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“Perché non fumare”, intervista a Carlo Cipolla

Intervista con Carlo Cipolla, direttore dell’Unità di Cardiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia

  • 9 novembre 2004

Traendo spunto dal corso antifumo promosso dalla “Lega Vita e Salute” - un’associazione di volontariato che opera a Palermo dal 1970 - che ha organizzato a fine ottobre a Palermo cinque serate consecutive “per smettere di fumare” (info ai numeri 091.305283 - 333.4081270), abbiamo deciso di affrontare anche noi l’argomento. Coscienti che discuterne non è, comunque, cosa semplice. Con facilità si potrebbe insinuare, infatti, il dubbio di affrontare la tematica con eccessiva disinvoltura o, di contro, morboso moralistico rigore di certo controproducente. Per tale motivo sarà utile essere quanto più scientifici possibili e comprendere fin dall’inizio che il fumo non è, come si crede, un vizio. “Se fosse un vizio”- si legge sul retro di copertina di “Perché non fumare” di Carlo Cipolla (Sperling Paperback, i libri a cura di Umberto Veronesi, pp. 109, euro 8,80) - “sarebbe materia esclusivamente privata, personale, soggetta al diritto individuale. Il fumo è una malattia, una forma di dipendenza organica, di tossicodipendenza, una realtà clinica di cui la medicina e la società hanno il diritto/dovere di occuparsi, nell’interesse di un individuo che, nel momento in cui fuma, deve essere considerato paziente”.

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Alla lettura della parola “paziente” sono sicura che il volto di molti di voi avrà preso la forma di una smorfia. Non negate. E’ una reazione normalissima, soprattutto nel caso dei fumatori occasionali che in genere “se la raccontano” sostenendo che una sigaretta ogni tanto “è di compagnia” e non può mai sortire effetti devastanti, o comunque devastanti a tal punto da meritare la fastidiosa accezione di “malati”. Eppure, riflettiamo: quante possibilità ci sono di passare dalla sigaretta occasionale alla sua dipendenza? Non poche. Di qui l’importanza di acquisire maggiore consapevolezza sul tema, indagando sugli indiscutibili danni del fumo ma anche sulle modalità per non farne più uso e imboccare una vita più sana. Abbiamo discusso di ciò con Carlo Cipolla (autore del testo sopracitato) e direttore dell’Unità di Cardiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia, che per 10 anni ha lavorato in terapia intensiva cardiologica al Centro Cardiologico Monzino, successivamente in Europ Assistance come cardiologo-rianimatore nel trasporto di malati critici ed in medicina assicurativa, e che da 10 anni dirige l’Unità di Cardiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia. Le esperienze che Cipolla ha accumulato nel campo sia cardiologico sia oncologico ci permettono di definirlo un esperto, e il suo parere è senza dubbio prezioso.

Dottor Cipolla, la ringrazio per aver acconsentito a colloquiare con noi…
«Sono io che ringrazio voi per l’attenzione che dedicate all’argomento fumo; chi lavora nel campo della prevenzione ha assoluta necessità della collaborazione di testate come la vostra per contattare il maggior numero di persone potenzialmente interessate e coinvolte da quelli che in medicina vengono definiti “fattori di rischio”».

Il suo libretto “Perché non fumare” è illuminante: non è moralista, non fa prediche, informa senza violenza, credo sia utile sia per i giovani sia per i genitori. Partiamo dal concetto cardine: il fumo non è un vizio, ma una malattia…
«Ancora oggi, in particolare sulla questione del fumo, si dibatte sul “diritto” di fumare e sul principio della libertà dei comportamenti; ancora oggi ci si interroga se e quanto la medicina e il medico debbano e possano intervenire sul fumatore e con che livello di decisione, determinazione, al limite aggressività. Ma il fatto, scientifico, è un altro: la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS/WHO) ha definito che il tabagismo è una malattia, per il fatto che è una forma ben precisa di dipendenza farmacologica da droga, appunto la nicotina. Con questa premessa il medico ha il dovere preciso di intervenire, esattamente come dovrebbe farlo se in ambulatorio si presentasse un paziente con 200 di pressione: e cito questo caso proprio perché la pericolosità cardiovascolare del fumo è identica a quella di essere ipertesi con 200 di pressione massima!».

Utile a sapersi. Nello specifico quali sono gli effetti della nicotina sull’organismo?
«La nicotina è una droga (vale a dire una sostanza che crea dipendenza, coazione a riassumere la sostanza medesima) con effetti cardiocircolatori notevoli e dannosi: ipertensione, tachicardia (battito cardiaco accelerato), aritmie (battito cardiaco irregolare), vasocostrizione (riduzione della circolazione negli organi, particolarmente grave a livello delle coronarie e del cervello). La nicotina ha tutte le caratteristiche di una sostanza eccitante, che stressa il funzionamento di organi ed apparati e fa consumare, in conseguenza, energia in maniera inutile e non finalizzata».

