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Parlare con il cane o il gatto, ora si può (quasi) fare: con una start up creata in Sicilia

Questa rivoluzione sarebbe ormai raggiungibile grazie ai progressi dell'hardware e del software che sono avvenuti nel corso degli ultimi due decenni

Aurelio Sanguinetti
Esperto di scienze naturali
  • 16 febbraio 2023

Immaginate di essere capaci di chiedere direttamente al vostro cane o al gatto quale cibo preferiscono per la cena. Come passo successivo, riflettete quanto sarebbe bello se foste capaci di comprendere la loro risposta, fra abbai, miagolii e fusa di vario genere.

Pensate che questo futuro possa essere possibile? Senza disturbare le capacità miracolose di San Francesco, quanto descritto sembra fuoruscire direttamente da uno dei film de il Dottor Dolittle, il rinomato dottore capace di comunicare con tutte le specie animali.

Oggi però uno studio promette che attraverso lo sviluppo della tecnologia dell'intelligenza artificiale di aziende come Google, ma anche di start up come la sicilianissima Ludwig, che aiuta gli utenti a scrivere meglio in inglese, in futuro ognuno di noi potrà divenire una sorta di piccolo dottor Dolittle... qualora aveste a portata di mano un cellulare e la banda larga, ovviamente.

La dichiarazione arriva attraverso la pubblicazione di uno studio americano, effettuato da Karen Bakker, docente dell'Università della British Columbia.
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La scienziata infatti ha appena pubblicato un libro - The Sounds of Life - che è stato da poco citato dal Financial Times come uno dei possibili best sellers che spiegano lo sviluppo delle future tecnologie. In questo testo delinea meglio l'utilità nel saper tradurre il linguaggio degli animali come qualsiasi lingua parlata.

«Non possediamo ancora un dizionario del capodoglio, ma ora abbiamo gli ingredienti per crearne uno», ha affermato Bakker. Secondo lei questo evento epocale starebbe per avvicinarsi ed entro i prossimi vent'anni tutti sapranno interpretare i versi degli animali e saranno persino capaci di rispondere, attraverso la riproduzione di suoni prodotti da complessi sistemi di machine learning.

Questa rivoluzione sarebbe ormai raggiungibile grazie ai progressi dell'hardware e del software che sono avvenuti nel corso degli ultimi due decenni. La stessa Bakker sottolinea quanto utile sarebbe questa tecnologia, qualora il traduttore universale dovesse essere utilizzato per le specie selvagge.

Gli algoritmi e i server infatti che usano realtà come Ludwig possono essere implementati, con un giusto contributo di fondi e di lavoro umano.

«Credo che questa tecnologia si riveli infatti più utile nelle case dei vari pet mate e all'interno dei progetti di conservazione della natura. Stiamo usando già infatti l'apprendimento automatico per automatizzare e accelerare ciò che gli esseri umani stavano già facendo attraverso il grande sacrificio di migliaia di volontari».

La scienziata dunque sembra chiedersi quanto sarebbe più facile studiare il comportamento della fauna o scoprire che c'è qualcosa che non va nel nostro cane, se disponessimo un aiuto capace di interpretare i suoni nella maniera più corretta possibile.

Alla fine, progetti di ricerca sempre più complessi relativi allo sviluppo delle intelligenze artificiali hanno già portato ad alcune grosse rivoluzioni.

Per quale motivo dunque sarebbe opportuno smentire la possibilità che l'impiego delle stesse tecnologie possa rendere possibile un sogno? Secondo Bakker, è dovere dell'uomo raggiungere questo livello di comprensione scientifica. Esistono però due problemi - uno etico e uno pratico - al sogno di una tecnologia capace di sviluppare una forma di comunicazione universale con tutte le specie.

Per quanto la natura possa essere in grado infatti comunicare a noi esseri umani i suoi bisogni e i suoi stati d'animo, è lecito chiedersi: saremmo capaci di comprendere veramente i bisogni delle specie, traducendo semplicemente i suoni prodotti dagli animali in concrete esigenze fisiche? Non rischiamo così di antropomorfizzare eccessivamente il significato oltre che il messaggio, provenienti da creature molto differenti da noi? Inoltre, chi ci assicura che questa tecnologia non venga utilizzata per fare del male alle creature?

Esistono già dei richiami artificiali che vengono utilizzati per esempio per catturare specie esotiche di uccelli come grandi balene. Non sarebbe troppo pericoloso diffondere questa tecnologia, capace di riprodurre anche i versi di risposta tipici di una specie? Anche qualora dovesse essere utilizzata esclusivamente da scienziati o dai pet mate, non ci avvicineremmo troppo ad un pericolo a cui non siamo eticamente pronti?

Le possibilità date ai nostri giovani siciliani però da questo settore, eccellenze spesso sottovalutate (vedasi il caso dei fondatori di Ludwig), potrebbero essere incalcolabili.

Non solo nel campo della tecnologia, ma anche della conservazione della natura. Immaginate infatti i riscontri che potrebbero ottenere le centinaia di laureati siciliani in scienze naturali, in biologia ambientale o marina, qualora potessero studiare la nostra fauna con questa tecnologia. Fantascienza? Non troppo, almeno sentendo gli esperti del settore.
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