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Film "queer" in rassegna al Lubitsch

  • 13 marzo 2006

E' iniziata la nuova rassegna al cinema Lubitsch di Palermo (via Guido Rossa,5), che non abbassa mai il livello delle attività proposte. Anche stavolta gli argomenti trattati sono delicati, provocatori, ultimamente molto abusati, spesso per autocelebrazioni di aperture mentali inesistenti, che in realtà celano confini molto ristretti, perbenismi troppo strutturati. Contro tutto ciò, l'attività degli organizzatori Andrea Caramanna, Paolo Greco e Franco Machì tenta di scuotere le menti di noi spettatori, invitandoci a superare le convenzioni socialmente accettabili, l'omologazione di definizioni appiccicate. Una rassegna sul cinema queer, cinema che deve lottare per non essere considerato solo un genere, che deve scardinare pregiudizi per diventare cinema. E può riuscirci solo provocando, gridando. Un cinema che milita attraverso il suo mezzo, che si mostra con più coraggio proprio perché più radicale. Pochi i registi selezionati, considerati fastidiosi, degni rappresentanti di “questa strategia d'attacco”, per una serie di film che si concluderà il 4 maggio. Ecco allora l'inglese Derek Jarman, con i suoi film visivamente violenti, che s'imprimono in modo indelebile: "Glitterburg" (9 marzo), concluso nel 1996, quando il regista scoprì di essere sieropositivo e da lì caratterizzò la sua produzione per la valenza autobiografica; "Jubilee" (6 aprile), in cui si immagina che la Regina Elisabetta faccia un viaggio nel XX secolo; o ancora i corti, per esempio l'interessante "Pirate Tape" (6 aprile), in cui Genesis P. Orridge invita niente poco di meno che William Burroughs a Londra per una serie di incontri. Quindi il canadese Bruce La Bruce che in "Hustler White" (9 marzo) indaga sulla mercificazione del sesso e sull'omosessualità attraverso immagini che si ispirano a Waters e Warhol, mentre in "Raspberry Reich" (13 aprile), propone e quasi suggerisce una sessualità che sia un'emancipazione, come negli anni settanta.

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Altro regista, più conosciuto attraverso film di grande circuitazione, come "8 donne e un mistero" (30 marzo), il francese Francois Ozon, che scopriremo in una veste meno commerciale, attraverso i suoi corti, per esempio: "X2000" (30 marzo), in cui i rifiuti del capodanno del 2000 diventano simbolo esteriore dei rifiuti della vita di un uomo, oppure "Scenes de lit" (13 aprile), in cui sette coppie analizzano i cambiamenti del cuore durante gli incontri sessuali. E questi solo per citarne alcuni. Assolutamente imperdibili poi i tre film cult di uno dei registi tedeschi mai abbastanza valorizzati: Fassbinder. Vedremo "Querelle" (16 marzo), in versione integrale, in cui il marinaio Querelle sbarca a Brest, affrontando tante peripezie; "Le lacrime amare di Petra von Kant" (27 aprile), film struggente sull'impossibilità dell'amore di Petra per Marlene e infine a chiusura della rassegna "Un anno con 13 lune" (4 maggio), estremo racconto sugli ultimi cinque giorni, prima del suicidio, del transessuale Erwin. Non possiamo poi non invitare alla visione di filmati degli anni dieci e venti: gioielli introvabili che ridimensionano il nostro ego, facendoci scoprire quanto la presunta libertà mentale acquisita sia iniziata tanti decenni fa: "Lei e... lei", di anonimi francesi (9 marzo), il provocatore "Sul prato" (20 aprile) sempre di anonimi francesi, che mostra scene di sesso all'aria aperta, "Anders als die Andersen" (4 maggio), del tedesco Richard Oswald, copia ricostruita dai frammenti rimasti, che narra una storia d'amore omosessuale ben ottantacinque anni fa. Infine, forse solo questo vale tutta la rassegna, "Un chant d'amour" (23 marzo), di Jean Genet, in versione integrale: un canto d'amore che sottolinea quanto questo sentimento sia e debba essere privo di qualsiasi forma di etichettature. I prezzi sono invariati: l'abbonamento a tutta la rassegna è di 30 euro l'intero, 20 euro il ridotto per universitari; il singolo biglietto è 6.50 euro l'intero, 4 euro il ridotto. Prevendite alla Libreria Broadway e al cinema Lubitsch. Il giovedì diventa quindi un appuntamento fisso, ottimo diversivo alla catatonia circostante.

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