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Fabrizio Ferrandelli è pronto a riprovarci: "Come far splendere Palermo" (in 8 punti)

PALERMO 2022 - Balarm vi racconta le amministrative con le interviste ai candidati: Fabrizio Ferrandelli, le criticità da affrontare e come intende cambiare il volto della città

Stefania Brusca
Giornalista
  • 9 maggio 2022

Il candidato sindaco di Palermo Fabrizio Ferrandelli

Nella vita, come nella politica, l'esperienza serve per crescere. Saper leggere, guidare e interpretare i bisogni e gli interessi di una città complessa come Palermo non è una cosa che si impara dall'oggi al domani. E ci vuole tempo anche per conoscere a fondo la "macchina" comunale.

Fabrizio Ferrandelli, 41 anni, presidente dell'Assemblea di +Europa, si presenta anche questa volta (la terza) alle elezioni per diventare sindaco di Palermo. Una sfida che lo vede tra i protagonisti, sostenuto dal suo partito e da Azione di Carlo Calenda. Tra le tre liste a suo sostegno spicca "E tu splendi Palermo", un omaggio a Pier Paolo Pasolini, formata da commercianti, cittadini e professionisti. L'altra invece è una novità nel panorama elettorale palermitano: "Rompi il sistema", interamente formata da under 25, dove il più piccolo ha solo 18 anni e quest'anno affronta la maturità.

Dopo diversi anni di battaglie politiche, anche all'opposizione in Consiglio comunale, si sente "pronto" a diventare sindaco, come recita il suo stesso slogan: «Ho iniziato a fare politica da giovanissimo e oggi mi ritrovo uomo e padre di due ragazze. Inevitabilmente lo sguardo cambia e cambi anche tu. E cresci, maturi e fai esperienze. Tutte le esperienze, anche quelle più brutte, ti lasciano un grande patrimonio e anche un bagaglio di valori. Non ho però mai perso la “luce” e la voglia di cambiare la città. Non mi sono mai arreso, non ho mai accettato lo status quo, mi sono messo in gioco e sempre cercato le soluzioni e non una scusa per non fare determinate cose.
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Sono sempre stato "agitato" dal questa voglia di cambiare Palermo ma se c’è un passaggio rispetto al quale sento di fare “coming out” è l’elemento di confusione che è stato portato alle scorse amministrative del 2017 dove la mia presentazione civica, autonoma, col movimento, sostenuta sul progetto elettorale da altre forze politiche ha confuso l’elettorato. Ritengo che questa esperienza che ho maturato offra una grande opportunità ai palermitani. Perché ho capito che non è importante assicurarsi il sostegno di liste che ti portino alla vittoria, ma avere un progetto chiaro di governabilità della città».

La scelta di candidarsi anche questa volta, dopo la sconfitta del 2017, è arrivata dopo un periodo di riflessione, come lui stesso ci spiega. «Avevamo posto a novembre un tema a tutte le forze politiche che si riconoscevano nell’elezione del Capo dello Stato - dice -. Abbiamo chiesto loro di mettersi insieme e cercare delle soluzioni ai problemi della città. E soltanto dopo, per una questione di metodo, individuare una figura e una squadra. Ho detto anche di essere disponibile a fare un passo di lato, che non volevo ricandidarmi». Ma così non è stato. «Questo appello non soltanto è caduto nel vuoto ma dal giorno dopo è iniziato il “toto nomi” su candidati, coalizioni e liste che si mettevano insieme senza basarsi su una natura progettuale. Abbiamo deciso di non perdere tempo e di offrire alla città un programma e un progetto per Palermo che abbiamo elaborato sulla base di 15 anni di conoscenza di Palermo».

Hanno quindi deciso «di fare chiarezza anche mettendo in campo una generazione di persone competenti e cresciute dentro le istituzioni, penso oltre a me a Ugo Forello, Giulia Argiroffi, Leonardo Canto e Cesare Mattaliano per offrire a Palermo una opportunità data da persone che conoscono la macchina, le soluzioni e che possono da subito lavorare sulla base della conoscenza del territorio e delle procedure amministrative al risanamento della città».

