall’età di dieci anni.
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Nella formazione del trio, Carmelo spadroneggiava con il basso, Elio era un brillante strumentista delle più disparate percussioni e Piero era il vocalist ma nella banda di Sinagra il primo suonava il flicorno baritono, il secondo sempre le percussioni e il terzo il sax tenore. Gli “strimpellatori rockettari” tra una suonata e l’altra ed una bevuta e l’altra si sono inventati la prima birra elaborata in cantina e bollata solo nell’impianto come “Eolo” che hanno dedicato alle loro mogli, all’epoca le loro fidanzate.

“Eolo” è stata poi revisionata e perfezionata fino al 5% di volume alcolico; è quella su cui i giovani artigiani investono di più in termini di risorse, pensieri ed energie, viene distribuita maggiormente al pubblico e rientra in una nuova strategia agricola di produrre anche le materie prime all’interno dell’azienda.

La composizione di “Eolo” ha un orzo fatto al 100% dai suoi creatori. Dal tempo della cantina di nonna, ne sono saltate fuori altre sette per disegnare un patrimonio di birre con otto etichette stabili in commercio per tutto l’anno, poi ci sono anche quelle “ad edizione limitata” per stagione. Ognuna con il suo aneddoto che si lega alle vite private, oltre che agli obiettivi di carriera e alle ambizioni.

Carmelo ha deciso di frequentare la facoltà di Lettere e Filosofia nel corso Musicologia all’Università “Dams” di Palermo, gli altri due si immettono nel mondo del lavoro: Elio faceva l’imbianchino mentre Piero è geometra. Gli interessi differenti però non hanno inficiato certamente la volontà di incastrare e fare sgorgare la passione per la sperimentazione delle birre artigianali, unita al rispetto e alla apoteosi delle tradizioni.

Il sentimento consolidato che estende il cerchio all’attività professionale resta la condizione elettiva per creare una società nel 2013 (un anno prima dell’avvio) e per non distaccarsi dal proprio paese e scongiurare l’esodo totale dei giovani. Il termine "epica", oltre a richiamare le iniziali dei soci (E di Elio, “Pi“ di Piero e “Ca” di Carmelo), deriva dal greco antico (“epos” ovvero"parola" e con significato più ampio "racconto" - "narrazione".

Il “Birrificio Epica” vuole indurvia fantasticare alla scoperta di nuovi orizzonti del gusto, esporre un mix di avvenimenti che farciscono i rapporti affettivi e la dedizione per le cose genuine.

Non c’è nulla assolutamente di improvvisato. Almeno nei due anni precedenti (dal 2011) alla costituzione della società, i ragazzi producevano birra “in versione casalinga” nella cantina della nonna di Piero, come “homebrewers” che sono gli appassionati di questa birra “fai da te”, nell’ambito di un movimento esistente in Italia e nel mondo cioè l’Homebrewing.

La tendenza un po' modaiola e un po’ ingorda di circuitare questa bevanda artigianale ha fatto sì che sempre più persone, tantissime anche in Sicilia, si scoprissero amanti dell’Homebrewing, che provassero kit per l’attrezzatura di questa offerta e iniziassero ad assimilare le procedure di fermentazione del mosto. Non si può non segnalare il fenomeno dell’Isola che ha visto aumentare i birrifici di piccole aziendenegli ultimi cinque anni e in maniera massiccia.

Per i tre soci di Epica, realizzare la birra era il momento in cui sostanzialmente loro si rincontravano avendo preso rami di vita diversi. Chi veniva da Palermo come Carmelo per motivi universitari o chi terminava il proprio lavoro a fine giornata come Elio e Piero si recava poi in quel punto di aggregazione (lo scantinato della nonna) per divertirsi e giocare a fare il Mastro Birraio. Poi è scoppiato il movimento della “Craft Beer” che deriva dall’America dagli anni Ottanta ma sbarca nella Penisola e che la combriccola di amici - imprenditori ha immediatamente seguito.

«La birra a casa riusciva alquanto bene - sottolinea Carmelo –, abbiamo cominciato a studiare per fondare il birrificio e abbiamo deciso di andare a fare esperienze lavorative in altri birrifici. Io personalmente ho seguito dei corsi al Cerv di Perugia sugli aspetti produttivi. Poi con gli altri anche dei corsi con Union Birrai per capire come far funzionare l’azienda dal punto di vista amministrativo e gestionale. Finché nel 2013 abbiamo sancito la nascita del birrificio chiedendo un finanziamento a Invitalia (al 50% a fondo perduto che è stato restituito in sei anni) che oggi è ‘Resto al Sud’.

Abbiamo presentato un progetto che è stato approvato e abbiamo aperto finalmente il birrificio a luglio 2014 nell’area artigianale del comune di Sinagra. Prima, ci era stato dato solo uno spazio a cui noi abbiamo potuto integrare ulteriori capannoni e magazzini e che noi abbiamo in affitto».

È stata una crescita sempre in salita e lo stabilimento è stato ingrandito in vari round per soddisfare il progredire anche della domanda dei clienti. Da una capacità di impianto di 5 ettolitri a cotta dell’inizio, si arrivati a 20 ettolitri a cotta. Da quattro fermentatori di partenza ce ne sono adesso dodici. Da una imbottigliatrice manuale adesso i soci si avvalgono di una semiautomatica isobarica e di un piccolo laboratorio per il controllo della materia prima e del prodotto finito.

Tramite il proprio commercialista questo gruppo di imprenditori appura ogni anno che genere di opportunità o sgravi fiscali ci possono essere per fare degli investimenti ma per il birrificio nessuna erogazione di nuovi fondi.

