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La chiesa di Santa Teresa a rischio per crisi di vocazioni: così chiude il santuario alla Kalsa

Chiusa ormai da diversi giorni, lo resterà anche nelle prossime settimane. Dopo la morte di Padre Mario Frittita, non si sa a chi affidare la gestione della storica chiesa

Anna Sampino
Giornalista
  • 1 giugno 2023

La Chiesa di Santa Teresa alla Kalsa

La chiesa di Santa Teresa alla Kalsa di Palermo rischia di chiudere. Dopo la morte di Padre Mario Frittitta, per molti anni rettore del celebre santuario, l'Ordine dei Carmelitani scalzi che lo gestisce non ha preti che possono occuparsene. La crisi di vocazioni ha infatti ridotto al lumicino il numero di religiosi, tanto più giovani.

Nei due mesi successivi alla scomparsa di padre Mario, l'Ordine era riuscito a garantire le funzioni liturgiche ogni sabato e domenica, grazie all'impegno di padre Paolo Pietra, commissario dei Carmelitani Scalzi di Sicilia, che si occupava personalmente di celebrare messa viaggiando tutti i fine settimana dalla provincia di Catania. Una soluzione temporanea che non ha risolto la questione principale: nominare rettore un prete a cui affidare il santuario.

Più facile a dirsi che a farsi, considerato il crollo delle vocazioni che investe gli ordini religiosi. Così, come ci ha spiegato padre Paolo Pietra, i Padri Carmelitani hanno intenzione di consegnare le chiavi della chiesa all'arcivescovo. Domenica 28 maggio è stata celebrata l'ultima messa e da quasi una settimana il santuario è chiuso e lo resterà anche nelle prossime settimane.
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Tanta la preoccupazione tra i fedeli, soprattutto coloro i quali (e non sono pochi) la frequentano da molti anni. La chiesa di Santa Teresa è sempre stata un importante punto di riferimento per un quartiere popolare difficile come la Kalsa.

A testimoniarlo l'appello accorato di un'associazione, che non a caso si chiama "I giovani di Piazza Kalsa", nata da un gruppo di ultrasettantenni cresciuti proprio tra i locali della chiesa che ospitava l'Azione Cattolica, attività culturali e sportive. Tutte attività a cui partecipò anche un giovanissimo Giovanni Falcone, nato e cresciuto alla Kalsa.

L'associazione ha scritto una lettera al vescovo Corrado Lorefice per chiedere un suo intervento. «Siamo un gruppo numeroso di ultrasettantenni nati e cresciuti alla Kalsa - spiegano dall'associazione - Tra gli anni Cinquanta e Settanta, il nostro punto di riferimento era l'Azione Cattolica "Piergiorgio Frassati" ubicata nei locali della Chiesa di Santa Teresa. In quei locali, sotto la guida spirituale dei Padri Carmelitani, ci si incontrava e si trascorrevano intere giornate a svolgere attività di vario genere: dalle attività ricreative ( giochi, gite etc..), alle attività spirituali.

Questo punto d'incontro è stato, per tutti noi cresciuti in un quartiere difficile, un dono del Signore perchè ci ha indicato la giusta via evitandoci di intraprendere strade perverse. Siamo poi cresciuti, abbiamo intrapreso l'attività lavorativa, ci siamo sposati, abbiamo avuto dei figli e adesso siamo nonni. Per tutti noi, quindi, c'è stato un periodo di allontanamento, non senza provare un vuoto spirituale che non riuscivamo a colmare. Proprio durante la pandemia ci siamo ritrovati grazie a un gruppo WhatsApp e finite le restrizioni, abbiamo ricominciato a frequentare Santa Teresa».

«Proprio domenica scorsa il Padre Carmelitano che officiava la Santa Messa ha comunicato che la Chiesa chiudeva i battenti in attesa di future decisioni - prosegue la lettera - Questa notizia ha dato a noi tutti, compresi gli abitanti del quartiere, un grande dispiacere perchè, alla luce di quanto sopra esposto, significa cancellare la nostra memoria storica».

"I giovani di piazza Kalsa" chiedono a Lorefice di «valutare la possibilità di aprire anche solo il sabato e la domenica la Chiesa affinchè resti per noi tutti il punto di riferimento per le nostre preghiere e i nostri incontri».

Dall'Arcidiocesi di Palermo fanno sapere che ad oggi non è arrivata alcuna comunicazione ufficiale da parte dell'Ordine dei Carmelitani scalzi, ma si dice comunque "assolutamente disponibile" a dialogare e trovare una soluzione per quanto di sua competenza.

Sì perchè, c'è anche un altro aspetto da tenere in considerazione e che potrebbe rendere più complicata la riapertura: la chiesa è infatti di proprietà del Fec, il Fondo edifici di culto che fa capo al ministero dell'Interno. Non è quindi patrimonio della Diocesi.

Ad ogni modo, la chiesa di Santa Teresa non è solo un punto di riferimento storico e sociale del quartiere ma è anche uno degli esempi più significativi di barocco in città. Ecco perchè sono numerosi i turisti che tutti i giorni chiedono di visitarla.

Oltre a essere santuario, dunque un luogo religioso di particolare rilevanza, riveste anche un importante valore architettonico e artistico. Costruita tra il 1688 ed il 1706, al suo interno conserva importanti opere del Seicento e Settecento del secolo scorso, tra cui un dipinto di Borremans (la “Trasverberazione di S. Teresa) e le due statue di Santa Teresa e di Sant'Anna realizzate da Serpotta.

Tenerla chiusa, insomma, sarebbe ingiusto non solo perchè si rischia di cancellare la "memoria storica" di un quartiere ma anche perchè significa privare la città di uno dei suoi "gioielli" d'arte più preziosi.
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