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Una siciliana tra le dive del cinema muto: fu "libera" sul set ma non diede mai scandalo

Dimenticata per anni, oggi se si dovesse stilare una classifica delle più grandi attrici italiane, come Anna Magnani e Sophia Loren, non si potrebbe ometterne il nome

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 13 marzo 2023

Pina Menichelli e Amleto Novelli in "Padrone delle ferriere"

Una delle più note attrici del cinema muto, del primo ventennio del secolo scorso, era siciliana! Potrebbe sembrare impossibile ma in realtà è proprio così. Almeno per dieci anni il suo nome ha avuto un grande rilievo e una popolarità oggi non facilmente raggiungibile.

Si chiamava Pina Menichelli, all’anagrafe Giuseppa Iolanda Menichelli nata a Castroreale, in provincia di Messina, nel 1890. La cui origine siciliana, fino a qualche anno fa completamente sconosciuta, si deve alla “scoperta” del dato anagrafico, grazie al critico e storico del cinema, Nino Genovese, che dopo una serie di ricerche è riuscito a determinare il luogo di nascita dell’attrice.

La carriera artistica di Pina Menichelli, è da collocarsi tra il 1913 e il 1925, fu breve, intensa, ricca di successi e di popolarità con i suoi numerosi film (quasi 58 quelli finora catalogati).

Figlia d’arte, i suoi genitori erano attori teatrali, sin da bambina inizia a “calcare” i palcoscenici dove per esigenze di sceneggiatura veniva impegnata in diversi personaggi.
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L’esordio al grande schermo arriva nel 1913. Quello fu un anno intenso per l’attrice siciliana, infatti esordisce con il film poliziesco dal titolo “Le mani ignote” per la regia di Enrique Santos. Ines, questo è nome della protagonista del film interpretata da una giovanissima Menichelli, viene creduta una ladra e arrestata.

Grazie al suo fidanzato e all’aiuto di un poliziotto riescono a scagionarla. Sempre lo stesso anno è protagonista de: “Una tragedia al cinematografo”, per la regia di Enrico Guazzoni.

L’attività lavorativa dell’attrice nel 1913 è inarrestabile infatti recita nel film “Zuma” e “La porta chiusa”, entrambi per la regia di Baldassarre Negroni.

Poi, nello stesso anno, è protagonista nella pellicola Il lettino vuoto, per la regia di Enrico Guazzoni. Sempre nel 1913, per la regia del catanese Nino Martoglio, che oltre ad essere stato uno dei maggiori scrittore e poeta italiano fu anche sceneggiatore e regista, Pina Menichelli è chiamata a recitare per il film “Il romanzo”, prodotto dalla “Cines” della durata di 26 minuti.

In questo film, l’attrice siciliana recita accanto a Paolo Sersale, Carmine Gallone, Soava Gallone e Augusto Mastripietri. Si tratta di una storia d’amore dove il protagonista è uno romanziere che deve difende la propria donna dalle “avance di un amico-collega”.

Nel rispetto dei canoni della commedia il finale è a lieto fine: il contendente esce di scena e dando spazio al trionfo dell’amore.

Sul grande schermo, Pina Menichelli fu la protagonista di pellicole come “Il fuoco” (1915) e “Tigre reale” (1916), entrambe dirette da Giovanni Pastrone (lo stesso che nel 1914 aveva girato “Cabiria”, con le didascalie di D'Annunzio).

Partner della Menichelli nei 2 titoli citati fu il nobile Febo Mari, altro attore siciliano (di Messina), cui va pure il merito storico di essere stato il regista di “Cenere” (1916), l'unico film interpretato dalla divina Eleonora Duse.

Nel film “Fuoco”, sicuramente uno dei suoi principali successi della Menichelli, racconta la storia di un giovane pittore che in riva ad un lago incontra una poetessa. Tra i due nasce un amore, il pittore lascia la casa della madre per andare a vivere con l’amata in un vecchio castello. La donna diventa l’ispiratrice del pittore che raggiunge l’acme del successo attraverso i ritratti dell’amata.

La poetessa improvvisamente abbandona il pittore per ritornare dal marito. In preda alla disperazione il pittore non rinuncia a cercarla fino a quando un giorno per caso l’incontra con il marito. La donna fa finta di non riconoscerlo e il pittore impazzisce.

La sua intensa attività artistica si conclude con il film “Occupati d'Amelia”, per la regia di Telemaco Ruggeri nel 1925. Una commedia di Feydeau, dal sapore libertino dove Lucio D’Ambra ne cura la sceneggiatura dai toni comico-grotteschi. Poco prima che arrivasse il sonoro nelle sale cinematografiche (1927), Pina Menichelli, deicide dedicarsi al ruolo madre e moglie nonostante le cronache di quel tempo attestino la grande popolarità dell’attrice.

Da questo momento l’attrice siciliana scompare dagli schermi cinematografici. Se si dovesse stilare una ideale classifica delle più grandi attrici italiane di ogni tempo, insieme a Eleonora Duse, Anna Magnani, Sophia Loren, Gina Lollobrigida, Francesca Bertini, non si potrebbe omettere il nome di Pina Menichelli” - afferma il regista Gianni Virgadaula, autore, nel 2021, del documentario dal titolo “Pina Menichelli, una diva raccontarvi voglio”.

L’attrice di origine siciliana si distinse oltre che per l’avvenenza anche per lo straordinario talento artistico, il temperamento e la personalità di donna libera, scandalosa sul set quanto saggia amministratrice di se stessa nel privato, tanto di non dare mai adito a scandali o pettegolezzi.

Nel suo inarrivabile carisma e nel segreto del suo lungo silenzio, dopo il ritiro dalle scene, tutto il suo fascino e il suo mistero che l’hanno resa immortale fra le divine della settima arte”.

Pina Menichelli morirà all’età di 94 anni a Milano. Oggi a Gela, grazie alla passione del regista Gianni Virgadaula, le è stato intitolato il “Museo del Cinema”, la direzione artistica è affidata alla giornalista Silvia Guidi.

Per chi volesse approfondire l’argomento vi suggeriamo il volume di Vittorio Martinelli dal titolo “Pina Menichelli, le sfumature del fascino” edito da Bulzone nel 2002. Una completa monografia con tutti i film da lei interpretati.
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