PRIMI CENTO GIORNI – Il candidato sindaco, se eletto, nei primi cento giorni da primo cittadino dice che la priorità da affrontare «è quella che mi viene lasciata in eredità, non posso neanche scegliere: devo occuparmi del buco di bilancio che eredito da Orlando, con un piano di riequilibrio che sono contento di avere bocciato perché si pensava di dover scaricare sui palermitani con il raddoppio dell’Irpef, la responsabilità di un disastro causato da altri e che però ci dà preoccupazione. Di certo vedendo come Napoli sia riuscita ad ottenere un miliardo di euro da Roma, Torino un miliardo e duecento milioni e invece Palermo, pur col cappello in mano, ha ottenuto 178 milioni di euro, mi fa ben sperare che si sia un altro miliardo di euro di negoziabilità. Per fare questo però devi essere credibile e presentare un piano di organizzazione della macchina e delle aziende controllate che garantiscano il governo nazionale sul piano del risanamento».

MOBILITA’ - Per Ferrandelli «Palermo ha bisogno di un piano urbano della mobilità e un piano urbano del traffico che sia concertato insieme alle parti sociali, perché credo che quello che si è perso in città sia stata la partecipazione e l’ascolto di chi è portatore di interessi e di bisogni all’interno dei provvedimenti. Infatti incontro continuamente associazioni di categorie e comitati spontanei di cittadini. Questo è l’indice del fatto che la città ha degli anticorpi, per cui si organizza, dall’altra parte che c’è un deficit di ascolto che si è maturato in questi anni».

Per questo ha scelto via Roma come sede del suo comitato elettorale. «Parto da qui perché non può esserci il rilancio del centro storico più bello del mondo se non riparte tutto insieme. Sono contento di come sono andate alcune sperimentazioni come la pedonalizzazione del percorso Unesco, Corso Vittorio Emanuele e via Maqueda. Ma non posso non essermi reso conto delle doppie velocità e dei vari livelli. La via Maqueda dal Teatro Massimo ai Quattro Canti è una storia, dai Quattro Canti alla stazione è in preda alla mafia nigeriana. La via Roma è desertificata. Allora - ribadisce - ho deciso di aprire qui il mio comitato elettorale per prendermi un impegno sul rilancio di tutte queste attività commerciali chiuse, a fronte di provvedimenti sulla mobilità e anche un un piano commerciale mai attuato in città, che ha portato una perdita di ricchezza e di occupazione. Parto da qui perché credo che si debba modificare l’articolo 5 e consentire alla grande distribuzione di arrivare nella nostra città e rilanciare, con i grandi marchi, la via Roma».

Un'altra mossa per accelerare sui cantieri aperti per Ferrandelli sarebbe intensificare i controlli perché accelerino sulle opere incompiute.

Un altro nodo è quello della Zona a traffico limitato (Ztl): «Il Comune non ha raggiunto i suoi obiettivi adottando il provvedimento della Ztl. La salute pubblica non è stata tutelata perché il traffico di benzene si è spostato in via Crispi, via Cavour, corso Tukory e corso Alberto Amedeo peggiorando la qualità dell’aria per altri cittadini che hanno gli stessi diritti alla salute di quelli di che vivono via Roma e paralizzando la mobilità».

Nelle more, aggiunge Ferrandelli, «della ridefinizione del piano parcheggi, del piano della mobilità, bisogna occuparsi dell'intersecazione di tutti i vettori, dagli autobus di ecologici in sostituzione ai Tram su via libertà e via Roma. Basandoci sull'esistente, sugli autobus ecologici, l'anello ferroviario, il passante ferroviario e io ci metto anche la Mal (metropolitana automatica leggera) e completando il cirucito del tram da corso Calatafimi e stazione centrale per chiudere a Roccella, se sospendo la Ztl la mattina, non soltanto non succede nulla nemmeno in termini di incassi, ma ho dato un allegerimento alla mobilità».

