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La Sicilia e i suoi personaggi tratteggiati da Bencivinni

  • 17 luglio 2006

Antonino Bencivinni, insegnante e giornalista pubblicista, a quanto ci è dato sapere non si cimenta nell'arte pittorica, eppure le sue interviste tratteggiano a tinte chiare e decise i personaggi di cui via via si occupa. Nel piccolo volumetto "I miei volti della Sicilia" di sole 64 pagine, edito da Armando Editore e venduto alla accessibile cifra di otto euro, sono raccolti i suoi dialoghi con tredici siciliani doc. I pezzi sono stati scritti per la quasi omonima rubrica "I volti della Sicilia" che Bencivinni ha curato per Repubblica dal 2002 al 2004 (solo uno è inedito) e presentano uno stile asciutto e sintetico come deve essere quello di un giornalista.

L'abilità dell'autore nel mettere in evidenza i tratti più caratterizzanti della vita e della personalità dei suoi interlocutori, conferisce quindi a questi scritti una notevole densità, ne risultano così delle brevi, agili ed intense biografie: Lorenzo Barbera, una vita la cui parola d'ordine è stata Amore; Antonino Buttitta, insostituibile "Servo di scena" per la vita culturale siciliana; Ludovico Corrao, "uomo in cammino" attento a lasciare sempre aperte sul mondo le finestre della sua anima; Vito Piazza, che frequentava Quasimodo del quale parlava con Cesare Musatti, avendo appreso da Rocco Chinnici il senso dello Stato; Benedetto Amari, ambasciatore d'Italia in mezzo mondo che solo nella natìa Partanna ritrova il suo centro di gravità permanente; Vincenzo Tusa, geniale e cocciuto archeologo che ebbe il coraggio di assumere dei tombaroli ed espropriare terreni senza curarsi di chi ne fosse proprietario; Ferdinando Sciana, fotografo – come Guttuso Baharioto e non Bagherese – che portò il suo sguardo in giro per il mondo; Sasà Salvaggio, che sembra essere più fiero del suo "Sicilani brava gente" che dei successi con "Striscia".
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E ancora, Giuseppe Basile, restauratore di fama internazionale, castelvetranese doc, preciso, puntuale e rigoroso nel suo lavoro da far invidia agli stranieri; Salvatore Lo Bue, sacerdote di frontiera abituato ad affrontare a viso aperto e testa alta qualunque avversità, ad onta dei "problemi alla spina dorsale"; Vito Bellafiore, da calzolaio ad infermiere a senatore con il belice e le sue problematiche sempre ben impressi nella mente e nel cuore; Gaspare Falsitta, giurista appassionato di cinema e accanito oppositore del tremontismo; Teresa Gentile, pronipote di Giovanni Gentile, cattolica, deputato regionale del Pci tra il '76 e l' '86, una vita dedicata ai più deboli. Tredici rappresentati di una classe medio-borghese nata a volte da umilissime origini, a volte dalla più illustre intellighentia dell'isola.

Esponenti di una classe sociale discreta, onesta, legata alla propria terra e al proprio lavoro, del quale fa strumento di realizzazione personale indentificadolo con l'impegno nel sociale. Questi i personaggi del volume di Bencivinni e di mezzo secolo di storia siciliana.

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