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Regionali: vince la vecchia o la nuova politica?

Elezioni finite, si. E urne chiuse. È l'ora dei conti da fare, questa. Ma la sensazione è che i giochi non siano ancora fatti e che molto ci sarà da decidere

  • 31 ottobre 2012

Chi ha vinto, chi ha perso. È l'ora dei conti da fare, questa. L'ora del tirare le somme, del tracciare bilanci. L'ora delle cifre, facilissime ormai da leggere e interpretare: il 30,5% dei consensi che assegna a Rosario Crocetta il compito di guidare, da domani, il nuovo governo regionale; e poi quel 14,89% che segna il trionfo del Movimento Cinque Stelle e la sua fulminea fuga in avanti, tanto da trasformarlo nel primo partito (pardon, movimento) di Palazzo dei Normanni. Ma anche quel 12,91% a sottolineare la debacle del Pdl o quel 4, 38% che brucia a Fli la speranza di entrare all'Ars. Senza contare poi quel 52% di astensionismo (mai così alto) che forse dice molto, molto più di quanto i partiti stessi non abbiano compreso o non siano disposti ad ammettere.

Che cosa è accaduto, dunque? Che Sicilia è quella appena uscita dalle urne? E che Sicilia sarà domani? La vittoria di Crocetta - questo è fuor di dubbio - segna certamente una novità se si guarda alla sua carriera e al suo credo politico, e sottolinea ancora di più la sconfitta di un centrodestra dilaniato e diviso; ma rappresenta anche l'affermazione di un modello nuovo e di una nuova, discussa alleanza: quella con l'Udc di Casini, che dal virtuoso esempio siciliano potrebbe adesso prendere slancio anche a livello nazionale. Continuità con il governo Lombardo? Aderenza al modello del "sostegno tecnico" che tanti guai ha prodotto in casa Pd? Oppure svolta radicale? Insomma ha vinto la vecchia, o la nuova politica?

E ancora, il nodo della governabilità: in mancanza di una maggioranza sufficientemente ampia da garantire l'autonomia, che tipo di scelte farà il governo Crocetta? Su quali alleanze farà leva per trainare la Regione fuori dal baratro in cui sta scivolando? A giudicare anche dalle prime dichiarazioni a caldo (soprattutto quelle dello stesso neo presidente, che di sè dice di aver fatto un miracolo e si proclama primo governatore antimafia eletto in Sicilia dal dopoguerra) sarebbe più che naturale una sintonia con lo stesso movimento di Grillo.

Un movimento anti-casta, che ha concentrato la maggior parte della propria campagna elettorale sul tema della svolta e del cambiamento rispetto alla vecchia politica, intestandosi fin dal principio la battaglia per la legalità e per la trasparenza e contro la corruzione e il malaffare. Un movimento che però non sembra staccarsi, almeno per ora, dalle sue posizioni, e che per bocca del suo coordinatore regionale Giancarlo Cancelleri (candidato alla Presidenza sconfitto, ma che all'Ars entrerà da deputato) ancora oggi smentisce qualunque ipotesi di alleanza dicendosi pronto ad appoggiare Crocetta solo sulla base delle singole proposte. Dall'altra parte, restano le sponde forse più scomode per il neo governatore: quelle dell'Mpa di Lombardo e di Grande Sud di Miccichè.

Elezioni finite, si. E urne chiuse. Ma la sensazione è che i giochi non siano ancora fatti e che molto ci sarà da decidere. Dovrà decidere il Movimento Cinque Stelle, vera rivelazione di queste Regionali, se assumersi la responsabilità e il peso di questa straordinaria affermazione elettorale - il che potrebbe voler dire partecipare concretamente, laddove ve ne sia l'opportunità, alla costruzione di un nuovo governo e di una nuova Sicilia - o se assumere il ruolo del controllore. Una scelta che molto dirà, probabilmente, sul grado di maturità politica di un movimento che proprio da qui potrebbe lanciarsi nella corsa per la conquista del Parlamento nazionale. E dovrà decidere anche il nuovo inquilino di Palazzo d'Orleans, che oltre a scegliere gli assessori (finora l'unico nome certo è quello, già annunciato, di Lucia Borsellino) dovrà scegliere soprattutto una linea da seguire per arrivarci davvero a quella "maggioranza bulgara" di cui si dice già convinto.

In ballo non c'è più soltanto il laboratorio-Sicilia. In ballo c'è il futuro della Sicilia e dei siciliani. Persino di quelli, e sono tanti, che domenica a votare non sono andati: oltre la metà degli elettori. Anche con questo dato dovrà confrontarsi il nuovo governo regionale: perché è un dato che urla, non c'è dubbio, e dovrà pur venire il momento, archiviata l'euforia dell'elezione, perché la politica decida di affrontarlo davvero. Con i fatti.

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