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Declassata la Sicilia. La Regione:"Colpa dei media"

L'agenzia Moody's taglia il rating della Regione Sicilia da Baa2 a Baa3 ma dalla Regione si colpevolizza la campagna mediatica che ha screditato l'Isola

  • 26 luglio 2012

La stoccata finale alla già precaria credibilità della Sicilia in termini di affidabilità economica arriva dall'agenzia Moody's che taglia il rating della Regione Sicilia da Baa2 a Baa3. Già sabato scorso Standard e Poor's aveva sospeso il rating dell'ente in attesa di chiarimenti e dell'ancor meno rassicurante incontro tra il premier Mario Monti e Raffaele Lombardo: ma le rassicurazioni fornite dalla Regione e dal governo nazionale non sono a quanto pare bastate all'agenzia di rating che ha scelto di declassare la regione nel giudizio di affidabilità del debito.

Secondo il ragioniere generale Biagio Bossone «Il giudizio di Moody’s di rivedere il rating appare essere stato formulato a seguito della campagna mediatica che nei giorni scorsi ha preso a oggetto il merito di credito della Sicilia. L’attribuzione del giudizio di rating normalmente scaturisce da un’approfondita analisi della situazione economico-finanziaria dell’ente valutato e non da considerazioni basate su notizie mediatiche - aggiunge Bosone - Si osserva al riguardo che la decisione di declassamento è stata assunta da Moody’s in assenza di contraddittorio con gli uffici tecnici della Regione, senza attendere l’incontro con il management dell’agenzia nel corso del quale e successivamente al quale sarebbe stata fornita tutta la documentazione e l’informazione necessaria per formulare un giudizio di rating compiuto». L'incontro con l'agenzia era stato fissato in prima istanza per il mese di settembre e poi anticipato 2 agosto su richiesta della stessa Moody’s, ma il giudizio è giunto ben prima di qualsiasi confronto.

Moody’s, è la più antica delle agenzie di rating insieme a Standard & Poor’s, Fitch e la cinese Dagong: si tratta di società che vengono ingaggiate per giudicare i bilanci in base a una scala di valori che va dalla A alla D, che sta per “default”. Una vera e propria pagella che serve agli investitori come guida per valutare la capacità di uno Stato - di una banca, di una società, di un bond o di uno strumento finanziario complesso - di ripagare i sottoscrittori.

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