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Il Coronavirus può diffondersi nell'aria? Ecco cosa c'è da sapere: la parola agli esperti

Ancora troppi i dubbi sulla nuova malattia. Adesso l’Oms potrebbe decidersi a cambiare le sue linee guida, ma l'Istituto Superiore di Sanità frena: nessun pericolo all'aria aperta

Federica Cortegiani
Giornalista pubblicista
  • 3 aprile 2020

Come si trasmette il Coronavirus e quali sono i comportamenti corretti da adottare quando si esce di casa? A più di un mese dall'esplosione dell'emergenza sanitaria in Italia sono ancora tanti gli interrogativi non chiari sulle reali modalità di trasmissione del Covid-19.

Da questa confusione generale ne deriva un'altra che ha a che fare con il corretto utilizzo delle mascherine. Le devono usare tutti o solamente chi si trova ad operare negli ambienti sanitari e quindi ad alto rischio di contagio? Bisogna indossarle ogni volta che si esce di casa o non è necessario?

A queste domande aveva già risposto una nota dell'Organizzazione mondiale della sanità che lo scorso 29 marzo aveva pubblicato sul suo sito uno studio in cui si ribadiva che il virus non si tramette attraverso l'aria, ma solo entrando in contatto con le goccioline respiratorie di una persona infetta.

Nello studio l'Oms analizzava le forme di trasmissione del Coronavirus, confermando che esso non viaggia indisturbato nell'aria, ma può essere trasmesso solo attraverso il contatto diretto con la persona infetta o attraverso un contatto indiretto con superfici o oggetti utilizzati sulla persona infetta.
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Oggi invece c'è un passo indietro su tali affermazioni, o meglio una prudente frenata.

Come riportato dal sito di Repubblica.it infatti i dubbi della comunità scientifica sulla nuova malattia sono ancora troppi. Torna a essere presa in considerazione la tesi secondo cui il virus sia capace di circolare nell'aria. Gli studi delle ultime settimane - si legge sul sito del quotidiano - confermano che la diffusione del Coronavirus nell’aria è più sostenuta di quanto si ritenesse all’inizio.

Al centro di questa nuova tesi c'è uno studio condotto da Massachusetts Institute of Technology MIT di Cambridge in base al quale "uno starnuto crea una nuvola di goccioline che può arrivare fino a 8 metri di distanza. Le goccioline emesse con starnuti e tosse di persone infette possono viaggiare fino a due metri e poi cadono per la forza di gravità. L’aereosol, che sono goccioline più piccole, può però restare sospeso in aria e raggiungere distanze maggiori.

Ma attenzione. Quando si parla di "aria", si intende quella che circola negli ambienti chiusi, primi fra tutti gli ospedali, ma anche mezzi pubblici, uffici e tutti quei luoghi in cui è difficile mantenere la distanza di sicurezza. A frenare il panico sulle notizie circolate nelle ultime ore ci pensa l'Istituto Superiore di Sanità.

«Non abbiamo evidenze per dire che il virus circola per aria - ha spiegato il presidente dell'Iss, Silvio Brusaferro, in conferenza stampa - ma per quanto oggi sappiamo si conferma che le trasmissioni per droplet e contatto sono le principali, che veicolano le infezioni soprattutto in comunità. Al di fuori degli ambienti chiusi certamente possiamo escluderlo».

Dello stesso parere anche il virologo Fabrizio Pregliasco che chiarisce: «è vero che gli studi indicano una potenzialità di dispersione ambientale maggiore ma parliamo sempre di ambienti chiusi e contesti ospedalieri. All’aperto non ci sono pericoli».

Intanto l’Oms è al lavoro per decidere il modo in cui cambiare le sue linee guida. David Heymann, il responsabile del panel che si occupa dell’argomento presso l’Organizzazione di Ginevra, ha annunciato alla Bbc: «Stiamo studiando le nuove evidenze scientifiche e siamo pronti a cambiare le linee guida, se necessario».
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