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Stalattiti e stalagmiti nel cuore degli Iblei: lo scrigno (segreto) chiamato "Grotta Monello"

Un luogo visitabile, divenuto riserva naturale. Entrare qui dà un’emozione unica, è come catapultarsi nel mondo delle fiabe, dove la natura ha dato il meglio di sé

Federica Puglisi
Giornalista
  • 2 dicembre 2022

La "Grotta Monello" sull'Altopiano Ibleo

Un soffio d’aria tra le pietre di un terreno nascondeva un luogo davvero magico, uno scrigno di bellezza e di biodiversità nell’Altopiano Ibleo. Era il 1948 quando il proprietario del terreno Sebastiano Monello insieme a Lucio Vizzini e Santo Tinè si improvvisarono speleologi e si calarono, aiutandosi con una fune, in una piccola fessura tra gli ulivi di quel terreno.

E fecero una straordinaria scoperta: un sistema di antiche grotte, che da lì a poco avrebbe restituito un tesoro straordinario che bisognava al più presto tutelare. Siamo in un’area situata nel territorio comunale di Siracusa, a pochi chilometri da Cassibile, tra Avola e Canicattini Bagni.

È la Grotta Monello, chiamata così per il nome del proprietario del terreno, oggi riconosciuta come Riserva naturale integrale e quindi posta sotto tutela. Entrare in questo luogo è un’emozione straordinaria, sembra di essere nel mondo delle fiabe, dove la natura ha dato il meglio di sé.
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Grazie all’esplorazione scientifica e tecnica voluta dal sovrintendente del museo archeologico Bernabò Brea, noto studioso di preistoria, e promossa poco dopo la scoperta della grotta, l’attenzione per il sito è aumentata. È così iniziato un lungo lavoro di ricerca e di studio che ha consentito di effettuare nuovi sopralluoghi e, negli anni, di renderla fruibile al pubblico.

Forse siamo abituati a visitare in Puglia le Grotte di Castellana, straordinaria testimonianza di origine carsica. Ma la Grotta Monello non è da meno. E poi in essa c’è qualcosa di unico. La grotta ha un’estensione di circa sessanta ettari ed è disposta su più livelli.

Al suo interno sono state rinvenute stalattiti a punta, a mammella, a tronco d'albero, ramificate, e ancora stalagmiti a candelabro, a cupole sovrapposte, a pila di piatti rovesciati e molto altro ancora. Come si diceva, inoltre, nella grotta ha trovato il suo habitat l’armadillidium lagrecai Vandel, un piccolissimo crostaceo, la cui presenza da tutelare è stata il principale motivo per arrivare all’istituzione della riserva. Ma sono presenti anche altri importanti specie animali da proteggere.

Risale al novembre del 1998 l’istituzione della Riserva Naturale Integrale Grotta Monello, con apposito decreto dell'Assessorato regionale al Territorio e Ambiente. La gestione del sito è stata affidata al Cutgana, organismo dell’Università di Catania, che ha il compito di tutelare questi luoghi di straordinaria bellezza naturalistica.

Al suo esterno, poi, il tipico paesaggio dell’Altopiano Ibleo presenta una variegata fauna, aree pianeggianti con piantagioni di olivo, mandorlo e carrubo e il Vallone Moscasanti.

Inoltre le prime esplorazioni in queste grotte permisero di recuperare alcuni reperti di interesse archeologico, risalenti probabilmente al Neolitico Superiore e alla prima Età del Bronzo, come vasi, cocci, conchiglie. La straordinaria presenza carsica in questa parte della Sicilia è dovuta alle acque meteoriche che si infiltrano nel sottosuolo.

Il lento scorrere delle gocce, tra le varie stalattiti, dà vita a questo straordinario processo che dura da millenni. Le temperature, poi, e l’umidità che varia fra l’87 e il 98 per cento fanno la loro parte per la conservazione dello straordinario patrimonio naturalistico.

Il sito della "Grotta Monello" è attualmente visitabile. Occorre farne richiesta all’ente gestore (indirizzo mail: visite.cutgana@unict.it, oppure consultando il sito web http://www.cutgana.unict.it). Inoltre sul posto si può anche visitare un Museo del carsismo ibleo che racconta i segreti della grotta e la sua storia.
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