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“La porta degli innocenti”, un violento gioco di ruolo online

  • 10 ottobre 2005

Se i “gialli” non rientrano fra i vostri appetiti letterari, scartatelo, vi annoiereste a morte. Ma se nutrite una certa simpatia per il genere, o siete degli appassionati, “La porta degli innocenti” (Dario Flaccovio Editore, pp. 318, 14,50 euro) fa al caso vostro. Si tratta dell’ultimo parto del quarantottenne milanese Valter Binaghi, insegnante di filosofia e storia, consulente editoriale e, ovviamente, scrittore (al suo attivo: “L’ultimo gioco” – Mursia, 1999, scritto con Edoardo Zambon, e “Robinia Blues” – Dario Flaccovio Editore, 2004). Ne “La porta degli innocenti” l’autore mette su carta un thriller in piena regola, incentrato su un gioco di ruolo on-line (virtuale), che finisce per diventare, incredibilmente e fatalmente, reale, con tanto di vittime sacrificali.

A dirigerlo, a dettare cioè le regole del gioco («ci sono quattro chiavi da procurare per trovare il Passaggio: ogni morto è una chiave, e il Passaggio è nella grotta»), è Maimo, un ventenne (classe ’85), mezzo invasato, che si considera “l’eletto”, scelto fin dall’infanzia per adempiere ad una profezia («lui che è in tutto e per tutto simile all’Antico e mostra di discendere dal misterioso piccolo popolo della montagna. Quanto ha dovuto soffrire per la bassa statura che i compagni sbeffeggiavano nei primi giorni di scuola, prima di trovarsi intimoriti di fronte alla sua mente superiore! »).

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Come si arriva a sapere di questo gioco assurdo? Perché nella zona (un paesello da cartolina, tra boschi e vallate) la polizia sta indagando su quattro omicidi, apparentemente slegati fra loro: un immigrato clandestino senza casa né lavoro, uno yuppie al tracollo finanziario, una pastora handicappata, un giovane prete. Sulle prime verrà seguita la pista “politico-razziale”, ma vari indizi, voci, pedinamenti, porteranno l’ispettore Leonetti all’amara conclusione: c’è gente in giro che uccide senza motivo, o secondo un disegno delirante. Ma chi sono i presunti assassini? Binaghi descrive, abilmente, la generazione dei neo-adolescenti, che tra razzismo, atti vandalici, abusi, droga e prostituzione, ma soprattutto con la facilità del cyberspazio - Innocentemente - va allo sbando. Senza quasi farci caso.

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