Gli utili sono stati sempre reinvestiti per migliorare e ampliare la qualità. «Per il 2022, continueremo a strutturare il piano agricolo incanalato da due anni a questa parte – spiega Carmelo - che è volto a controllare la produzione delle materie prime personalmente, attraverso un’agricoltura più sostenibile e che ottimizzi le risorse umane del territorio. Oltre alla coltivazione dell’orzo da birra, stiamo impiantando a Sinagra un luppoleto e un meleto». Lo scopo della società “Birrificio Epica” è di autoprodurre gli elementi basici al 90% perché tutti i birrifici li comprano all’esterno.

Otre alla più vecchia di età la bionda “Eolo”, tra le otto birre abbiamo l’ultima elaborata (a febbraio 2019) quindi la più recente che si chiama “Apollo” e presenta una gradazione alcolica all’8%. In questo caso, è il luppolo ad essere protagonista assoluto perché Carmelo, Elio e Piero spiattellano un’altra filosofia professionale: quella di selezionare luppoli speciali dagli Stati Uniti, dall’Australia e dalla Nuova Zelanda in maniera meticolosissima per la loro essenza.

Gli importatori specializzati si possono contare sulle dita di una mano e garantiscono il trasporto refrigerato e le partite di qualità del luppolo. I rapporti con questi collaboratori esistono sin dall’inizio dell’attività, il che dimostra un certo
fiuto manageriale dei “ragazzi Epica”. Questo tipo di luppoli “esotici” vengono utilizzati in minima percentuale anche nelle altre birre ma è chiaro che nell’Apollo si manifesta con la massima espressione. Il territorio dei Monti Nebrodi ispira le loro birre artigianali da cui a fluire sono fiumare, laghi, immense distese boschive e orizzonti sconfinati al cospetto dell’Etna (come si fotografa nel sito aziendale).

La vocazione vinicola che perlustra i millenni della Sicilia può essere solo un invito a produrre birra d’eccellenza con una vasta gamma di stimoli sensoriali che promuovono l’eclettismo del gusto. Per questo l’omaggio agli Dei della mitologia classica è dominante come nelle leggende e storie della nostra regione che si sollevano dai mari o dalle colline ed echeggiano con le loro prodezze e il loro carattere in ogni sorso. Non si transige sul “rispetto dei tempi” che consistono nel lasciare fermentare e maturare le birre fissando profumi e sapori.

In ordine decrescente dal prodotto più fresco verso il primo nato: dopo “Apollo” abbiamo la “Medusa” che è una Dubbel belga altrettanto alcolica (8% g.a.) con note di frutta e caramello, poi c’è la “Kore” White Ipa da g.a. 4,7%, a seguire a ritroso la “Ares” che è Imperial Stout scura come la notte che si attesta con 7% di g.a. con aromi tostati di caffè e liquirizia al naso, la “Tifeo” che è una Belgian Blond con l’aggiunta di miele d’ape nera siciliana e da 6,7% gradi alcolici, poi la “Cerere” che è una Weizen di gradi 5,2% e “Polifemo” che è l’American Pale Ale da 6% ed è ambrata e infine la “Eolo”.

A queste, si aggiungono le stagionali che si trovano solo in determinati periodi dell’anno cioè non sono costanti nella Linea del Birrificio: la “Pan” che è una Brown Ale da 6%, dove la nocciola prevale sia al naso sia al palato, prodotta nel comune di Sinagra ad agosto - settembre ed è disponibile limitatamente ad ottobre - novembre e la “Epichristmas” che è una Belgian Strong Ale, di prima uscita nel 2016, tradizione belga quindi molto strutturata e speziata, di cui i produttori variano ogni anno la speziatura per giocare un po’ con gli ingredienti (nel 2020 sa di zenzero e cannella) al 9% di gradi alcolici.

Negli altri anni, giusto per dare un’idea, con il coriandolo, un altro anno con il pepe bianco, un altro ancora con il cardamomo e ancora con il luppolo coltivato a Sinagra con metodo sperimentale. Di queste stagionali, si producono 2000 litri per cotta, in passato 1500. Tutte le birre sono conservate e vendute in bottiglie da 33 cl ma ci sono anche formati per la ristorazione da 75 cl e i fusti da 20 litri per il consumo nei pub. La produzione complessiva copre ben 2mila ettolitri, di cui il 15% circa dovrebbe riguardare la “Eolo” mentre al secondo posto per quantità e consegne c’è la “Cerere” perché la Wiezen è molto richiesta dal mercato e al terzo posto la “Tifeo”. L’imbottigliamento avviene a Sinagra.

Grande lavoro anche degli agenti e dei distributori che riforniscono bar, pub e ristoranti, segno che la società ci ha visto lungo in tempi non sospetti. Il “Birrificio Epica” ha stretto contratti anche con corrieri del Nord Italia, per cui vende molto bene in tutta la nazione e da quest’anno anche all’Estero, in particolare in Inghilterra e di meno in Francia. I terreni a Sinagra dove i ragazzi coltivano sono vicinissimi allo stabilimento ma la squadra di Epica gestisce altre proprietà in affitto dall’anno scorso in Puglia (a Lucera, in provincia di Foggia), dove si produce l’orzo.

L’affinità tra Carmelo, Elio e Piero li ha portati a realizzarsi anche privatamente rispetto alla costruzione delle loro famiglie, tanto che i tre amici e colleghi si sono sposati a distanza di un anno l’uno dall’altro. Tutto l’apparato funziona a conduzione familiare. Due delle mogli sono dipendenti dell’azienda, solo la moglie di Elio non è dei loro perché assegnata a scuola come insegnante. Carmelo e Elio sono anche diventati papà ognuno di un figlio, entrambi di un anno. I “baby soci” frequentano il birrificio solo d’estate, per il momento perché sono troppo piccoli.
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