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Un eremita allo Zingaro: la storia (e la casa) di Massimo, unico abitante della Riserva

La sua casa è stata costruita da uno dei primi abitanti dello Zingaro, un pastore di Castellamare, nel 1900: Massimo Amodeo vive nella riserva naturale siciliana

  • 22 agosto 2019

Il dondolo con vista sul mare di casa di Massimo Amodeo

Secondo Wikipedia la Riserva Naturale Orientata dello Zingaro, ospitò la sua ultima famiglia di contadini nel 1960, nella casa che oggi è diventata il Museo dell’Intreccio.

A dire il vero, noi, abbiamo incontrato qualcuno che ancora ci abita, per almeno nove mesi l’anno e che ci ha raccontato come si vive all’interno di una riserva naturale orientata.

Si chiama Massimo Amodeo ed ha 54 anni. Per chi almeno una volta ha attraversato la riserva dello zingaro sarà stato impossibile non vedere il suo nome accompagnato dalla dicitura “Frutta Fresca” dopo circa 2km di percorso all’interno della riserva, poco prima della cala della Disa. Impossibile non farci caso, stante la voglia di ristorarsi con un po’ di anguria fresca dopo un percorso “sotto il pico del sole”.

Ebbene si, Massimo non vende solo la frutta all’interno della Riserva, ma ci vive. Abbiamo trascorso una giornata insieme, all’interno della sua casa e quindi della sua vita. Perché Massimo vive realmente per la sua oasi di pace che pietra dopo pietra si è costruito con le sue mani e con il sudore della fronte.
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La sua casa è stata costruita da uno dei primi abitanti dello zingaro, un pastore di Castellamare, nel 1900. I pastori all’interno dell’odierna riserva, si dedicavano alla produzione delle fibre che trasportavano grazie ai muli, per vendere in paese i prodotti. La casa odierna di Massimo era infatti una stalla e ne conserva ancora i tratti essenziali.

Suo papà nel 1971 ha acquistato la casa, prima ancora che diventasse una riserva, nella speranza di potervi costruire una casa vacanze.

Nel 1980, a seguito di una forte protesta degli ambientalisti, supportata da “i figli dei fiori del Nord Europa” che amavano la riserva dello Zingaro (allora luogo prediletto per gli amanti del nudismo) divenne la Riserva orientata che noi tutti conosciamo.

Massimo ci racconta che lui entrò per la prima volta in quella casa nel 1976 e se ne innamorò. Da piccolo, con il papà e Gaspare, il suo fratello maggiore, andavano a pesca e a caccia. Organizzavano feste e si godevano il paesaggio.

«Quando sono diventato più grande mi è balenata l’idea di farci qualcosa - racconta Massimo - Non è stato facile trovare un’attività che fosse conforme agli standard richiesti per una riserva orientata naturale, nonostante io sia qui residente da 18 anni. Poi ho capito cosa fare e fu così che quattro anni fa mi sono iscritto nei registri pubblici come agricoltore e vendo la frutta che produco nel mio piccolo terreno agricolo ad Alcamo. Adesso sono l’unico agricoltore residente all’interno della riserva naturale orientata dello Zingaro».

La riserva, infatti, si chiama orientata proprio perché permettere il mantenimento delle abitazioni, affinché si possano continuare le tradizioni agricole e culturali della Sicilia occidentale.

Lui è infatti uno dei pochi, se non l’unico, produttore della manna, linfa estratta dalla corteccia di alcune specie di piante, in particolare i frassini. L’abbiamo assaggiata ed è uno zucchero naturale davvero buonissimo.

L’acqua potabile proviene da un pozzo, che risiede a due metri sotto il livello del mare, progettato dagli antichi che hanno scovato – e bloccato- una sorgente che dalle montagne arriva al mare.

«Lo pulisco una volta l’anno, infilandomi dentro. Quella è la mia acqua e nessuno beve acqua più buona della mia», racconta orgogliosamente.

L’illuminazione un tempo era con le lampade ad olio, oggi usa delle lampade solari, mentre per rinfrescare la frutta e i viveri di prima necessità, ha un generatore e una postazione di batterie. Mentre, per quanto riguarda la doccia, anch’essa rigorosamente all’esterno, Massimo ha creato un condotto che raccoglie l’acqua piovana e conservata all’interno di una cisterna.

L’amore per la riserva e per la sua casa, traspare da ogni angolo dell’abitazione e dal modo in cui racconta tutte le peripezie che affrontato per renderla un eden paradisiaco, insieme alla sua adorabile moglie. Tutto quello che c’è in quella casa è stato creato, inventato, oppure trasportato a piedi o via mare.

Vivere così è davvero incredibile ma non è per tutti. Immaginate che il supermercato più vicino sia raggiungibile solo in barca oppure dopo 2 km scoscesi.

Che per portare la spesa a casa puoi contare solo sulle tue gambe e sulle tue braccia. Che se piove i bisogni li vai a fare portandoti l’ombrello, che se c’è freddo ti riscaldi accendendo il forno. Che se c’è un incendio – come spesso accade nelle giornate di scirocco e che Massimo stesso ha vissuto– per metterti in salvo, sali sopra la tua barchetta, t’infili dentro una grotta e aspetti fiducioso che il fuoco si spenga e che l’ossigeno della caverna ti basti.

Allo stesso tempo però, immaginate di svegliarvi e vedere il mare dalla finestra. Di andare in un bagno realizzato con incannucciato e vedere attraverso una zanzariera una delle riserve naturali più belle del mondo (questa è stata una idea della moglie: "a questo punto, voglio vedere il mare anche quando sono in bagno!”).

Questa visita ci ha fatto rendere conto di quanto in realtà all’uomo, non serve poi così tanto per vivere.
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