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"L’amour ne passe pas": la donna fra letteratura ed arte

  • 6 marzo 2006

La prassi è un mazzolino di mimose, piccolino perché in quel giorno i prezzi salgono alle stelle. Nell’insieme, tra serate a tema e sale riservate, l’8 marzo è il trionfo del consumismo, nel quasi totale oscuramento del carattere commemorativo della festa della donna. Niente polemiche, ad ogni modo: divertirsi fa bene e non è la data a fare la differenza. Ma per chi volesse concedersi qualcosa di diverso, darsi un omaggio alternativo? Una bella idea potrebbe essere la visita ad una mostra dedicata alla donna o la lettura di un piacevole libro costruito su protagoniste illustri, donne cui il progresso in ogni campo è altamente debitore. Il suggerimento arriva da un doppio evento, la presentazione dell’ultimo testo di Ignazio Apolloni, “L’amour ne passe pas - 52 lettere d’amore” (edito dalla Coppola Edizioni di Palermo, introduzione di Marcella Croce; 260 pagg, €10) e l’inaugurazione della omonima personale di Roberto Zito, ispiratosi al suddetto testo per le 25 carte in mostra fino al 18 marzo alla Galleria d’arte Studio 71 di Palermo, in via Vincenzo Fuxa 9 (tutti i giorni, escluso festivi, ore 17/20; brochure con testi di Aldo Gerbino e Vinny Scorsone). Sia chiaro che solo per caso la presentazione del libro e l’esposizione in corso incorrono in prossimità dell’8 marzo. Tanto di guadagnato per quante si troveranno tra le mani un libro di lettere d’amore anziché il consueto bouquet o dirotteranno dal pub dell’ultima ora per una visita in una galleria d’arte.

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“L’amour ne passe pas”: l’amore non passa. Non passa la potenza del femminile, che anche nelle epoche più buie emerge con straordinaria luce in isolate figure reali o nel gran numero di eroine letterarie. Non passa il fascino della bellezza muliebre, che padroneggia in tanta parte dell’arte nelle sue diverse manifestazioni. Non passa la reverenza, lo smarrimento e l’istintivo amore per quel mistero che è la donna. Come si muove Apolloni in questo universo, quale l’approccio adottato? Quale quello di Zito? Già la scelta dello scrittore di indirizzare lettere d’amore a personaggi di varie epoche e luoghi è un abbraccio diatopico e diacronico al tema del femminile. Artiste di vario segno, figure dell’arte e della letteratura, studiose, immagini-simbolo e personaggi della storia: in pochi particolari ritroviamo figure care alla memoria, non certo presentate in una prosa dal sapore biografico, nell’assenza di una seppur lontana volontà descrittiva del personaggio di turno. Rivolgendosi alle amate, Apolloni costruisce dialoghi che si snodano lungo percorsi mai prevedibili. Al piacere della sorpresa si mescola il piacere di una parola arguta, giocosa, sfavillante, un argomentare ironico non privo, tuttavia, di momenti di certa intensità che, come un lampo, durano un attimo ma hanno già segnato il cielo. Delle cinquantadue donne o simboli del femminile emerge un guizzo, un gesto, una posa; a tenere il gioco sono gli umori dello scrittore e quella straordinaria ricchezza e varietà semantica del linguaggio stesso, abilmente maneggiata da Apolloni. Nel frequente ammiccare al lettore, vera protagonista del testo è la fantasia dell’autore, che nel rendere omaggio alla memoria di notevoli donne, le umanizza a dispetto di quella tipica idealizzazione del femminile.

Nei disegni e collages di Roberto Zito ad una certa freschezza di toni si accompagna una sensibilità sotterranea, che si affaccia appena e timidamente scorre in queste presenze assolute e composte. Associata ai propri simboli più o meno tradizionali, la donna di Zito è più spesso l’icona del principio femminile e solo raramente suggerisce un aspetto specifico del femminile stesso. «Le sue figure - scrive Vinny Scorsone, curatrice della mostra - sono arcaiche, mitologiche, padrone di un mondo irreale che solo trae spunto dalla vita oggettiva. (…) Quelle di Zito sono storie, favole raccontate con estrema sintesi, ma intrise di profondità mute». Ecco dunque individuato il più profondo legame fra il testo e le figurazioni: il carattere favoloso, che fin dagli antichi miti ha vestito di eternità dimensioni, intuizioni e realtà umane, come un ramo sempreverde nel passaggio di stagioni e luoghi.

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