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“Giro di Vento”, il tredicesimo romanzo di Andrea De Carlo

  • 4 aprile 2005

Regalarsi un libro è regalarsi la possibilità d’avventurarsi in un mondo ogni volta sconosciuto (anche se dapprincipio immagini prevedibile); un mondo anche atteso/agognato/desiderato. Come quando ti siedi su quelle poltroncine rosse di un cinema (crudelmente affollato o amabilmente deserto) e aspetti che la pellicola scorri, con l’augurio che possa lasciarti qualche messaggio subliminale a sorpresa, che possa scuoterti dal torpore dei gesti stereotipati/ripetitivi della vita di tutti giorni e portarti a desiderare altro, oppure a fermarti. Una buona volta fermarti. Nel caso di Andrea De Carlo (autore noto di libri di successo, quali “Treno di panna”, “Due di due”, “Nel momento”, “Pura vita”, “I veri nomi”) col suo nuovo romanzo “Giro di vento” (Bompiani editore, pp. 320, 16 euro) non ci sono dubbi: si viene rapiti, e si è portati a riflettere, con un crescendo di tensione emotiva. Con una trama molto serrata, un filo narrativo forte – caratteristiche tipiche della scrittura di De Carlo, “Giro di vento” narra di cinque uomini, due uomini e due donne, tutti in carriera, che insieme ad un agente immobiliare partono da Milano per visitare alcune case in campagna che vogliono comprare e ristrutturare. Giunti però sul posto, un piccolo incidente stradale stravolgerà i loro piani e si ritroveranno a chiedere rifugio presso una casa scorta fra le colline e abitata da una comunità autosufficiente che ha tagliato ogni legame col mondo.

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Impossibilitati a muoversi per via della macchina ko e dei cellulari senza campo staranno lì alcuni giorni, che serviranno per far incontrare/scontrare persone fra loro molto diverse – per stili di vita/modi di pensare, ma anche per mettere in evidenza alcuni squilibri latenti fra i protagonisti della storia, amici di vecchia data. E’ un romanzo che, ora in modo ironico ora drammatico ora commosso ora disarmante, trabocca di colpi di scena. Facile riconoscersi almeno in uno dei personaggi descritti, perché “Giro di vento” parla di come siamo noi oggi: in viaggio verso il raggiungimento delle nostre mete, ma al contempo contraddittori, paurosi, sognatori, con un animo che tartaglia per le troppe strade che ci dividono fra la vita che facciamo e la vera vita che vorremmo. «Cristo, ma le vedevi le strade?/Anche solo le strade, ce n’era a migliaia, come fate voi laggiù a sceglierne una/A scegliere una donna/Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire/Tutto quel mondo/Quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce…», tanto per citare alcune battute tratte da un altro splendido racconto, il monologo teatrale “Novecento” di Alessandro Baricco. Eppure, si può. Si può, tutto ad un tratto, cambiare. Scegliere la vita che faccia apposta per noi.

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