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San Valentino, ma quale amore: a Palermo la vera festa è quella dedicata ai "cornuti"

Per i siciliani le corna sono forse il peggiore dei modi per apostrofare una persona. Tra miti e leggende, ci sono ben due feste dei cornuti nella tradizione popolare

  • 7 febbraio 2020

San Valentino si avvicina, la festa degli innamorati è alle porte. Ricorrenza mal sopportata da molti, sentimentalmente impegnati o no, per via degli obblighi di coppia che essa comporta o per il mieloso romaticismo a cui i single sono obbligati ad assistere.

"Tanto c'avi i corna" si sente sussurrare in strada dagli invidiosi, dai gelosi o dai bene informati. Giusto quindi ricordare che, oltre al giorno degli innamorati, cìè anche una giornata dedicata ai cornuti.

Due sono le Feste dei Cornuti nella tradizione popolare. La prima deriva da San Martino, patrono dei soldati e dei viaggiatori, e si lega all'influsso dei riti pagani che portava a festeggiare l'inizio del nuovo anno, evento che ricorreva durante il mese di novembre. In questo periodo si svolgevano sfrenate baldorie lunghe ben 12 giorni, durante le quali non era difficile che qualche gentil donna cedesse alle lusinghe di un ammiratore, lontano dagli occhi del marito.

Le corna potrebbero però dare un'idea fuorviante. Per quanto facciano pensare alla presa in giro di coloro che vivono un amore infedele, esse prendono origine anche da un'altra tradizione: quella delle feste mariane della Palermo del XIX secolo. Durante la festa dell'Ascensione (o come si chiama a Palermo, la "notti di la Sceusa"), i pastori si radunavano col loro bestiame (per l'appunto, cornuto) davanti alla Cattedrale per poi marciare lungo la via del Cassaro e arrivare fino al mare, riversandosi in acqua insieme alle bestie per il rito di purificazione.

Le donne, durante la giornata, mettevano dei petali in recipienti d'acqua poggiati ai balconi, affinché questa si profumasse e assumesse capacità di guarigione miracolose. La processione si concludeva passando da Porta Felice, da molti conosciuta per essere stata costruita senza l'arco centrale per evitare che i "traditi" passassero senza il rischio di urtare le proprie corna, come abbiamo raccontato qui.

Insomma, per i siciliani le corna sono forse il peggiore dei modi per apostrofare una persona. La cultura contadina spiega l'accostamento delle protuberanze craniche, tipiche di certi animali, al tradimento: la femmina della capra usa cambiare spesso il proprio compagno d'amore.
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