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La “Caramella” di Bersani: zucchero, veleno e ironia

  • 26 dicembre 2003

L’errore è nostro. Da Samuele Bersani ci si aspetta tanto, forse troppo. Lui segue il suo percorso, soddisfa le sue curiosità, le sue esigenze. Ne esce un disco ancora una volta ricco, complesso, suggestivo, ma non proprio come “doveva essere”. Si comincia dalla produzione, che risente della scelta di non affidare gli arrangiamenti all’abilissimo Beppe D’Onghia (splendido il suo lavoro su tutti i dischi precedenti!), ma di puntare su una produzione che risulta più confusa, meno corposa. Gli episodi felici ci sono, eccome (“Socio di minoranza”, “Conforme alla CEE”, la stessa “Caramella Smog” e “Cattiva”) ma viene comunque da pensare che questo bel disco non brilli, e che con il tocco di D’Onghia probabilmente lo avrebbe fatto.

Anche il jazz portato da Sergio Cammariere (ospite in “Se ti convincerai”) pare non sposarsi benissimo con Bersani, ma c’è, lo accettiamo. Del resto stiamo parlando di un grande cantautore, e a lui dunque è concesso di sondare territori nuovi, avvicinarsi a qualcosa tralasciando qualcos’altro, curiosare tra suoni che potranno non appartenergli. Bersani, lo ripetiamo, è un grande artista, e lo dimostra anche questo “Caramella Smog” che stenta ad esplodere ma risulta ugualmente riconoscibile e carico di emozioni, storie, riflessioni. (www.samuelebersani.it)

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