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Movimento 5 stelle: intervista a Giampiero Trizzino

Il grillino Giampiero Trizzino è il primo ospite della nostra nuova rubrica "Young Politics", dedicata al sentire politico più giovane

  • 17 settembre 2012

Giampiero Trizzino, trentacinquenne palermitano, consulente giuridico ambientale, candidato alle regionali del 28 ottobre per il Movimento Cinque Stelle, è il primo ospite della nostra nuova rubrica "Young Politics", dedicata al sentire politico più giovane.

Quali sono le prime tre cose che Movimento 5 Stelle farebbe una volta eletto in Assemblea con Giancarlo Cancelleri candidato alla Presidenza della Regione siciliana?
La Sicilia ha bisogno di voltare pagina. Esistono delle priorità. La prima è risanare un bilancio che alimenta solo stipendi e che priva i cittadini dei servizi di cui hanno bisogno. Il nostro programma presenta molti punti sulla razionalizzazione della spesa: dalla questione dei forestali, al nuovo assetto della P.A. La riduzione dei privilegi di coloro che siedono all’ARS, poi, è prioritaria: non è possibile parlare di bilancio quando i decisori sono i primi che godono di vantaggi spropositati. I nostri eletti si impegneranno a prendere 2.500 euro rispetto agli oltre 13.000 che percepiscono i deputati regionali.

La seconda priorità è la tutela dell’ambiente. Il nostro programma mira ad una progressiva inversione di rotta rispetto alla situazione attuale, da un lato creando una solida struttura normativa di recepimento della legislazione nazionale in materia di energie rinnovabili (ad oggi frammentaria) e dall’altro con azioni dirette a creare le condizioni per l’implementazione delle fonti rinnovabili e del decentramento produttivo. Da qui, il nostro secco NO alle trivellazioni off shore. Parlare di ambiente chiama in causa la questione dei rifiuti. La nostra linea è chiara: educazione ambientale, compostaggio domestico e piattaforme per il recupero dei materiali sono la soluzione. E poi un nuovo sistema di tariffe che colpisca solo la quantità dei rifiuti conferiti nell’indifferenziato.

La terza priorità è la creazione di un nuovo modello di turismo. Occorre rileggere il settore in chiave moderna e declinarlo alla luce della sostenibilità e della culturalità. Il turista ha interesse per il paesaggio locale, per gli usi, per i costumi e per le tradizioni. Tra i nostri obiettivi vi è la creazione di un programma pluriennale di azioni di valorizzazione delle peculiarità identitarie del territorio, al quale saranno chiamati a partecipare i cittadini e le categorie di settore. E poi aumentare l’accessibilità viaria attraverso il miglioramento delle reti. Ed ancora la rivitalizzazione del turismo sportivo.

Ci sono contraddizioni nei discorsi di Beppe Grillo (Omosessuali/Immigrati/Politica economica/anti Montianti Europa) ... come le vivete?
E’ innegabile che un contributo determinate alla creazione di questo progetto deve riconoscersi a lui, ma l’idea rivoluzionaria del Movimento è che non ha nessun leader. Grillo non è il leader del Movimento e non lo sarà mai. I programmi e le scelte del Movimento sono nettamente separati da lui ed i fatti hanno sempre dimostrato che è così. Da noi esistono solamente i portavoce. Come lo sono io in questo momento in cui vi parlo, lo è stato Riccardo Nuti durante le elezioni comunali: nel Movimento non contano le persone ma le loro idee. Grillo ha lo stesso peso di qualunque altro attivista. Il Movimento non ha un vertice, ed è questa la chiave di lettura per capire il nostro rapporto con lui e la differenza che ci separa dai partiti.

Esiste coerenza all'interno di Movimento 5 Stelle tra le varie realtà dislocate in Italia?
Il Movimento è una realtà che nasce tra i cittadini, per questo non ha ancora un coordinamento nazionale. Si forma all’interno di realtà locali con l’obiettivo di risolvere problemi concreti. Ciononostante esiste una radice comune rinvenibile nelle carte fondamentali consultabili sul nostro portale nazionale. Le nostre “stelle” sono i punti focali dai quali si dipanano le linee dei programmi. Esse hanno una ideologia condivisa che fa del Movimento un gruppo già solido nonostante ancora non abbia creato una struttura centrale.
Un gruppo che nasce sul territorio non può che emergere in questo modo: prima a livello locale, per poi estendersi su tutto il paese.

Questo nuovo tipo di democrazia (diretta) in che termini oggi può realizzarsi e quali pericoli può insediare?
Ciò che stiamo sperimentando è una realtà che ha già dato frutti positivi in svariati comuni e regioni. Stiamo facendo ciò che i nostri politici non fanno più da decenni: ascoltare gli elettori. Utilizziamo la tecnologia per comunicare. Abbiamo creato una democrazia moderna e partecipata attraverso piattaforme on line dove i cittadini si confrontano sui problemi
e ragionano sulle soluzioni. I pericoli che insidiano il sistema sono legati prevalentemente agli attacchi esterni, di regola poco frequenti. Si tratta di infiltrazioni che in genere terminano da sole: il gruppo in rete tende automaticamente ad escludere idee non in linea con i principi del Movimento.

Rispetto allo Statuto speciale della Regione Sicilia ritenete sia ancora attuale ed eventualmente, secondo voi, quali modifiche introdurre?
Lo Statuto deve rimanere uno strumento centrale per la futura politica siciliana. Il problema non sono tanto le modifiche, ma la sua concreata attuazione. Basterebbe questo per capovolgere alcune criticità più gravi. Molte delle competenze esclusive dettate dall’art. 14 sono rimaste sulla carta e non hanno mai visto la luce. Questo è inaccettabile.

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