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Lavoro: precariato, disoccupazione o pigrizia?

L'Italia dovrebbe essere una Repubblica fondata sul lavoro, eppure tutti hanno sempre meno la certezza del posto a tempo indeterminato

  • 16 settembre 2012

L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione. Così, recita l’articolo 1 della Costituzione Italiana. Oggi, la questione lavoro sta irrimediabilmente cambiando l’assetto socio-strutturale dell’intero sistema globale. Il nostro Paese è sempre più diviso tra precariato e disoccupazione, in particolare giovanile. Le cifre sono allarmanti, soprattutto in alcuni territori come il Sud-Italia. Gli ultimi dati certificano che i precari in Italia sono 3.315.580 ed, in Sicilia raggiungono la soglia del 20%.

Alcuni dei mutamenti in seno al contesto lavorativo sono avvenuti a partire dagli anni Novanta, modificandone sostanzialmente la dimensione contrattuale. Sempre meno la certezza del posto a tempo indeterminato; il lavoro viene coinvolto in assetti di imprevedibilità, con relativa discontinuità del reddito. Anche l’utilizzo di nuove tecnologie ha dato una nuova veste; il luogo di lavoro non è più collocabile dove avviene la produzione fisica, molto spesso coincide con l’abitazione stessa. La cosiddetta, domestication.

Altro tratto importante è la femminilizzazione del mercato del lavoro. Da un lato è avvenuto un incremento della presenza femminile, dovuto ad esigenze economiche; dall’altro, la nascita e lo sviluppo di mestieri inerenti la comunicazione e dinamiche relazionali, qualità maggiormente rispondenti alle donne. Tutto ciò, conduce ad uno stato di anomia. Senza certezze e, probabilmente con un crescere di disvalori.

E Palermo? La Sicilia? Qui, il caos regna sovrano. La crescente crisi economica e le innumerevoli gestioni scellerate, frutto di clientelismi elettorali, sono il risultato di ciò che sta accadendo negli ultimi tempi. Diverse le aziende in crisi, nessun settore non ne è investito, dai cinema ai supermercati. Alle librerie. E poi, i colossi clientelari o, più moderatamente, potremmo definirli, situazioni lavorative generate a causa dell’assenza di lavoro. Gesip, un esempio, per tutti.

La protesta dei dipendenti della Gesip, la società comunale, in liquidazione, che attende dal Governo nazionale 5 milioni di euro per pagare nell'immediato gli stipendi, è quella che in questi giorni sta tenendo a banco a Palermo. Decine di dipendenti della società hanno occupato persino la Cattedrale impedendo ai turisti di visitare le tombe e il tesoro. Il traffico in città è in tilt. Il problema non sono i 5 milioni di euro, che garantirebbero solo 25 giorni di lavoro. Il problema è il futuro della nostra città e, la dignità dei lavoratori stessi. Una nota a margine. Siamo proprio sicuri che tanti lavoratori non siano fatti di pigrizia?

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