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Luce e calore, caos e confusione: perché le opere di Pirandello sono "piene" di estate

L'estate, in particolare a Girgenti, è un periodo importante nella vita di Pirandello. La città si spegne, diventa silenziosa e favorisce la riflessione e la scrittura

Elio Di Bella
Docente e giornalista
  • 9 agosto 2023

Luigi Pirandello

"Una notte di giugno caddi come una lucciola sotto un pino solitario in una campagna di olivi saraceni affacciata agli orli di un altopiano d'argille azzurre sul mare africano" - scrisse Luigi Pirandello, riferendosi al momento della sua nascita avvenuta il 28 giugno 1867.

Pirandello vede la luce all’inizio di un’estate e questo periodo dell’anno è stato spesso rappresentato nelle sue opere.

L'estate è un periodo di luce e di calore, ma è anche un periodo di caos e di confusione. È un momento in cui le persone si lasciano andare alle passioni e agli istinti, e in cui è più facile perdere la propria identità.

L'estate a Girgenti, in particolare, è un periodo importante nella vita di Pirandello.

Durante l'estate, la città si spegne e diventa un luogo di solitudine e silenzio. Questo ambiente favorisce la riflessione e la scrittura, e Pirandello trascorre molte ore a scrivere nella sua casa di campagna, al Caos, la contrada agrigentina in cui volle anche essere sepolto.
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Ma ne "I vecchi e i giovani" lo scrittore agrigentino descrive anche un territorio arido e in estate minacciato dalla malaria: "Aveva già attraversato il tratto incassato nel taglio perpendicolare del lungo ciglione, su cui sorgono aerei e maestosi gli avanzi degli antichi templi akragantini, e dove un tempo si apriva la Porta Aurea dell’antichissima città scomparsa.

Ora ranchettava giù per il pendìo che conduce alla vallata di Sant’Anna, per la quale scorre, intoppando qua e là, un fiumicello di povere acque: l’Hypsas antico, ora Drago, secco d’estate e cagione di malaria in tutte le terre prossime, per le trosce stagnanti tra gl’ispidi ciuffi del greto”.

I paesaggi estivi sono un elemento importante nelle opere di Luigi Pirandello. Spesso utilizzati per descrivere la bellezza della Sicilia, ma anche la sua durezza o per creare un senso di inquietudine, di suspense, di pace o di serenità, di luce e di calore, di gioia e di festa, ma anche di solitudine e di malinconia.

Una stagione in cui ci si lascia andare alle passioni e agli istinti per cui è più facile perdere la propria identità. Gli esempi nella narrativa pirandelliana sono molti.

Nella novella "La voce di Serafina" la protagonista è stata abbandonata dal marito per una donna più giovane. Serafina vive in una piccola casa di campagna, sola con la sua vecchia madre. La stagione estiva è un momento di grande sofferenza per lei, che si sente sempre più sola e abbandonata”.

In "Sei personaggi in cerca d'autore" l'estate è il momento in cui i personaggi si presentano al drammaturgo per chiedere di essere rappresentati. Sono tutti tormentati da segreti e da rimorsi; i loro segreti vengono finalmente svelati e sono costretti a confrontarsi con le loro verità nascoste e a trovare un nuovo modo di vivere.

Ma l'estate è anche un momento di speranza, in cui i personaggi hanno la possibilità di ricominciare una nuova vita.

Pirandello amava trascorre le vacanze anche in località lontane dalla Sicilia.

Nel 1893 trascorre l’estate presso Monte Cavo e qui, incantato dal silenzio di quella natura incontaminata, scrive il suo primo romanzo “L’Esclusa” poi nel 1902 anche la novella “Pallottoline”.

A Monte Cavo tornerà spesso per trascorrere le vacanze con la sua famiglia.

Nell'estate del 1901 si reca in villeggiatura a Coazze, piccolo paesino di montagna situato in Val Sangone. Durante la permanenza scrive il "Taccuino di Coazze", oltre a trarre ispirazione per alcune sue opere più tarde.

Coazze gli ha dedicato un sentiero.

Il percorso del Sentiero Pirandello, fresco e piacevole anche nelle estati più calde, si snoda lungo la collina che porta al punto in cui un tempo sorgeva il Castello di Coazze.

L’autore agrigentino celebra di Coazze e dei suoi dintorni la frescura e il verde. Gli occhi di un siciliano, abituati all'arsura di una terra dai "colori violenti", si incantano nel vedere tanto verde nella stagione estiva, l’abbondanza dei corsi d'acqua giù nella valle, dove l'acqua scorre placida, per un canale.

