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Giuseppe Sinatra, lomografie al Corvo Torvo

  • 18 giugno 2004

Si concluderà il 20 giugno la mostra fotografica di Giuseppe Sinatra, dal titolo “Uno spazio di due secondi”, ospitata a Palermo dal Corvo Torvo, in via Calderai 44/48. Una rappresentazione del tutto personale e un po’ “strana”. Strana in quanto ogni immagine è costituita dall’insieme di quattro scatti, fatti a pochi centesimi di secondo l’uno dall’altro, fino a formare, in un unico fotogramma, una sorta di sequenza filmica. Sono immagini iconiche della realtà che ci circonda, realizzate con una particolare macchina fotografica, detta Lomo, a quattro o più obiettivi. Qualcuno sostiene che le immagini fatte con gli apparecchi Lomo, fabbricati in Russia, non siano vera fotografia: perché sono apparecchi estremamente economici, dotati di obbiettivi di scarsissimo valore. Proprio per questo, molti anni fa, è nata l’associazione mondiale “Lomography” ed è ancora per questo che le opere con esse realizzate vengono chiamate Lomografie anziché fotografie. Quando il fotografo, o lomografo o semplicemente l’artista riesce a materializzare la propria creatività in un’immagine, ci si accorge quanto la marca o il tipo di apparecchio fotografico usato siano l’ultima cosa che conta.

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Le immagini di Giuseppe Sinatra sono ricche di dinamismo. Raffigurano il nostro modo d’essere quando guardiamo distrattamente la realtà che ci circonda; come se il minimo intervallo che intercorre fra una ripresa e l’altra, sullo stesso fotogramma, rappresentasse il nostro occhio quando, colpito da un moscerino, non vuole chiudersi e piuttosto fa sbattere velocemente le palpebre, propinandoci un’insieme di tanti piccoli fotogrammi. La mostra è una rappresentazione di immagini legate fra loro più dal “modo” di fotografare che da un racconto o da un filo logico. E’ fresca e godibile. Ma aspettiamo l’autore, in un prossimo futuro, con un lavoro più intenso e mirato. Un plauso gli va comunque attribuito per averci mostrato un’altra faccia della fotografia, al di la degli stupidi stereotipi e di divagazioni che lasciano il tempo che trovano come: la Polaroid è arte? La lomografia è pura fotografia? E il digitale? E’ ancora scrivere con la luce? Se si: come, quando e perché…… Ecco le domande “costruttive” che si sentono in giro, anche fra i professionisti, anche se il professionismo, in questo caso, è inteso “…mi dà da mangiare….”. Purtroppo non sempre professionismo fa rima con professionale.

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