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Addio zappe e rastrelli: in Sicilia l’agricoltura è i-Tech e c'è chi produce con lo smartphone

Vito, Emanuele e Fabio sono tre agricoltori siciliani che per le loro produzioni si sono convertiti alla filosofia dell’agricoltura i-tech migliorando la resa e tutelando l'ambiente

  • 31 gennaio 2020

L'imprenditore agricolo Emanuele Nobile

L’agricoltura in Sicilia parla tecnologico: innovare per semplificare, è il concetto che sta alla base delle nuove forme di agricoltura, sempre più all’avanguardia, sempre più automatizzate.

In un’agricoltura 2.0 che si rispetti, il supporto delle nuove tecnologie si rende sempre più ncessario perché - come si suol dire in gergo agricolo - “a terra cancia a palmo”, ossia la mancanza di omogeneità del terreno appartenente allo stesso campo richiede ad ogni agricoltore che vuole ottenere raccolti di qualità una conoscenza ottimale della propria terra, che si può acquisire con maggior certezza attraverso l’uso dei nuovi sistemi.

Vito, Emanuele e Fabio sono tre agricoltori siciliani che, per le loro produzioni, si sono convertiti alla filosofia dell’agricoltura i-tech.
Produrre arance con poca acqua: questo l’obiettivo di Vito Amantia, 63 anni, produttore di agrumi Coldiretti nella contrada Arcimusa, a metà tra Scordia e Catania, che nella sua azienda ha creato una vera e propria stazione tecnologica per ottimizzare l'utilizzo delle risorse idriche da somministrare alle piante, ottenendo così un risparmio del 60% del consumo d’acqua.
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«Lavoro sull’evapotraspirazione, la capacità di campo e il fabbisogno della coltura e per ottenere questi dati ho installato una stazione meteo collegata ad una centralina di controllo irrigazione munita di sensori vari di ultima generazione - spiega l’agricoltore.

Per conoscere il fabbisogno della coltura basta collegarsi al sito della FAO e con i dati ottenuti si è in grado di calcolare con estrema precisione i volumi di acqua da rilasciare, sicché con questo metodo si ottiene il risparmio del 60% di acqua senza stress idrico per la pianta, ne per carenza idrica ne per stress asfittico – prosegue Vito Amantia.

C’è poi un altro vantaggio, perché grazie a questo sistema di irrigazione viene potenziata la capacità della pianta di difendersi dagli attacchi di insetti vari, e cosa molto importante, sviluppa autodifese naturali contro virus».

C’è poi chi controlla la qualità di vita del suo pascolo di bovini direttamente dallo smartphone: si chiama Emanuele Nobile, 33 anni di Ragusa, ed è un allevatore di bovini da carne di razza limousine (originaria della Francia).

Grazie all’aiuto di una serie di dispositivi a collare indossati dai bovini, Emanuele monitora, giorno dopo giorno e passo dopo passo, la giornata e la qualità della vita dei suoi animali, dalla fase dell’accoppiamento alle nuove nascite, osserva come passano il tempo e calcola perfino la temperatura corporea dell’esemplare o quanto ha camminato in quel giorno.

Il dispositivo rileva anche in tempo reale dove si trova il bovino all’interno del campo, permettendo così all’allevatore di intervenire tempestivamente qualora l’animale dovesse sconfinare o allontanarsi eccessivamente.

«Seguo tutto dal mio smartphone, tanto che ormai mi sono guadagnato il soprannome de “il grande fratello dei pascoli”» - dice Emanuele.

L’agricoltura 2.0 ha ispirato anche Fabio Bono, un giovane produttore di “basilico I- tech”. L’intuizione agricol-teconologica di Fabio, che si è anche aggiudicata la medaglia d’oro nella categoria “Impresa 4. Terra” in occasione del premio Oscar Green 2019, consiste nella coltivazione di piante di basilico in floating system all’interno di una serra idroponica di 1.300 mq.

«È un sistema molto antico che consiste nel predisporre delle vasche dove galleggiano dei pannelli di polistirolo che ospitano le piantine le cui radici sono costantemente immerse nella soluzione nutritiva contenuta nella vasca – spiega Fabio -. Sono 10 vasche e ognuna contiene circa 8.000 piantine di basilico».

Insomma, sembra proprio che con l’agricoltura in Sicilia si faccia sul serio. Non a caso, secondo una statistica di Coldiretti, la Sicilia è la prima regione in Italia quanto a imprese agricole giovani.

Secondo le stime di Coldiretti, infatti, con 6.673 aziende la Sicilia è al primo posto della classifica nazionale delle aziende giovanili: ad affermarlo è Coldiretti Sicilia commentando il dato diffuso in occasione dell'Oscar Green 2019, il premio dedicato all'imprenditoria under 40.

«Questo primato - sottolinea Francesco Ferreri, presidente regionale - dimostra quanto sia determinante favorire l'imprenditoria giovanile con politiche indirizzate proprio a loro. È una posizione leader importante raggiunta anche grazie a progetti validi che dimostrano quanto sia vicente rimanere nella nostra Regione e lavorare in agricoltura».

«Vogliamo infastrutture e cioè strade che permettano di trasportare i nostri prodotti. Vogliamo far cessare questa emorragia di giovani che partono e non ritornano più» - aggiunge Massimo Piacentino, delegato regionale Coldiretti giovani Impresa.
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