Un altro aspetto è quello della movida, che coinvolge il centro città e che vede scontrarsi chi ha investito nei locali notturni e i residenti. «La Ztl notturna è nata per riuscire a calmierare la "mala movida", mentre la "buona movida" credo sia un valore per questa città. Nelle more di attivare un piano movida, possiamo, insieme ai residenti, riflettere sul mantenimento e una revisione oraria di quella notturna per garantire il diritto al sonno di chi abita qui. Ma non è con questo provvedimento che si combatte l’abusivismo e l’intrattenimento con musica elevata all’aperto. Lo voglio invece delocalizzare nella zona che va da Sant’Erasmo fino alla Bandita, con politiche di fiscalità tributaria locale che incentivi gli imprenditori. Portare lì le attività che fanno musica e intrattenimento, dove il traffico veicolare viene garantito da grandi parcheggi e da mezzi di linea, che secondo me devono funzionare anche di notte. Così la "buona movida" può trovare ancora vita in centro dove si può prendere l’aperitivo o cenare e il diritto al sonno dei residenti viene tenuto insieme al diritto al divertimento».

RIFIUTI – Sui rifiuti invece «va cambiato il modello di gestione. La colpa non è della Rap se la differenizata è al 19 per cento contro il 65 per cento previsto dalla legge, ma del modello organizzativo e gestionale che c’è intorno a Rap. Un’azienda che viene gestita secondo la logica dello smaltimento dei rifiuti. La raccolta differenziata va fatta a tappeto su tutta la città, facendo sparire dalle strade i cassonetti e mettendo i contenitori per la differenziata.

Tutto accompagnato a una politica di centri comunali di raccolta, dove i cittadini possono conferire una buona differenziata, che poi diventa centro di smistamento anche per l’azienda. Non dovrebbe cosi pagare i costi di conferimento in discarica ma avere degli utili di gestione, dettati dalla vendita del materiale di scarto. Oggi ogni camion di rifiuti che arriva a Bellolampo viene pesato e in base di quanto rifiuto indifferenziato porta, paga un costo di conferimento in discarica. Cosa diversa se questi stessi camion girano portando plastica, alluminio o cartone: quando vengono pesati, vengono pagati dai consorzi in base al carico che portano. Una politica virtuosa che necessita di un cambio di testa e di passo».

La Tari, secondo Ferrandelli, «non viene pagata da nessuno perché il settore tributi del Comune di Palermo non è nelle condizioni, per mancanza di personale e di strumentazione, di fare un monitoraggio e di operare maniera efficiente. Per questo sono stato tra i promotori di una delibera, che sta andando avanti nonostante la contrarietà dell’amministrazione, sul trasferimento della gestione dei tributi ai concessionari del ministero delle Finanze. Mi risulta che la Regione abbia realizzato un bando, come la Regione Lombardia o Emilia Romagna, per dare ai concessionari la riscossione. Quando non si è più in condizione di fornire un servizio, lo dai all’esterno, aderire a una convenzione simile da parte del Comune di Palermo riduce le tempistiche e dà responsabilità chiare a chi si occupa del servizio».

GRANDI EVENTI – «Credo che sia una anomalia che siamo esclusi dal grande circuito degli eventi - afferma il candidato sindaco - ma anche che non rendiamo stabili gli eventi che si realizzano ogni anno. Penso ad eventi che vengono realizzati anche con il sostegno di privati e in cui l’amministrazione comunale non mette nulla, ad esempio alla Via dei Tesori o alla Via dei Librai. È possibile per eventi che si ripetono ciclicamente ogni anno immaginare processi amministrativi che durino per i 5 anni di amministrazione, con una progettualità condivisa, per non fare ripristinare la stessa documentazione ogni volta?

Gli edifici della pubblica amministrazione possono aprirsi ed essere destinati alla ricezione di eventi come succede nelle altre città? E parto dal Velodromo che grazie alla mia azione e a quella del consigliere Mattaliano sarà finalmente restituito alla città nei prossimi mesi e che credo che debba essere destinato anche ad attività culturali. E anche sullo Stadio sono molto “americano” del concetto di fruizione degli spazi pubblici, quando la propria squadra di rugby non gioca in casa negli Usa vanno allo stadio, mettono una coperta e fanno un picnic. Ecco, mi piacerebbe che i beni comuni della città fossero fruiti in maniera aperta».

