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Non cercasi gelataia ma conista professionista

La conista professionista, questo sarebbe stato forse il suo futuro lavoro. Le piaceva l'idea. Si sentiva importante per una volta.

  • 7 novembre 2012

Gelataia, un colloquio vero. Non sapeva più cosa fare per mantenersi in quella città succhiasoldi e aveva deciso di trovarsi dei lavoretti occasionali. Tanti lavori occasionali. Aveva fatto di tutto: la signora delle pulizie, volantinaggio, la baby sitter, la cameriera, la promoter eccetera eccetera. Un giorno aveva trovato un annuncio per fare la gelataia. Aveva chiamato e le avevano detto di presentarsi giorno tot in sede per il colloquio. Aveva preso il tre ed era scesa in viale Aventino. Si era ritrovata davanti ad un palazzo a specchi, immenso e pretenzioso. Aveva attraversato un viale alberato e aveva pensato che forse sarebbe stato meglio tornarsene a casa. Alla fine aveva deciso di tentare. Allʼingresso aveva trovato un portiere, basso, tarchiato eppure così tronfio e sicuro di sé. Un uomo brutto e presuntuoso che lʼaveva guardata con sufficienza e le aveva chiesto:

- È qui per il colloquio?
- Sì
- Ok, allora prenda questo pass
- Il pass? Devo fare il colloquio per gelatai.
- Sì, appunto. Prenda il pass. Nono piano.
Aveva inserito il pass, aveva attraversato il lungo corridoio e si era fermata davanti all'ascensore. Era salita al nono piano, il palazzo era alto alto e prometteva cose buone.
Le sembrava di essere in un posto prestigioso, altro che colloquio per gelatai! Tipo cose per ingegneri o pubblicitari o stilisti. Gente importante, insomma. Questa cosa le piaceva. Aveva fatto nove piani in ascensore a all'uscita si era trovata ad attraversare un tappeto rosso lunghissimo.
- Ciao, noi siamo Donatella e Mike.
- Salve, io sono Anna.
Incredibile, sembrava davvero avesse sbagliato colloquio.
I tipi la squadravano e la giudicavano con gli occhi, lei li guardava e sorrideva. Le avevano detto che ai colloqui bisognava sempre sorridere.
- Parlaci un po' di te.
- Sì, allora, io sono una studentessa di medicina, sono calabrese e vorrei fare questo lavoro perché ho già esperienza in questo campo: ho lavorato per un anno in un bar e mi capitava spesso di fare i gelati. Poi mi piacerebbe mantenermi da sola. Avrei tanto bisogno di lavorare, sapete? Sono in gamba, sono veloce, motivata.
- Ma quindi hai già esperienza come conista professionista?
- Eh?
- Hai già esperienza come conista professionista?
- Sì, ho già fatto la barista e mi occupavo anche dei gelati.
- Sì, ma noi cerchiamo una conista professionista!
- Io posso.
- Puoi cosa?
- Essere la vostra conista professionista.
- Ok.
- Hai tatuaggi, piercing o orecchini in qualche posto strano?
- No, a dire il vero no, però se volete...
- No, sei alternativa senza niente, dai. Ci vai bene anche così.
- Fai altri lavori?
- No, assolutamente no.
- Altrimenti ti avremmo scartata. Sai, per noi è fondamentale la dedizione totale. Siamo convinti che un lavoro non possa essere svolto bene se ne fai altri nel frattempo.
Sei fidanzata?
- Sì.
- Per questo lavoro serve dedizione massima, abbiamo bisogno che tu dica al tuo ragazzo che potete sentirvi telefonicamente solo una volta al giorno, mentre lavori.
- Ok, non cʼè problema.
- Dovresti mettere un grembiulino bianco, fare uno chignon ai capelli e truccarti in modo molto fine. Sai, abbiamo dei clienti importanti, noi.
- Ve bene, va bene, per me non è un problema.
- Ok, allora a questo punto possiamo dirti che ti faremo sapere.
- Va benissimo, grazie.
Questo era stato il colloquio.
Aveva attraversato nuovamente il corridoio rosso, preso l'ascensore ed era arrivata al tornello. Aveva provato ad inserire il pass ma il passante non si era sbloccato. Aveva
provato una seconda volta ma niente. Poi una terza, fallimentare. Era stata per più di mezz'ora ferma ad aspettare e nessuno era venuto in soccorso. Eppure quello era un
signor palazzo. Niente. Aveva fatto dei segnali sperando che qualcuno l'aiutasse, ma senza nessun risultato. Dopo un po', quando aveva ormai perso le speranze, era arrivato il portiere e aveva detto che la scheda si era smagnetizzata chissà come e che bisognava scavalcare.
- Come scavalcare?
- Signorina, ma che ne so che cosa ha combinato?
- Deve scavalcare. Mi dia la mano.
Era uscita dal palazzo di vetro piena di speranze e di ambizioni. La conista professionista, questo sarebbe stato forse il suo futuro lavoro. Le piaceva l'idea. Si sentiva importante per una volta.
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