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A Palermo scocca l'"Ora" di Jovine

  • 1 aprile 2006

La Napoli musicale coccola il progetto Jovine come un cucciolo di tigre che affila le unghie sulla sacra pietra del reggae e dell’underground a tutto tondo; uno spiraglio piuttosto abbagliante di ciò che è stato lo splendore massimo della musica alternativa di casa nostra. Con un nuovo album e una sana voglia di divertirsi la band giungerà a Palermo sabato 8 aprile allo Zsa Zsa Mon Amour (via Francesco Angelitti 32, angolo piazza Campolo, ore 22.30, ingresso 3/5 euro).

Non si può parlare certamente di novità, quando tra le fila di una line up ritrovi un 99 Posse, precisamente JRM, storico bassista della crew partenopea. Ma il sound firmato da Valerio Jovine & Co. non richiama esclsuivamente scenari hip-hop vesuviani. Si tratta, piuttosto, di un riuscitissimo "best of" sonoro delle migliori produzioni musical-alternative che hanno riempito i CSOA e affini degli anni novanta. Stralci di Africa Unite, con chitarra in levare "alla Casacci", onde quadre e vocalità di stampo "primi-Subsonica", testi che rasentano il criptico bluvertighiano con le solite verità sputate in faccia a fare da bilanciere. Inevitabile, e altresì apprezzabile, ad ogni modo, il riconoscibile sound da Officina 99, con le nevrotiche sincopature hip-hop qua e là, a ricordare che la "scuola napoletana", costruita solco dopo solco da Zulù e compagnia, è viva, vegeta e forse non morirà mai, nonostante la storica Posse sia ormai sciolta da tempo. Dopo il convincente esordio discografico, "Contagiato" una storica e indimenticabile presenza al G8 di Genova, 20 luglio 2001, "Ci sono giorni", l’esperienza da supporter ai Simple Minds nelle tappe italiane, nel novembre 2005, è adesso giunta l’ora di... "Ora": si prega di perdonare il gioco di parole ma si sentiva davvero il bisogno di un disco così. E ci perdoni soprattutto Jovine, se spesso album di siffatta rara bellezza non trovano il giusto spazio "editoriale". Ma il tempo dà sempre ragione. E su questa convinzione marzulliana ci rendiamo conto che il salto di qualità da "Contagiato" a "Ora" è evidente, per quanto la cosiddetta maturità artistica sia ancora lontana. In compenso si tiene a vista l’acerbo intuito dettato dalla passione.

E di passione questo album non è certamente avido: passione, per l’appunto, che parla di Genova, legalizzazione, guerra, disagi e amore. Il tutto spaziando dal roots alla melodia di casa nostra, senza imbarazzo alcuno. Gran bella favola, quella di Jovine, timido e gentile animale da palcoscenico, pronto a tirar fuori artigli, sudore e una voce davvero interessante e ricercata. Gran bella favola, e un lieto fine da scrivere: più spazio alla buona musica, quella scritta sui tavolini fumosi di un locale e non quella scritta a tavolino seduti su poltrone in pelle umana. Favola, già, favola.

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