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Riportò alla luce il "Tempio della Vittoria": Pirro Marconi e la colonia greca di Himera

Pirro Marconi fu archeologo, filosofo e valente storico dell’arte che nel 1930 realizzò importanti scavi archeologici nella città bassa della colonia greca di Himera

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 2 maggio 2023

Una sala del Museo "Pirro Marconi" a Termini Imerese

Siamo a Termini Imerese, nella contrada “Buonfornello”, e qui si trova il museo dedicato a Pirro Marconi, l’archeologo, grande filosofo e valente storico dell’arte che, tra il 1929 e il 1930, realizzò importanti scavi archeologici nella città bassa della colonia greca di Himera.

Il museo, inaugurato nel 2016, è stato realizzato all’interno di un caseggiato rurale, ed è il completamento dell’itinerario di visita già fruibile nell’Antiquarium, posto nella parte alta della città e progettato dall’architetto Franco Minissi nel 1970 e inaugurato nel 1984.

All’interno del Museo "Pirro Marconi" si possono ammirare numerosi reperti appartenenti alla colonia greca di Himera rinvenuti in prossimità del porto canale. Questa città venne fondata da Calcidesi di Zancle nel 648 a.C. sul lato destro dell’omonimo fiume in un pianoro dove divenne anche la sede del santuario dedicato ad Athena.
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Proprio a pochi passi dalla struttura si trova il “Tempio della Vittoria”, edificato nel 480 a.C. in occasione della battaglia tra i Greci di Sicilia, guidati da Gelone tiranno di Siracusa, e i cartaginesi, al seguito del generale Amilcare.

L’esercito greco sbaragliò il nemico proprio fuori le mura della città e nel trattato di pace Gelone impose ai vinti di costruire due templi, uno a Siracusa e l’altro ad Himera, quest’ultimo in prossimità del porto canale.

Lo spazio espositivo si articola in cinque sale tutte collegate da rampe e illustra le principali realtà archeologiche rinvenute nella città bassa. Nella prima sala, in prossimità dell’ingresso, è esposta una tipologia di anfore originarie da diverse città del Mediterraneo adoperate come contenitori per le sepolture infantili.

In questa sala si notano anche i corredi dei defunti trovati nelle tombe delle necropoli di est ed ovest.

Particolare interesse sono due crateri figurati con scene di miti attici e di animali che lottano. Accanto a questa sala è stata realizzata una area destinata alla proiezione di filmati utilizzata per le attività didattiche e divulgative.

Continuando il percorso espositivo si raggiunge la sala 3, dove si trovano custoditi alcuni vasi utilizzati come contenitori per le sepolture, tra queste segnaliamo un reperto dove si notano i resti di un bambino inumato con il suo corredo funebre.

Ancora in questa ambiente sono esposti alcuni reperti delle fosse comuni e delle tombe di cavalli, probabilmente connesse alle battaglie di Himera del 480 e del 409 a. C., ampiamente narrate dallo storico antico Diodoro Siculo.

Le fosse comuni contenevano numerosi corpi di soldati allineati uno accanto all’altro, dove sono stati rinvenuti evidenti segni di traumi violenti e punte di frecce ancora infisse nelle ossa.

In questo spazio si può ammirare, il rinvenimento rarissimo del cranio di un cavallo munito di un morso in bronzo, probabilmente appartenente alla cavalleria siracusana, degno d’essere sepolto per aver eroicamente combattuto contro il nemico invasore.

Si tratta di due battaglie fondamentali per la storia della Sicilia del V secolo. Quella del 480 a.C., con la vittoria di Gelone, supportato dal suocero Terone tiranno di Agrigento, rappresentò la supremazia della cultura greca a quella barbara.

Evento considerevole tanto da essere ricordato nel santuario di Apollo a Delfi con un’epigrafe oltre che essere ricordato da Pindaro, Erodoto, Diodoro Siculo, Plutarco, solo per citarne alcuni.

La seconda battaglia quella del 409 a.C., sempre ad opera dell’invasore cartaginese e guidati da Annibale, rappresentò la disfatta di Himera. Infatti in questa circostanza la città venne depredata e distrutta al punto di non essere mai più abitata.

L’esposizione museale prosegue nella sala 4 interamente dedicata al “Tempio della Vittoria”.

Parte di questo ambiente, infatti, illustra la campagna di scavo effettuate in questa area nel 1929, eseguito da Pirro Marconi che riportò alla luce il tempio dorico; quella del 1966 eseguita a cura dell’Università di Palermo ed infine quella del 1984-85 eseguiti sempre dall’Università e realizzata sul versante occidentale.

Lo spazio espositivo dell’ultima sala è dedicata all’architettura del "Tempio della Vittoria".

Questo edificio era decorato, lungo i lati lunghi, da una serie di grondaie a forma leonine rinvenute da Pirro Marconi durante lo scavo del 1929-30. In una parete, della sala, viene riproposto un altro modello plastico che riproduce l’effetto cromatico originario delle teste leonine secondo un acquarello, realizzato da Rosario Carta, che dipinse prima che il processo di ossidazione, che il sottosuolo aveva custodito per diversi secoli, svanisse per sempre.

Dopo aver ammirato il “Tempio della Vittoria” vi suggeriamo di proseguire la visita all’Antiqarium, posto a ridosso della città alta, facilmente raggiungibile anche da un agevole percorso pedonale, dove sono custoditi: la Phiale d’oro, probabilmente utilizzata per le libagioni; la lamina con Gorgone rinvenuta nel tempio più antico della città; alcune statuette bronzee del temenos.
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