In atelier con Salvo Rivolo: "narratore di surrealtà" applicata alla superficie pittorica

Uno strano senso di calma avvolge le opere recenti di Salvo Rivolo, pittore palermitano formatosi prima all’Istituto Statale d’Arte alla fine degli anni Novanta e dopo una breve parentesi “tecnica” presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, con una tesi di illustrazione grafica con relatore Roberto Galasso; una “fiaba” cartonata di cui va ancora fierissimo, dal titolo “Le città invisibili” e che in qualche maniera anticipa animandolo, quel legame indissolubile che la sua poetica attuale mantiene in termini di robuste radici con una cosciente e costantemente allenata ricerca creativa.

Sergio Amato (incisione) e Fiammetta Sciacca (Storia dell'arte), i poli formativi a cui Rivolo riconosce maggiore incisività nel suo mondo creativo, una dimensione inventiva misurata e immediata che si articola tecnicamente attraverso il lavoro su strati e strati, cadenzato da attese e ritorni in cui il disegno “disegnato” assume il ruolo di primaria importanza nella narrazione coerente all’interno di quella superficie pittorica che è prima d'ogni altra considerazione, un mondo parallelo al biologico.Qui, nel recinto della propria casa-studio all'interno di uno di quei minimali quartieri residenziali usciti dai manuali Ina-casa del dopoguerra palermitano, Rivolo dialoga costantemente con le creature e luoghi immaginati e disegnati con quella stessa passione di quand'era studente, consapevole che il disegno sia un linguaggio quasi antagonista al “parlato” ma ancor prima il codice espressivo di narrazioni intimamente legate alla spiritualità interiore dell'artista.

Ed ecco allora che legno, carta, olio e grafite, uniti e memori della poetica piranesiana a cui l'artista sente costante il richiamo sensuale di spazi e ombre surrealmente composti, si trasformano in opere d'arte di dimensione piccola e media, intrise da suggestioni e animate dal dinamismo tipico dell'arte pop dei nostri cantastorie da strada.

In questa accezione Rivolo è un narratore di surrealtà applicata alla superficie pittorica, dalla marcata visione spaziale, capace di riletture architettoniche interessanti affidate alle sue miniature disegnate; animatore di personaggi creati con puntuale ricerca supportata da dettagliate campagne fotografiche.

L'ultima collettiva a cui ha partecipato “dal pensiero all'immagine” si è svolta lo scorso novembre alla Galleria La Piana; un dialogo a più mani con le opere di Baragli, Geraci, Taravella, Schifano e Zanghi, in attesa di articolare nuovi progetti e nuove mostre per raccontare nuove storie a metà tra sogno e surrealtà.