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Più ambulanti a Palermo: la Sicilia al tempo della crisi

La Sicilia è in costante lotta contro la crisi economica: oltre alla chiusura di 23 mila aziende, si è registrato un boom degli ambulanti. I dati di Confimprese

  • 23 maggio 2016

Qualcuno prova ancora a combattere contro sé stesso, auto-convincendosi che arrendersi non serve, ma c'è anche chi non si stupisce più delle vittime della crisi e dell'imperante caos economico e commerciale: ci dicono qualcosa di più preciso i dati presentati a Palermo durante il primo meeting regionale di Confimprese "Sviluppo@zione - Strategie per il progresso della Sicilia".

Cominciamo con le aziende: da gennaio a marzo, sono scomparse dal tessuto produttivo siciliano 23.294 aziende, a fronte di sole 3.716 aperture. Le imprese attive sono 259.348, su un totale di 279.107 aziende operanti nell'Isola.

Sempre secondo lo studio, sono state 208 le procedure di fallimento avviate: i fallimenti sono stati dichiarati, in particolare, dai marchi storici e dalle imprese artigiane. Sono 778 le aziende artigiane che hanno chiuso nel trimestre.

Ma c'è di più. La crisi sta favorendo un incremento notevole di venditori ambulanti. Tra le province della Sicilia, Palermo registra l'aumento più consistente con 7.020 aziende ambulanti. In generale, nel 2015 gli ambulanti sono aumentati del 76.2% rispetto al 2014 e il numero complessivo di commercianti che non esercitano la propria attività in un luogo stabile è di 20.412.

Andiamo al credito: sempre nel 2015, in Sicilia è di 67 milioni di euro il valore dei titoli protestati, con ben 68.679 assegni e cambiali. In particolare, gli assegni protestati sono 11.414 contro le 57.265 cambiali.

Confimprese allerta che questi dati allarmanti, riguardanti tutto il territorio nazionale e non semplicemente la Sicilia, contribuiscono ad alimentare il mercato nero dell'usura. In quest'ottica, si dovrebbero ripensare le leggi antiusura, con misure a favore degli imprenditori onesti: Stato e Regioni possono concorrere all'istituzione di un fondo di garanzia per finanziamenti e prestiti elargiti anche ai soggetti inseriti nelle liste dei protesti.

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