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Cannucce da cocktail con gli steli d'avena: l'intuizione green (e siciliana) di Marcello

Ad essere utilizzata è l’avena bizantina perché è un genere di pianta che rispetto alle altre graminacee ha uno stelo maggiore: l'impatto sull'ambiente è pari allo zero

  • 7 gennaio 2020

Marcello Catania

Cannucce ecosostenibili prodotte con gli steli delle piante d’avena: è l’idea total green del cinquantaduenne Marcello Catania, originario del paese di Fondachelli Fantina, in provincia di Messina.

Si definisce un "falegname artista" e fin da piccolo è stato sempre in fissa per una particolare pianta erbacea: il forasacco, anche chiamata orzo selvatico, mentre la sua passione per le cannucce seguiva a ruota.

Tutto è nato da un post su Facebook che Marcello ha pensato di postare lo scorso marzo, in via esplorativa, per sondare la sensibilizzazione del mercato e degli utenti circa la possibilità di produrre cannucce totalmente biodegradabili utilizzando l’avena: una pianta della famiglia delle poacee o graminacee. In poco tempo, la sua idea green ha fatto il boom di condivisioni e ha confermato l’esistenza di un mercato impaziente di acquistarla.

L’idea di cannucce biodegradabili è una concreta mano d’aiuto all’ambiente, se si pensa che ogni anno in Italia il loro consumo si assesta a più di due miliardi, mentre negli Usa si sfiorano circa i 50 miliardi, e si stima che almeno il 30% di loro finiscono poi a marcire sulle spiagge del mondo. Così, dati alla mano e con un mercato desideroso e impaziente di acquistare le sue cannucce d’avena, Marcello ha iniziato a mettere nero su bianco la sua idea ecostostenibile.
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«Mi sono cimentato in questa impresa da autodidatta e, dopo uno studio di fattibilità del prodotto condotto con alcuni esperti con cui mi sono messo in contatto, ho cominciato a produrre i primi prototipi, che poi sono stati sanitizzati, sperimentati e infine testati - dice Marcello.

La richiesta del prodotto è mondiale. Ho ricevuto proposte da mezzo mondo, dagli Usa, dalla Francia, dalla Germania, dalla Svizzera e dal Giappone e oltre 20 mila pezzi sono già stati distribuiti in giro per i vari test sul campo, tra bar, locali e ristoranti».

I primi esprimenti sono iniziati nel marzo 2018 e già oggi gli ultimi test di laboratorio hanno confermato un prodotto stabilizzato per l’uso alimentare, con una carica batterica azzerata, muffe abbattute e che non presenta lieviti: tutti requisiti necessari per la certificazione MOCA (materiali e oggetti destinati al contatto con alimenti).

L’idea di Marcello è quella di dare vita ad un’azienda etica che produce prendendo dalla terra i suoi frutti ma, al tempo stesso, restituendole un favore, rispettandola. Senza alcuna grossa trasformazione alle spalle, infatti, lo stelo della pianta d’avena, una volta tagliato, è già di per sé una potenziale cannuccia biodegradabile pronta per essere immessa nel mercato.

«L’impatto ambientale della nostra produzione è prossimo allo 0 e le nostre coltivazioni sono di tipo biologico, per cui qualsiasi passaggio viene fatto non aggravando l’ambiente».

Ad essere stata utilizzata, fino ad oggi, è stata l’avena bizantina o selvatica, perché «è un genere di pianta che rispetto alle altre graminacee ha una sezione di stelo maggiore rispetto all’avena per così dire domestica o coltivata ad hoc - spiega Marcello - ma sono già stati seminati due ettari di avena nostrana che daranno i loro risultati il prossimo giugno, anche se prevediamo di ottenere la stessa tipologia di stelo».

L’azienda avrà sede nel paese di Marcello, a Fondachelli Fantina, mentre lo stabilimento produttivo sarà dalle parti di Milazzo: dell’intuizione green di Marcello quindi oggi esiste un prototipo preciso, già testato con esito positivo da decide di reatò commerciali, e adesso il messinese sta lavorando per da vita alla creazione di un’azienda che sia in grado di produrre le canucce green con una filiera semi-industriale, per abbattere i costi della mano d’opera.

«La cannuccia d’avena è un prodotto biodegradabile al 100%, in quasi sei mesi non la trovi più per terra, sul marciapiede o sulle spiagge perché è come fosse a conti fatti una foglia d’albero. Gli scarti della lavorazione inoltre verranno riutilizzati come mangime per conigli e cavalli e altri animali».
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