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Barovero, rose e paesaggi in continua evoluzione

  • 12 dicembre 2005

Dopo due anni torna ad esporre a Palermo l’artista torinese Ermanno Barovero, con la sua personale “…e il cielo cammina”, visitabile fino al 14 gennaio alla Galleria Prati in via Quintino Sella, 77 (dal lunedì al sabato ore 9.30/13 e 16/20; catalogo con presentazione di Clizia Orlando e poesie di Ermanno Barovero). È un ritorno che sottolinea la continuità di un discorso pittorico ininterrotto, e svela l’evoluzione propria di chi intende l’operare artistico come percorso dinamico, in continua progressione. Se i temi sono ancora rose, roseti e paesaggi, la nuova linfa scorre in una materia pittorica sempre più densa e corposa; ancor più il segno è un concentrato di realtà palpabile, che nell’intera figurazione realizza un dialogo cromatico di grande equilibrio.

L’allestimento della mostra, curato da Franca Prati, organizza le opere, realizzate fra il 2004 e il 2005, attorno a quattro nuclei tematici. Un primo spazio accoglie soggetti floreali, con due grandi tele concepite come omaggio alle variopinte composizioni della Palermo in festa, e due tavole complementari, in cui il tema della rosa è ancora espediente per celebrare la natura sensuale del colore. Una sensualità ora più scoperta, nell’opera “Nella luce”, ora più misteriosa nella variante “Nell’ombra”. Segue la sezione dedicata ai tramonti, in cui lo spazio pittorico è co-dominio di cieli e mari: cinque paesaggi in cui il fuoco solare trova eco e amplificazione nei suoi specchi naturali, fondendoli talvolta in unico teatro. La potenza della luce mediterranea, di una Sardegna ben cara e frequentata da Barovero, è affidata a cromie accese, a bagliori improvvisi che non stridono con il contesto, ma perdono in esso i propri confini, illuminando l’intera immagine. Due intere sale accolgono poi i paesaggi della sarda Gallura, numerosi fra piccoli e grandi oli su tavola. Gesti sicuri costruiscono figurazioni essenziali nella struttura, ma intensificate dall’elemento colore, che funziona qui come un reagente in soluzione. Anche qui una sensualità tutta cromatica, forte anche in un notturno quale “La spiaggia”, permea paesaggi capricciosi e volubili. La visione dello scenario naturale si fa strada attraverso il canale dell’intuizione, che permette di riconoscere il dettaglio tanto quanto in un’immagine fotografica, e di ritrovare in ogni forma il suo referente. Il trionfo della natura si realizza qui attraverso un trionfo della pittura, intesa come creazione autosufficiente, materia reale e significativa quanto lo stesso dato naturale.

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Lo stesso Barovero riconosce nella pittura in sé la vera protagonista della propria arte, quando afferma che per lui «ogni soggetto è sempre un pretesto per fare pittura», sebbene ogni tema lo indirizzi poi verso percorsi differenti. In un continuo lavoro di re-interpretazione, da uno stesso motivo si perviene a nuovi esiti: così la rosa, nella grande ultima sala dello spazio espositivo, può vestire nuovi panni in una riflessione sullo scorrere del tempo, reso come trasformazione della luce, nel polittico “Il cammino delle ore”, composto da quattro grandi tele cui fanno eco quattro tavole più piccole di simile ispirazione. È chiara, qui come nelle altre opere, la dimensione spirituale e poetica in cui si realizza l’operare di Barovero, ed in cui luoghi reali, scenari naturali e lo stesso trascorrere del tempo, indossano vesti mitiche. In fondo, abbandonati alla dimensione del mito, anche noi, guardando in su, giureremmo che “il cielo cammina”.

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