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I libri in Sicilia restano sul comodino: non si legge più

Il 71,8% dei siciliani non ha letto un libro nel 2014: una percentuale disarmante che porta con sé, oggi più che mai, un desolante appiattimento culturale

  • 16 febbraio 2015

71,8%, e un brivido corre lungo la schiena. Una giornata di lavoro sfibrante, un giorno di scuola poco produttivo, un esame andato male: si torna a casa e ci si piazza davanti alla tv. I libri, se ci sono, rimangono a "guardare" e a prendere polvere sul comodino. È questa l’immagine che restituisce questa enorme percentuale rilevata dall’Istat, che contiene al suo interno quei siciliani che nel 2014 non hanno letto un libro?

Davanti a un numero così vergognosamente elevato dei “non lettori” si sente la necessità di fare appello all’immenso patrimonio lasciatoci in eredità scrittori siciliani come Pirandello, Sciascia, Tomasi di Lampedusa, e chiedersi come mai la Sicilia, terra che nella sua storia ha conosciuto grandi menti, si sia ridotta a vivere questo appiattimento culturale.

La lettura forse non è considerata elemento centrale nella costruzione della cultura? Al di là dell’attuale dibattito del confronto, o meglio dello scontro, tra libro cartaceo e digitale, il libro sembra un oggetto il cui valore viene riconosciuto solo da quella scadente quantità di lettori considerati "forti" che leggono in media un libro al mese.

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Secondo l’analisi del nuovo rapporto Istat, “La produzione e la lettura dei libri in Italia”, la scarsa propensione alla lettura dipende dal basso livello di istruzione, ma anche dalla mancanza da parte dei possibili lettori delle risorse necessarie a poter accedere a determinate opportunità culturali, tra le quali la lettura.

L’istruzione dovrebbe adottare politiche di promozione alla lettura, le istituzioni e le amministrazioni dovrebbero allarmarsi davanti questi dati e proporsi come sostenitori di una educazione alla lettura affinché sia vissuta come una “pratica” fondamentale alla formazione culturale, individuale e sociale.

La scelta verso formule e modelli più educativi non può essere solo un’indole naturale, ma necessita di una guida che in questo caso rappresenta la scuola, l’istruzione. Dal 2010 al 2014 i dati non sono per niente rassicuranti, i lettori vanno diminuendo e l’editoria sembra un campo sempre più in pericolo. La Sicilia, manco a dirsi, risulta sempre ultima.

Come reagire a questo inaridimento culturale? Sono tante le iniziative, i tentativi, tante le speranze di chi si imbarca nell’impresa di fondare una casa editrice con vita indipendente dai grandi marchi editoriali. I tentativi di creare nuovi lettori ci sono, ma sono efficaci?

Ultima trovata è quella lanciata dall’A.I.E. (Associazione Italiana Editori) che per rispondere alla crisi ha proposto di utilizzare la formula, sotto forma di hastag, #ioleggoperchè, per creare una nuova collana destinata ai “futuri lettori” eleggendo dei portavoce della lettura, dei messaggeri che si impegnino a incuriosire, invogliare alla lettura e distribuire i libri di questa collana che conterà 24 titoli di autorevoli scrittori.

Probabilmente l’iniziativa avrà il successo che merita, sarebbe tuttavia interessante coinvolgere direttamente i non lettori chiedendo loro di esprimersi in termini opposti: #iononleggoperchè?

La realtà dei fatti, e purtroppo i dati lo confermano, è che i non lettori difficilmente aderiscono a grandi iniziative e manifestazioni che vedono la lettura protagonista. Ben vengano le idee, i progetti, ma bisognerebbe muoversi per una sensibilizzazione più mirata, invece di limitarsi a proporre idee che in fondo servono solo a rinfrancare l’ego dei lettori.

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