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“Se sai qualcosa, dì qualcosa”: nasce il sito MafiaLeaks

Dalla volontà di un gruppo anonimo di programmatori italiani, nasce "MafiaLeaks": la piattaforma delle soffiate anonime per combattere la criminalità organizzata

  • 9 novembre 2013

Martin Luther King diceva: in questa generazione ci pentiremo non solo per le parole e per le azioni delle persone cattive, ma per lo spaventoso silenzio delle persone buone. Oggi, la sua voce risuona ancora attuale; la sentiamo concreta come allora, nella lotta tra i sani principi, la speranza e l'omertosa resa. Anche adesso, quella voce sembra raccontarci una realtà che Palermo e la Sicilia tutta ben conoscono.

Dalla volontà di abbattere il muro del silenzio, in una terra che piange ancora le sue stragi ma sorride al sole che la scalda, nasce ad opera di un gruppo anonimo di programmatori italiani "MafiaLeaks": la piattaforma in cui ci si ribella alla criminalità e la si smaschera. Nella patria del non vedo, non sento e non parlo, pentiti, vittime e cittadini a conoscenza di informazioni collegate ad attività mafiose possono, da poco più di 48 ore, denunciarle nel più assoluto anonimato a "persone fidate" - forze dell'ordine, giornalisti, associazioni che lottano contro la criminalità organizzata.

Lo stesso Giovanni Falcone asseriva la necessità di rendersi conto che la mafia è un fenomeno terribilmente serio e grave e che va combattuto non pretendendo l'eroismo di inermi cittadini, ma coinvolgendo nella lotta le forze migliori delle istituzioni. Questa è l'anima di MafiaLeaks: non lasciare da soli coloro che decidono di agire; non abbandonarli nella paura ma accompagnarli e proteggerli.

Il sito, mero contenitore di indicazioni ed obiettivi del progetto, è accessibile a tutti ma la piattaforma a cui pervengono le segnalazioni ne costituisce una sezione distaccata, raggiungibile solo tramite il browser Tor che rende la connessione non tracciabile: impossibile, dunque, risalire al mittente. Le informazioni vengono filtrate in base ai segnalatori: whistleblowers (letteralmente "soffiatori") - persone coinvolte nella malavita che, volendo citare ancora una volta il giudice Falcone, non sono solo dei deboli che tradiscono, ma persone che sempre più si sentono estranee alla cultura del silenzio e dell'omertà; vittime - persone che hanno subito o continuano a subire attacchi di stampo mafioso; "so qualcosa" - persone che per via indiretta sono venute a conoscenza di illeciti e desiderano denunciarli.

Ciascun mittente sceglie le "persone fidate" a cui destinare l'accusa supportata, necessariamente, da prove concrete (foto, audio, dati in formato cartaceo o digitale, informazioni per la localizzazione di esponenti di clan mafiosi e utili al ritrovamento dei conti correnti riconducibili ad attività di tipo mafioso; dati relativi a trattative stato-mafia, al traffico di droga, armi, rifiuti, al riciclaggio di denaro, alla corruzione e, ancora, ad imbrogli nelle gare d'appalto, omicidi, intimidazioni, evasioni, estorsioni, usura, pizzo e sfruttamento della prostituzione.

Nell’intervista esclusiva avvenuta in una chat sicura e curata dalla giornalista Carola Frediani per Wired.it – primo sito a dare la notizia -, uno degli anonimi autori del progetto spiega che l’'elenco delle “persone fidate” è in continua espansione e si prefigge tre scopi fondamentali: agire (tramite le forze dell'ordine), informare ( per mezzo di giornali, radio e reti televisive) e aiutare (grazie alle associazioni antimafia).

Una volta giunta la segnalazione, la piattaforma genera automaticamente una e-mail contenente un codice che viene visualizzato esclusivamente dal mittente e dalla persona fidata (anch'essa anonima) la quale può prendere visione dei dati ricevuti e scaricarli. Questi dati rimangono sul server per 20 giorni e allo scadere di tale data vengono automaticamente distrutti per sempre - si legge nel sito ufficiale di MafiaLeaks.

A onor del vero, in questa prima fase sperimentale, gli sviluppatori anonimi riescono ancora a visualizzare il contenuto delle segnalazioni destinate alle “persone fidate” ma si lavora in direzione di un server reso loro inaccessibile, così da garantire la massima limpidezza ed evitare la circolazione di informazioni.

Per molti resta il dubbio che dietro la denuncia di persone senza volto possano celarsi diffamazioni, inganni e vendette: gli ideatori della piattaforma dicono che saranno le prove schiaccianti a dare valore e credibilità ad un progetto nato da buoni intenti. Per altri, il dubbio che la salvaguardia di chi parla non possa essere garantita con assoluta certezza. Ma, intanto, le menti di MafiaLeaks, spinti dalla consapevolezza che la mafia è ormai arrivata pure nel profondo Nord e nessun luogo ne è esente e credendo che la parola sia un’arma potentissima, chiamano a raccolta tutti i cittadini: se sai qualcosa, dì qualcosa!

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