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Una notte qui a fine '800 costava anche 5 lire: come nacque il grand hotel in Sicilia

La posa della prima pietra avvenne in pompa magna, scriveva “L’avanguardia. Gazzetta Imerese” quando per l’occasione dedicò all'evento l’intera prima pagina

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 7 gennaio 2023

Un articolo dell'Avanguardia sull'inaugurazione del Grand Hotel delle Terme

La posa della prima pietra avvenne in pompa magna. Almeno questo è quello che si evince dal giornale mensile “L’avanguardia. Gazzetta Imerese” quando per l’occasione, nel numero sette del mese di aprile del 1890, dedicò l’intera prima pagina, con un articolo, su quattro colonne dal titolo: Inaugurazione delle Therme. L’edificio che si stava per costruire era il Grand Hotel delle Terme di Termini Imerese.

L’incarico per la progettazione e la direzione dei lavori venne affidata al famoso architetto Giuseppe Damiani Almeyda, lo stesso che aveva realizzato l’imponente teatro Politeama a Palermo. Ma procediamo con ordine. Poco dopo l’Unità d’Italia, l’amministrazione Comunale era intenzionata a dare un impulso all’economia della città.

Il dibattito politico e culturale tra il potenziamento di un nuovo porto o la costruzione di un edificio termale è ampiamente documentata dai numerosi verbali di Consiglio Comunale e di Giunta, custoditi presso la Biblioteca “Liciniana”.
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In quel periodo la città era in pieno “risveglio economico”, non è un caso che tra la fine dell’800 e primi anni del 900 si contavano più di 45 pastifici, tra grandi e piccoli, che esportavano anche oltre oceano.

Il confronto su a chi affidare i lavori, dove e come costruire il nuovo edificio termale ebbe inizio nel 1866 quando la Giunta incaricò “il distinto ingegner Giacomo Leone della compilazione d’un progetto d’arte per l’ingrandimento delle Vecchie Terme”.

L’anno seguente, a seguito delle ristrettezze economiche delle casse comunali, si decise di non procedere alla cantierizzazione del progetto, causando lo sdegno dell’ingegnere Leone. Si dovette attendere il 1874 quando l’architetto Giuseppe Damiani Almeyda, professore presso l’Ateno palermitano, iniziò ad elaborare un progetto che, secondo le indicazioni della Giunta, "non doveva sorpassare il preventivo di £.200.000".

Fu nel 1886 che l’architetto palermitano elaborò il progetto di massima e qualche anno dopo, nel 1892, quello definitivo con un preventivo di spesa che era lievitato alla considerevole cifra di £.350.000.

Così, dopo gli adempimenti burocratici, per la demolizione delle abitazioni per pubblica utilità (tra queste c’era anche quella del generale garibaldino Giuseppe La Masa che non accolse con entusiasmo l’iniziativa del comune) e l’affidamento alla ditta di “Costruzione Agostino, Biagio e Cosimo Balsamo”, il primo cittadino, il Cavaliere Mariano Lo Faso, con un manifesto invitò i termitani “ad accorre numerosi nel piano dei Bagni per assistere alla funzione di inaugurazione dell’inizio dei lavori”.

Secondo quanto riportato dal giornale locale, “L’Avanguardia”, la domenica del 20 aprile del 1890, il Sindaco e la Giunta al completo, il capitano dei Carabinieri, il presidente del Tribunale, e altre autorità locali accolsero, alla stazione ferroviaria, il Prefetto, l’onorevole Calenda che per l’occasione era accompagnato da una delegazione politica.

Dopo le presentazioni di rito e i convenevoli “di siffatte cerimonie” i presenti presero posto nelle carrozze parcheggiate nello spiazzale della stazione.

Le cronache riferiscono che il corteo delle autorità attraversò corso Umberto e Margherita “indi presero per via D’Asaro, via Bagni, sboccando di fronte al vecchio stabilimento. Erano ivi ad attendere il procuratore del Re, gli ufficiali del presidio, i sovraintendenti scolastici e le autorità.

Un cordone di guardie e di carabinieri facilitarono l’accesso in quella marea di popolo, prendendo posto gl’invitati in un apposito palchetto, addobbato con gusto ed eleganza”.

Il mensile termitano dopo una dettagliata cronaca sul percorso effettuato dal corteo, omette di riportare il discorso del Sindaco, giustificando che non si poté scrivere nulla perché ciò che disse: “il cavaliere Lo Faso, era rivolto agl’invitati e non al pubblico come si credeva. Ci si disse ch’egli ebbe a lodare la passata Amministrazione, addimostrandosi conseguente al suo programma-relazione”.

Risulta evidente che tra le varie aree politiche non dovette scorrere alcuna benevole intesa.