“Non fumare” - lei ha sostenuto nel testo - “non solo è uno dei più grandi elementi preventivi oncologici, ma ha anche un enorme e diretto impatto sulla prevenzione cardiovascolare”. Spiegherebbe ancor meglio il concetto?
«Sì, la tendenza generale è quella di associare, istintivamente, il danno del fumo di sigaretta ai tumori. Ma questo è dovuto al fatto che la lotta contro il fumo la hanno fatta, in passato, e la fanno, ancora oggi, soprattutto gli oncologi, come il professor Veronesi. In realtà i danni da fumo, in termini di morti per anno, sono prevalentemente cardiocircolatori e polmonari: infarto cardiaco, ictus celebrale, insufficienza respiratoria con enfisema. Per queste cause cardiorespiratorie muoiono 70.000 italiani ogni anno, cui vanno aggiunti 30.000 decessi per cause tumorali derivate inequivocabilmente e direttamente dal fumo di sigaretta».

Il fumo di sigaretta è nocivo in modo paritario nell’uomo e nella donna?
«Il danno da fumo è proporzionale al numero di sigarette fumate ed a come esse vengono fumate (più o meno rapidamente e profondamente) e, di per sé, non colpisce in maniera preferenziale uno dei due sessi; la donna, se vogliamo, è apparentemente più fragile ed ha meno difese naturali genetiche nei confronti del tumore al polmone ed ha più rischio cardio e cerebrovascolare nel periodo pre e post menopausale per motivi ormonali».

Quanta influenza ha il fumo sulla sfera sessuale?
«Il fumo ha un effetto devastante sulla sfera sessuale maschile, soprattutto dal punto di vista “prestazionale”; il fumo di sigaretta riduce notevolmente soprattutto la perfusione a livello delle arterie più sottili e la potenza sessuale maschile ne risente in maniera grave».

E’ veritiero che il fumatore di sigaro si sente molto diverso dal fumatore di sigaretta?
«Il fumatore di sigaro generalmente non aspira e, pertanto, si sente immune. La realtà è che il fumatore di sigaro ha più possibilità di avere tumori del cavo orale, della lingua, della faringe e della laringe e che la nicotina si assorbe anche per via sublinguale, non assolvendo il fumatore di sigaro, quindi, nemmeno dai rischi cardiovascolari della nicotina medesima»

Quanto è dannoso, inoltre, il fumo passivo?
«Cara dottoressa, a questo mi permetto di non rispondere: troppo importante, troppo complesso l’argomento. Le faccio un ricatto: una seconda intervista solo su questo tema, che coinvolge drammaticamente la famiglia ed i bambini in particolare ed i posti di lavoro!».

Un ricatto che ha la forma benevola dell’invito non può essere ignorato. Tuttavia, se mi consente, avrei delle ultime domande da porle. In un modo un po’ schietto: come si smette di fumare?
«Fortunatamente oggi i mezzi per smettere di fumare ci sono, sono diversi e assai efficaci: la terapia nicotinica sostitutiva (cerotti, inhaler, chewing gum), il buproprione (un farmaco che in 8 settimane fa smettere di fumare il 40% delle persone), i supporti psicologici (tipo i corsi che fa in tutta Italia la Lega per la lotta contro i tumori). Il grande problema è che il “fai da te” non funziona e che il fumatore si deve affidare ad un medico. E il medico, a volte, non è sensibile e disponibile, e troppo spesso fuma anche lui (in Italia i medici fumano in percentuale identica alle altre categorie!)».

Ironia della sorte… Poniamo però il caso della persona ‘volenterosa’ che sia riuscita a smettere di fumare, quante possibilità ci sono che riprenda?
«Una volta che si è smesso di fumare, dopo un processo di disassuefazione corretto gestito dal medico, i benefici sono così tanti ed evidenti che il fumatore non riprende. Il problema è che chi si mette da solo, senza aver usato farmaci o eseguito un protocollo di disassuefazione ha percentuali di recidiva al fumo del 90%! Quelli che dicono “quando ho deciso, ho smesso di botto e da solo” sono un’eccezione che conferma la regola: il “fai da te” non funziona. Il fumo è una malattia e le malattie vanno curate».

Lei sostiene che i mezzi d’informazione stiano affrontando adeguatamente le campagne antifumo?
«Il problema è che le campagna antifumo, così care ai politici (e alla loro coscienza) non servono! I dati scientifici (e parlo di oltre 60 lavori scientifici tutti negativi) sono inequivocabili: le campagne, per definizione generiche e televisive, non servono; come non servono le scritte sui pacchetti. Servono molte iniziative specifiche su target mirati, come studenti e sportivi, ma se fatte in maniera seria e non generica e qualunquistica». Fin qui il pensiero esaustivo ed illuminante del direttore dell’Unità di Cardiologia dell’Istituto Europeo di Oncologia Carlo Cipolla. Eppure, ci permetta di dire in modo scanzonato: “tutto fa brodo - alla responsabilizzazione - professò!”. Anche le stesse scritte sui pacchetti, sono talmente brutte che è bene che rimangano!

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