PARTECIPATE – Mettere mano alle partecipate è «fondamentale per presentare un piano di risanamento della macchina comunale. Uno dei problemi in questi anni è stato un disallineamento della partita crediti-debiti fra Comune di Palermo e aziende controllate. Alcune vanno molto bene e possono garantire una serenità, come Amg o di Amap, dove ci sono sempre margini di perfezionamento ma ci sono anche delle sicurezze che si sono mobilitate. In termini di gestione delle altre come la Rap, Amat e Reset, vanno riorganizzate. Intanto voglio essere chiaro con i dipendenti della Reset, che sono stati trattati in questi anni come figli di un Dio minore, i più mortificati dal punto di vista del trattamento economico e di riduzione oraria. Ma dall’altra parte vanno direzionati sulla base dei fabbisogni delle altre controllate, per cercare di smaltirla. A me sembra assurdo che se servono degli autisti o dei manutentori non si prendano da lì. Quindi nel sistema di riorganizzazione delle controllate per me occorre rifunzionalizzarli, molti andranno anche in pensione. Ma ci sono maestranze che possono tornare utili nei piani aziendali delle altre controllate».

AMBIENTE, COSTE, SPAZI VERDI – Sullìambiente e gli spazi verdi in città, «non capisco perché bisogna fare ragionamenti di Serie A e di Serie B. Io voglio tutta Palermo in Serie A. Perché ritengo che se provi a valorizzare una borgata come Mondello pensando a spazi pedonalizzatim si può pensare alla vivibilità di Vergine Maria, Sferracavallo, della Bandita, di Sant’Erasmo. Se Palermo è una città di mare, dobbiamo pensare a un piano per la valorizzazione del mare, senza provvedimenti spot in alcune zone ma interventi che facciano parte di un piano regolamentare generale. Stessa cosa per gli spazi verdi, che devono essere garantiti ad ogni cittadino sulla base del proprio territorio di residenza. Se abito a Bonagia ho diritto alla riqualificazione ambientale, stessa cosa se sono di Borgo Nuovo. Come le manteniamo? Con i Puc (piani di utilità comunale), utilizzando i percettori di reddito di cittadinanza per erogare servizi ai cittadini e potere garantire anche la manutenzione e la gestione».

CENTRI CIVICI - Un punto cruciale del programma di Ferrandelli riguarda le scuole. «Credo che questa città cambia se cambia insieme ai propri cittadini e se questi si sentono coinvolti nel processo di rinascita della città. Per fare questo mi devo alleare con il territorio e devo creare dei centri civici di quartiere. Ma siccome il Comune non avrebbe i soldi per realizzarli deve utilizzare quello che ha: abbiamo 600 edifici scolastici distribuiti su tutta la città che chiudono alle 14 del pomeriggio. Questi edifici devono restare aperti fino alle mezzanotte, per realizzare insieme alle associazioni di quartiere alle parrocchie e alle circoscrizioni attività culturali, sociali, dopo scuola, aprire sportelli, fare ginnastica dolce per gli anziani e progettare insieme a loro col fondo sociale europeo che spesso destina risorse. Tiene i fari accesi sui quartieri, le persone si incontrano fra di loro, le istituzioni sono presenti, si co-progetta insieme al territorio, combatti la povertà educativa e la dispersione scolastica e rendi la città aperta a costo zero. Perchè non si fa? Perchè manca il personale Ata? Anche lì usiamo i Puc, i percettori di reddito di cittadinanza aiutano a mantenere aperte le scuole».

FONDI -Sui fondi che arriveranno a Palermo dal Pnrr e dalle risorse Po-Fesr 21/27, conclude Ferrandelli, «penso di essere più credibile di altri in parte perché porto un nome con me come quello di +Europa che insieme ad Azione di Carlo Calenda può dare garanzie di reperimento di fondi ma anche di collegamenti con Bruxelles, con l’Europa, ma anche a livello nazionale. In parte anche grazie alla mia storia: con la progettazione e la programmazione ho realizzato e implementato attività territoriali e sociali che oggi camminano sulle proprie gambe. Su questo penso di potere dire qualcosa in più degli altri».
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