Infatti, la testata giornalistica preferì dare ampio spazio al discorso del “medico capo dei Bagni” il prof. Antonio Battaglia che, oltre a sottolineare gli aspetti storici e benefici delle acque termali, tributò parole di lode alla precedente Amministrazione “che preparò le basi affinché si attuasse questo grande desideratum della cittadinanza” avvisando quella reggente che con grande volontà doveva superare non poche difficoltà amministrative.

Terminati i discorsi delle autorità i convenuti si spostarono in Municipio dove ad attendere il Prefetto c’erano tutti i Consiglieri Comunali. Qui l’onorevole Calenda ringraziò la cittadinanza per l’accoglienza e dopo una breve visita al Museo civico, “ossequiato dalla giunta fece rientro a Palermo”.

Nell’editoriale del giornale, firmato “La Guardia”, si evince che l’Amministrazione Comunale aveva intrapreso, per la costruzione della nuova struttura alberghiera, una serie di iniziative che avrebbero condotto al “disastro finanziario ove non si provvedeva in tempo”.

A tal proposito vi suggeriamo di leggere un opuscolo, pubblicato nel 1898, dal titolo “Risposte e Chiarimenti del Commendatore Mariano Lo Faso al rapporto letto dal Cavaliere Formusa nella seduta consiliare del 30 dicembre 1897”.

Dopo aver abbattuto il quartiere delle case adiacenti alle Vecchie Terme, iniziarono gli scavi di fondazione. In questa circostanza vennero alla luce “interminabili mura sontuose di vestigie d’ogni maniera”.

Questo secondo quanto scritto dallo studioso e testimone oculare Giuseppe Patiri che aggiunse “tutto ciò rappresenta il grande aggregato di edifici di varie età che costituivano le più famose Terme dell’epoca, già notissime in Grecia, come in Cartagine ed in altri paesi”.

Ma gli imprevisti durante la fase di costruzione del Grand Hotel delle Terme rappresentarono un’insidia di non facile previsione. Così come documentato da Tiziana Campisi, nella sua straordinaria pubblicazione dal titolo “Terme e bagni in Sicilia” edito nel 2015 da Trame di Architettura e Tecnica, dove evidenzia che la presenza dell’acqua fangosa procurò grande fatica di spesa a causa dell’impiego di calcestruzzo idraulico.

Malgrado le innumerevoli difficoltà tecniche, riscontrate durante la fase di esecuzione dei lavori e a quelle di carattere politico-finanziarie, il 30 maggio del 1894 alle ore 9,00 vennero consegnati i lavori.

Quasi sicuramente lo scioglimento del Consiglio Comunale e l’arrivo del Commissario Regio, che governò la città dal 1892 al 1895, non dovette facilitare il disbrigo degli ultimi adempimenti burocratici né tantomeno il completamento delle rifiniture e degli arredi: il giorno della consegna dell’immobile l’ascensore si doveva ancora collocare!

In merito all’apertura della struttura lo storico locale Nando Cimino, nella sua recente monografia dedicata al Grand Hotel, così scrive: “sul finire del 1894, completati i lavori, gran parte degli arredi e con l’analisi chimica delle acque eseguita a Palermo dal professore Vincenzo Oliveri, il Grand Hotel fu pronto per aprire i battenti”. Inizialmente, almeno per i primi anni il nuovo stabilimento termale funzionò dal mese di Maggio fino ad Ottobre.

Di particolare pregio è un invito, del 1896, che venne trasmesso dall’Amministrazione Comunale, a mezzo posta, a tutta la nobiltà siciliana. Il documento, di proprietà dell’appassionato di storia locale Francesco La Mantia, comunicava che: “il 1 maggio p.v. sarà completamente riaperto al pubblico, secondo il solito, con tutti i servizi relativi, questo nuovo Stabilimento Termale, mentre il Vecchio, come nel passato resterà aperto tutto l’anno”.

Nello stesso documento, oltre a decantare i benefici delle acque, si trovano indicate le tariffe sia del nuovo che del vecchio stabilimento.

Per Grand Hotel il costo di soggiorno per “una camera ad un letto comprensivo di servizio e candela” variava da £3 a £.5. Diventava quasi il doppio se la camera era per due, mentre se si dovevano prevedere gli alloggi per i domestici il costo lievitava di altre £.2.

L’opera venne collaudata nel 1897 dall’ingegnere Ignazio Greco, emerito Ingegnere Capo del Genio civile di Palermo. I primi anni del novecento la modernissima struttura ricettiva divenne il “quartier generale” della corsa su strada più antica del mondo: la mitica Targa Florio, ideata nel 1906 dal lungimirante imprenditore palermitano Vincenzo Florio.
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