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Extrema, tutta la furia del metal italiano

  • 27 dicembre 2005

Metallari di tutta la Sicilia tenetevi pronti: la storia del metal italiano sta per sbarcare (direttamente da Milano) nella nostra città. E la storia del metal italiano ha un nome: Extrema. L'appuntamento è per sabato 7 gennaio, allo Zsa Zsa Mon Amour (p. Campolo, ore 22, ingresso 8 euro). Data davvero pesante per il metallo palermitano, già, perché gli Extrema sono una band che macina concerti e album da quasi venti anni, che ha partecipato ad alcune tra le più importanti manifestazioni italiane (Gods of Metal, Heineken Jammin' Festival), condividendo il palco con gente del calibro di Metallica, Slayer, Korn, e che il mese scorso ha sfornato il suo ultimo gioiello dal titolo: "Set the world on fire". Ma facciamo qualche passo indietro. Nell'inverno milanese del 1986, prende vita l'embrione della band, la quale si consolida stabilmente l'anno successivo: Gianluca Perotti (voce), Mattia Bigi (basso), Chris Dallapellegrino (batteria) e Tommy Massara (chitarra). Grazie al carisma e ai tremendi riff di quest'ultimo, il gruppo cresce e acquista presto una sua identità.
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Dopo qualche anno di gavetta, nel '93 il primo lavoro in studio: "Tension at the seams", che squarcia il cielo buio (veramente buio!) del metal italiano di quegli anni. L'impatto è violentissimo, il sound è pieno e senza compromessi, la chitarra trita senza lasciare scampo. Su questa base di puro metal, la voce stupenda e tecnicamente notevole di Perotti segue il ritmo forsennato con un fare hardcore: questa l'inossidabile pasta sonora degli Extrema. Nello stesso anno sono la spalla di Metallica e Vasco Rossi, mentre è pronto il loro live "Proud, powerful 'n' alive". Il '94 è l'anno della definitiva consacrazione come miglior band italiana nel loro genere, da parte di molte riviste del settore. Proprio quando ormai si guarda agli Extrema come a un punto di riferimento, i nostri firmano il loro secondo lavoro: "The positive pressure of injustice". Disco quadrato e potente, probabilmente il loro album più violento. A farla da padroni, come sempre, l'energica e graffiante chitarra di Tommy Massara e un cantato che comincia ad acquisire una verve trasversale, crossover, in un certo senso. Segue una lunga serie di concerti in Italia e all'estero, finché nel '96 la voglia di sperimentare qualcosa di ibrido li spinge ad una collaborazione con gli Articolo 31. L'idea è quella di fondere il metal più pesante all'hip-hop. Purtroppo molti fans scettici storcono il naso e gridano subito allo scandalo. Il risultato (il singolo "Mollami"), a posteriori, testimonia invece la lungimiranza dell'esperimento, se si considera che proprio questo mix sarà fondamentale nel canone del nuovo metal.

Segue un lungo periodo di pausa, in cui ogni membro del gruppo si dedica a diversi side-project. Anche questi anni sono spesi bene: nel 2001, infatti, gli Extrema si ricollocano prepotentemente al top della scena italiana con "Better mad than dead". Un lavoro straordinariamente contaminato, frutto proprio delle loro diverse esperienze durante il periodo di stand-by. E' certo un disco più moderno, ma gli Extrema restano sempre fedeli alla loro attitudine, senza mai ammiccare troppo alle "nu-tendenze" ormai in voga. Nel 2003 è la volta di "The best is yet to come", una compilation dal titolo ironico, piena di rarità, tra collaborazioni, remix e inediti, quasi una sorta di tributo ai loro dieci anni di storia. Così torniamo al punto di partenza: l'ultima tappa (al momento) del cammino di questa longeva e fieramente ostinata band. "Set the world on fire", fresco di stampa, dimostra che, nonostante tutto, esiste ancora un modo, nel 2005, per fare (realmente) heavy-metal di qualità: alla batteria c'è adesso Paolo Crimi, ma la furia è quella di sempre, il suono granitico e dirompente, una precisione e una pulizia invidiabili. Se si considera poi che ad aprire lo spettacolo di sabato 7 gennaio ci saranno i palermitani Filthy Sunday Circus, e che gli Extrema riescono come pochi a dare dal vivo almeno tre volte di quello che danno in sala di incisione, che dire ancora? Non resta che prepararsi al "massacro collettivo". Il mio giubbotto di pelle è già pronto.
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