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Natale a Palermo negli anni '80: (fragili) addobbi, lucine e giocate sul tappeto verde

Le feste si passavano a casa, in famiglia. L'attesa era nell'aria fino all'Immacolata, le sfere piene di brillantini con l'incavo argentato e le giocate a carte

Valentina Frinchi
Freelance in comunicazione e spettacolo
  • 4 dicembre 2022

Addobbi di Natale

Negli anni '80, nelle case palermitane, il pomeriggio del 7 dicembre, c'era aria di preparativi. Solo quel giorno sarebbe iniziato tutto. Sino a quel momento, c'era solo aria di attesa, e non uno spasmodico desiderio di felicità perchè questa probabilmente già c'era, e non esisteva l'usanza di fare l'albero già a novembre in epoca social dove sembra che tutti siamo un po' soli.

A quei tempi la sera dell'Immacolata avrebbe dato il via alle feste e la tradizione comandava puntualmente i cuori di tutti. Le tavole venivano apparecchiate con tanto di tappeto verde che si sarebbe sporcato rigorosamente di zucchero velato di pandoro per dare inizio alla stagione delle giocate a carte. Nel frattempo venivano tirate fuori luci variopinte conservate in cantina; i cosiddetti "pisellini" si accendevano di blu, verde, rosso e giallo ad intermittenza e così cominciava il Natale.

Le sfere per l'albero avevano le forme più strane ed erano molto fragili; erano in vetro. Sfere tempestate di brillantini preziosi con l'incavo dorato e argentato. Più colori c'erano, più era Natale. L'anno precedente erano state coservate avvolte con cura in dei fogli di giornale e con la stessa cura l'anno successivo si faceva molta attenzione a non romperle e ad appenderle nell'albero con estrema delicatezza. Ma ogni anno c'era sempre una pallina che precipitava per terra frantumandosi in mille pezzi.
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Gli alberi brillavano e i più piccoli imparavano a scuola la filastrocca cantata "Si accendono e spengono gli alberi di Natale...". Il puntale era in stile con le sfere, stava ben dritto come se volesse comandare le luci dei nostri ricordi più belli. Tra gli addobbi c'era anche chi amava mettere delle bustine di carta; all'interno c'era scritto un pensiero, un desiderio, una speranza.

C'era ancora l'istinto dell'immaginazione, scrivere due righe, e pensare, richiudere quel foglietto e sognare. Sistemare con cura quella busta tra una palla e un cuore voleva dire dipendere da niente se non da un sogno.

Dietro la porta di ingresso di ogni abitazione era appeso un simbolo: una coccarda natalizia, un fiocco rosso, un piccolo babbo natale. Un modo per comunicare, con amore, a chi bussava, che in quella casa era già inizato il Natale.

La colonna sonora di quegli anni fu lo spot Coca Cola, un testo rivisitato dallo spot inglese '71 che si chiamava "I'd Like to buy the world a Coke". Chi è stato adolescente negli anni '80 si puo' riconoscere ancora adesso in quei ragazzi che con una candela in mano cantavano innamorati "Vorrei cantare insieme a voi in magica armonia, auguri Coca Cola e poi un coro in compagnia, canta iniseme a noi...".

In quegli anni, e precisamente nel 1985, a Palermo, lungo il Viale Regione Siciliana, nelle vicinanze della rotonda di Viale Lazio progettata e costruita qualche anno prima, apriva "Grande Migliore" un'idea di grande magazzino creata da una famiglia palermitana che farà storia. Qui si troverà tutto per il Natale, alberi alti fino al tetto, presepi così belli da sembrare viventi, addobbi magici e un personale addetto all'ingresso per confezionare i regali con una carta rossa color natale. In verità quella cosa che trionfava in quegli anni era la "convivialità" senza smartphone e pc.

C'era il piacere di stare a tavola tutti iniseme, stare insieme, ritrovarsi. C'era l'educazione a stare in famiglia. Per il Natale '86 il Comune di Palermo allestirà in piazza Ruggero Settimo un albero con le arance. Un augurio palermitano. La base in ferro verrà rivestita da corone di arance vere. A dire il vero, quell'albero non fu una vera bellezza, ma chiunque passasse dal centro si fermava per osservare, stupirsi e anche riflettere. C'era aria di festa e di identità! Oggi c'è bisogno di amore e tenerezza. Per questo, paradossamente, sfugge il significato delle tradizioni: fare l'albero la vigilia della Madonna e smontarlo il giorno della Befana.

Anticipare e ritardare questi gesti non è altro che un bisogno di rivivere i Natali di un tempo, affinchè un periodo possa essere più lungo, i momenti possano essere di più, più ore, più minuti, più affetti; ottenere, quindi, un tempo che possa somigliare il più possibile ad una serenità che ricordiamo e che vorremmo ancora ci fosse.

Perchè, forse, sembra troppo poco tempo, e quindi si tende ad allungare i periodi; anche se a volte certi periodi che regala la vita non riusciamo a viverli appieno. Ci sarà sempre un motivo, alla fine di ogni anno, per accendere le luci, ascoltare la musica che piace, cantarci di sopra e continuare a sognare.
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