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“Aspettando Tommaso”: fotografia, arte tessile e poesia

  • 3 ottobre 2005

Tre voci femminili intonano il motivo della maternità, accordando i rispettivi linguaggi artistici in un’inedita composizione: fotografia, arte tessile e poesia, ovvero gli scatti di Elsa Mezzano, i lavori tessili di Filli Cusenza e i versi di Vinny Scorsone, si fondono in un progetto corale, ideato e avviato qualche anno fa durante la gestazione del terzogenito della Cusenza, e culminato nella mostra “Aspettando Tommaso”, in corso fino al 12 ottobre alla Galleria d’arte Studio 71 (tutti i giorni, escluso festivi, ore 17/20) in via Vincenzo Fuxa 9 a Palermo. Il riferimento ad un una gravidanza reale diviene spunto per un’indagine più generica sull’esperienza della gestazione, scandagliata nei suoi vari aspetti, come concreta sensazione fisica e come nuova dimensione interiore che matura nella donna in procinto di diventare madre. L’esposizione è concepita infatti come il diario di quei nove mesi di scoperte, attesa e cambiamenti, in cui la maternità è vissuta nello spazio del corpo femminile ed in cui il rapporto con il nascituro è un’interazione intima e nascosta, fatta di percezioni, sensazioni, pensieri e fantasie, ansie e desideri.

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Le opere in mostra sono il risultato di un lavoro di composizione fra fotografia e arte tessile, operato dalla Cusenza sulle foto della Mezzano, e sono accompagnate e significate dai versi della Scorsone, riportati in una cornice parallela al percorso espositivo. Già nelle foto della Mezzano il tema si rivela con evidenza, attraverso primi piani sulle parti del corpo femminile trasformate dalla gravidanza: pancione e seno pregni di vita, già simboli atavici di fecondità, dominano qui la scena con estrema naturalezza, e il richiamo alla gestazione è talora potenziato dal ricorso ad elementi che suggeriscano la stessa sostanza uterina, sicché una pellicola trasparente, sulla pelle dilatata, può fungere da rimando visivo al liquido amniotico. Gli interventi e i lavori tessili della Cusenza sviluppano le foto, ora evidenziando parte degli elementi raffigurati attraverso cuciture rosse, chiassose sui chiari e gli scuri della stoffa e delle immagini fotografiche, ora dilatando lo spazio rappresentato attraverso la materia tangibile delle imbottiture.

La deformazione del corpo in gravidanza si fa più evidente, come se si puntasse l’attenzione sulla percezione femminile stessa di gonfiore e progressiva crescita della propria carne, attraverso una traduzione visiva delle sensazioni fisiche, e di conseguenza emotive, di una trasformazione in atto. La “Filastrocca di una mamma” della Scorsone si presenta poi come possibile trasposizione poetica delle figurazioni, pur seguendo percorsi propri e sviluppi autonomi. Attraverso un linguaggio fresco e semplice, l’autrice descrive un processo interiore, la conquista di una maternità che dal concepimento al parto si nutre non solo di un confronto reale con un’esperienza fisica, con tutto il bagaglio di emozioni che la accompagnano, ma anche e soprattutto con i propri sogni, paure e desideri, conciliati e superati infine in quella “luce risplendente”, per citare i versi, che illumina il primo vero contatto di pelle fra madre e figlio.

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