Leggiamo nel Taccuino di Coazze:“4 sett. Mattino aggrondato, nebbioso, piovoso. Dalla ringhieretta di ferro della finestra pendono gocce di pioggia. Su pe' greppi delle montagne rocciose, veli di nebbia stracciati. Cielo greve, coperto. Tra le acace e i castagni qualche uccello par che chiami ajuto”.

L'estate del 1924 Pirandello è in villeggiatura, con la famiglia di Stefano, suo figlio, a Monteluco, a Villa Verdiani, sulle pendici del monte. In questa pace nasce il balletto la Giara che verrà dato a Parigi il 19 novembre1924.

Ma soprattutto in questa stessa località, c’è un’altra estate che fu molto cara, Pirandello: nel 1933 rivide la moglie in un incontro organizzato sempre dal figlio Stefano nella sua casa. “C’erano la moglie Olinda e i tre figli.

Erano passati quasi tre lustri dall’ultimo incontro dello scrittore con la moglie: i due non si abbracciarono, ne si diedero la mano, ma rimasero a distanza, chiamandosi per nome e scrutandosi. Uno dei figli di Stefano, Andrea, raccontò quell’ultimo incontro tra il nonno e la nonna:

"Avevamo già consumato il pasto con lei; forse mio nonno aveva pranzato fuori. In casa nostra, la sala da pranzo comunicava con lo studio, senza bisogno di passare per il corridoio.

Finito di mangiare, non ricordo di preciso quando e come, venne aperto l’uscio e mio padre, sorridendo emozionato, invitò la nonna e tutti noi ad attraversarlo. Lì nello studio era mio nonno, in piedi accanto alla scrivania e con la mano sulla spalliera di una sedia come fosse in attesa.

Forse da un po’ rientrato a casa, aveva origliato per udire i nostri discorsi e soprattutto le parole della moglie di là dalla porta. Pareva meravigliato, ma può darsi che fingesse. «Antonietta!». «Luigi!».

Si chiamavano per nome l’uno l’altra, turbati. I due coniugi non si sarebbero più rivisti”. (Giovanni Fighera, Pirandello. Un personaggio in cerca d’autore. Una rilettura)

Il 5 luglio del 1928 si trova a Nettuno e scrive a Marta Abba per descriverle i suoi sentimenti nel guardare da una stanza d’albergo lo spettacolo della natura nel tardo pomeriggio e sino a sera d’estate:

Mia cara Marta, ti scrivo da Nettuno, dove ho trovato in quest'Albergo "Neptunia" una bella camera con una finestra che guarda nella magnifica villa dei Principi Borghese, dalla famosa pineta, e una grande terrazza al mare, col Porto d'Anzio a destra e, lontano lontano, a sinistra, dove si chiude l'immenso arco dell'orizzonte, l'antico Castello d'Astura.

C'è una gran pace: il silenzio corroso da questa sega assidua delle cicale e trapunta dal cinguettio d'uccellini qua nella Pineta; e di là la grande calura del mare sfavillante di sole.

Vorrei avere con me la scatola dei colori. Guardando la Pineta m'è nata una struggentissima voglia di dipingere. Vorrei fare per te almeno un bozzetto di questa Pineta.

Ma bando alle malinconie! Se sentissi com'è fitto stridulo insistente questo stridìo delle cicale... Eppure è una cara voce dell'estate, questa delle cicale. Ieri notte sono stato fino alle due seduto nella terrazza a guardare la Luna sul mare
”.

Concludiamo con una poesia di Pirandello: Settembre.

L’estate finisce e le speranze se ne vanno con esso "come rondini a fin d’anno". Ma l’autore spera ancora che si realizzino dato che “nel mio cor vedovi e fidi stanno ancora appesi i nidi".

Settembre è anche il mese dei buoni propositi, di nuove possibilità per nuovi i sogni o per vecchi non ancora concretizzati; da qui la metafora delle rondini che “del mio Sole tornerete, le casucce vostre liete troverete.”

Settembre

Le speranze se ne vanno
come rondini a fin d ’anno:
torneranno?
Nel mio cor vedovi e fidi
stanno ancora appesi i nidi
che di gridi
già sonaron brevi e gaj: vaghe rondini, se mai con i raj
del mio Sole tornerete,
le casucce vostre liete
troverete.
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