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Dopo il Pride: fine delle conquiste o rilancio della sfida?

Chiuso il Pride Village 2013 si passano in rassegna i risultati ottenuti e ci si chiede se Palermo riuscirà a tenere il passo con gli standard europei dei diritti LGBT

  • 8 luglio 2013

Con l’Onda pride, il pride celebrato il 22 giugno in contemporanea in 5 città italiane (Milano, Bologna, Napoli, Catania, Cagliari) si è conclusa la stagione dei pride italiani. Il pride nazionale a Palermo ha raggiunto dimensioni sorprendenti per gli stesso organizzatori: quasi 100.000 presenze nel pride village più grande d’Europa, che per 10 giorni ha animato i Cantieri culturali alla Zisa con dibattiti, documentari, incontri, danza, teatro, concerti, film, mostre d’arte contemporanea e di di fotografia, feste, animazione per bambini ed altro ancora.

Oltre 150.000 persone -135.000 secondo i dati della Questura- alla parata finale del 22 giugno che fa del Palermo pride uno dei più popolati di sempre, il quinto mai realizzato in Europa: gli altri sono "World-" o "Europride". Contributi di artisti importanti come Ferdinando Scianna, Emma Dante, Daniele Silvestri, Nada, Pappi Corsicato, Filippo Luna, Massimo Verdastro.

L’inaugurazione alla presenza della presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini e dell'ex ministro delle Pari Opportunità Josefa Idem. La collaborazione con il Comune di Palermo, prezioso co-organizzatore dell’evento e con la Regione Siciliana, per la prima volta nella sua storia governata da un presidente apertamente omosessuale.

La partecipazione di persone di tutti i tipi, le etnie, l’identità di genere, l’orientamento sessuale, che ha reso il Village e la parata un punto di riferimento della città, ed un segno tangibile della capacità della città di produrre cultura e di essere capitale europea e capitale dei diritti e dell’accoglienza, in linea con il progetto di candidatura a Capitale per la Cultura 2019.

Ultime, ma non ultime, vanno ricordate le conquiste tangibili legate direttamente al Palermo pride: il registro delle unioni civili che appunto grazie al pride e con il contributo di Carlo Verri, consulente del Comune, è diventato reale dopo un percorso accidentato di quasi 2 anni. E la modifica al codice etico di Confindustria Palermo, ovvero l’inserimento dell’articolo “Ogni Azienda associata si impegna al rispetto delle diversità -garanzia di pieno rispetto e di uguaglianza di opportunità sui luoghi di lavoro ai dipendenti GLBTQ gay, lesbiche, bisessuali, transessuali, queer- per favorire e sviluppare al meglio il potenziale di ogni individuo”, è un passo avanti, un risultato tangibile di importanza storica.

Per la prima volta da 15 anni, gli hotel e i B&B hanno registrato il tutto esaurito, segno tangibile del potenziale sia del turismo LGBT in senso stretto che, in senso più largo, dell'effetto di una solida immagine di città open-minded per l’economia locale. Anche i pride locali, che hanno coinvolto per tutto il mese di giugno l'intera Italia hanno fatto registrare una buona partecipazione, sia in termini di numeri che in termini di capacità di animazione territoriale, coinvolgimento della “società civile”, capacità di produzione politica e culturale.
All’indomani dei pride, è necessario porsi una domanda: e ora? Dopo 44 anni dalla rivolta di Stonewall, il movimento LGBT italiano è un movimento maturo, che pretende risposte. E devono essere risposte immediate. La politica italiana non ha più alibi, e gli omofobi, gli intolleranti, i violenti presenti nelle varie coalizioni devono essere isolati, allontanati, spinti alle dimissioni in nome della civiltà che è il necessario presupposto di ogni democrazia.
L’Italia è a un bivio: o ci allontaniamo definitivamente dal mondo dei diritti, continuando a discriminare donne, migranti, persone LGBT, rom, carcerati, etc. (secondo le denunce delle organizzazioni internazionali contro l’Italia) oppure cambiamo rotta, in modo radicale, riconoscendo finalmente pari diritti e pari dignità a tutti/e, e lottando contro le discriminazioni in modo attivo.

La scelta è tra seguire il cammino della Russia, dell’Uganda, dell’Iran o raggiungere invece la Spagna, la Svezia, il Belgio, la Francia. È anche importante che il movimento LGBT dimostri di essere all’altezza della sfida: basta con i compromessi con una politica sorda e cieca in cambio di poltrone; basta con le divisioni e le debolezze; basta con l’isolamento; basta con la rigidità di una generazione di militanti che non lascia spazio alle nuove leve.

La città di Palermo deve rilanciare la sfida, proseguendo il cammino intrapreso nei confronti dei diritti delle minoranze, risolvere pesanti problemi infrastrutturali, peggiorati dalla crisi economica e diventare così a tutti gli effetti una città europea, che fa del proprio patrimonio artistico e culturale e delle proprie differenze un volano economico.

Per quanto riguarda noi, Arcigay Palermo, continueremo a dare il nostro contributo a questa lotta per rendere l’Italia e Palermo un posto migliore in cui vivere. Con i nostri servizi di aiuto alla comunità LGBT, con la raccolta di segnalazioni di discriminazione per conto dell’UNAR, con la pressione sulla politica locale e sui media, con il lavoro di rete con associazioni e collettivi che lavorano nel territorio.
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