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Nobili e artisti la chiamavano "Palermu a nica": dov'è la cittadina set del Gattopardo

Un piccolo centro di 3.500 abitanti sito nel versante settentrionale della Sicilia. Qui si possono scoprire i tanti luoghi immortalati nella pellicola di Luchino Visconti

Roberto Tedesco
Architetto, giornalista e altro
  • 13 settembre 2022

Ciminna (foto di Rino Porrovecchio)

Un tempo era chiamata a Palermu a nica ed è uno dei centri urbani collinari tra i più interessanti dal punto di vista storico-culturale dell’isola.

Ci riferiamo a Ciminna, piccolo centro abitato di quasi tremilaecinquecento abitanti, sito nel versante settentrionale della Sicilia a 40 chilometri da Palermo. Testimonianze archeologiche attestano che il territorio era frequentato sin dall’età del bronzo, anche se in epoca romano dovette avere un importante sviluppo che proseguì anche in epoca araba.

In merito all’epoca di fondazione non si hanno informazioni certe, le prime notizia, sul centro, si hanno nel 1098 in un diploma dove si legge che "il Conte Ruggero", intenzionato a ristabilire il culto cristiano, donò ad un tale di nome Jacopo, abbate del Monastero di Santa Maria di Boico, attualmente sito a Vicari, "terre, bestie e servi in Boico, Ciminna, Petterano e Garciniene".

Ulteriore informazione si ha in un altro documento risalente 1123 quando si dovette risolvere una questione sulla proprietà di un mulino ad acqua ricadente nel territorio di Ciminna, posto sul fiume Sulla, oggi l’attuale San Leonardo.
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Tra fine del XII secolo e l’inizio del XIII secolo l’antica urbanizzazione di contrada "Cernuta" viene abbandonata e una nuova Ciminna sorge a circa un chilometro di distanza in zona strategicamente meglio difendibile con un castello a sua protezione anche se venne distrutto nel 1326 da una scorreria del Conte Novello agli ordini di Roberto I, re di Napoli.

Nel XIV secolo, a Ciminna, esisteva una comunità ebraica con 9 casate e una propria Meschita (Sinagoga), oggi chiesa di San Giacomo. “Nel ‘600 Ciminna aveva 7.000 abitanti attribuita ad una immigrazione di intere famiglie proveniente dalle Madonie a fronte dei 50.000 che contava Palermo" scrive Fellino Casimiro Vito nella prestigiosa pubblicazione dal titolo "Ciminna, Palermu lu nicu, identità culturali di un paese della provincia palermitana" a cura di Maurizio Rotolo e Arturo Anzelmo.

“E poi non solo per riguardo al numero di persone che vi abitavano era stato dato questo appellativo ma soprattutto considerando l’opulenza del territorio e la ricchezza di opere d’arte che abbellivano il paese". È il periodo in cui si costituisce una solida borghesia interessata al commercio che riesce ad attirare gli interessi di numerosi artisti e architetti.

Tra le bellezze monumentali vi segnaliamo la Chiesa Santa Maria Maddalena o Chiesa Madre, San Giovanni Battista, San Francesco d’Assisi, San Domenico e quella di San Francesco di Paola, oltre a cinque ordini religiosi e un Monastero formato da suore dell’ordine di San Benedetto.

Di particolare interesse è la Biblioteca Comunale sita nei locali nell'ex Convento di San Francesco d'Assisi e diretta dalla dottoressa Leonarda Brancato che con grande passione, custodisce la Biblioteca Cappuccinorum (sec. XVI-XIX) oltre a testi di letteratura moderna una interessante sezione speciale sul Risorgimento di oltre 1.000 volumi, grazie alle donazioni da parte di Francesco Brancato (storico ciminnese, a cui è intitolata la Biblioteca stessa), e agli acquisti effettuati dalle Amministrazioni comunali.

Oggi custodisce un importante patrimonio complessivo di 27.000 volumi ed è divisa in sezioni speciali quali Risorgimento Italiano, Biblioteca dei padri Cappuccini, Biblioteca per ragazzi, Emeroteca, Videoteca, Discoteca, sala conferenze e video proiezioni.

Da non perdere la visita presso il Polo Museale, attualmente ospitato nella sede l’ex Ospedale Santo Spirito. Qui sono esposte opere d’arte appartenenti al comune di Ciminna, facenti parte di chiese dal XVI sec. oggi in disuso o distrutte, tra cui di particolare pregio le 13 statuette lignee raffigurante la Pentecoste, la Madonna e il Crocifisso (XVI sec.) appartenenti all’Ospedale Santo Spirito.

Nel 1963 il regista Luchino Visconti scelse, il piccolo centro collinare, come set in diverse scene del film “Il Gattopardo”, un capolavoro destinato all’immortalità, anche grazie al recente restauro. In quei giorni il piccolo paese rurale dell’entroterra siciliano degli anni ’60 del secolo scorso si trasformò, grazie allo straordinario talento dello scenografo Mario Garbuglia, nel borgo ottocentesco dell’immaginaria "Donnafugata" al tempo dell’unità d’Italia.

Ciminna in quell’occasione venne frequentata da attori straordinari come: Burt Lancaster che interpretò il ruolo di don Fabrizio Corbera, principe di Salina, Alain Delon, quello di Tancredi Falconeri e Claudia Cardinale nel ruolo della bellissima Angelica. Nel cast figuravano anche attori del calibro di Paolo Stoppa, Rina Morelli, Giuliano Gemma, Sergio Regiani, Romolo Valli, Mario Girotti, Ottavia Piccolo, Ida Galli e i giovanissimi Pino Caruso e Tuccio Musumeci.

Il film vinse il Festival di Cannes 1963 con la Palma d'oro a Luchino Visconti; il David di Donatello 1963 come Miglior produttore a Goffredo Lombardo, oltre a numerosi altri prestigiosi premi. La pellicola fu anche candidata al Premio Oscar per il miglior attore debuttante (Alain Delon) e migliori costumi (Piero Tosi).

Oggi presso i locali comunali dell’ex Pretura è possibile ammirare una serie di documentazione fotografica in gigantografie di oltre 300 immagine che immortalano il capolavoro di Luchino Visconti.

La mostra riserva al visitatore una sezione di backstage, con i fuori scena del film, altre a foto che riguardano il grande lavoro che si svolgeva dietro le cineprese e la quantità di persone che partecipavano a vario titolo come comparse, truccatrici, fotografi, elettricisti ecc.

Per scoprire i luoghi e le vie immortalati nella pellicola da Visconti vi consigliamo di farvi accompagnare da esperto di storia locale e appassionato della pellicola Luchino Visconti: Giuseppe Cusmano.
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