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Alessandro Mancuso premiato al Mei

  • 4 dicembre 2006

E' il trentatreenne musicista palermitano Alessandro Mancuso il vincitore del premio Demo Award di Radio Uno Rai per il Miglior artista rivelazione. Il riconoscimento – in precedenza assegnato a personaggi come Quintorigo e Gian Maria Testa – è stato consegnato nei giorni scorsi al Teatro Masini di Faenza, dagli storici conduttori dell’omonimo programma di Radio Uno, Pergolani e Marengo, e da Giulio Tedeschi di Audiocoop, in occasione della serata inaugurale della decima edizione del Mei (Meeting delle Etichette Indipendenti). Nel corso della serata, trasmessa in diretta su Sky, Mancuso ha quindi proposto due sue brani, “L’uomo nero” e “Genova 2001 – Piazza Alimonda”, il pezzo che, scritto insieme a Stefano Cammarata, gli è valso il premio. Balarm.it ha intervistato Alessandro appena reduce da Faenza.

Raccontaci di questo premio e della canzone “Genova 2001”.
«Il premio è attribuito agli artisti segnalatisi nell’ambito della trasmissione di Radio Uno Rai “Demo”, che da cinque-sei anni manda in onda le registrazioni artigianali di artisti emergenti che spesso, poi, vengono scoperti proprio grazie a questo passaggio radiofonico ed ai conduttori talent-scouts, Michel Pergolani e Renato Marengo. Pensa che Lucio Dalla ha sentito alla radio il mio “Cuntu di lu capu d’i tunni”, un brano ispirato alla mattanza raccontata dal punto di vista del tonno, eseguito con la formazione dei Beati Paoli, e ci ha chiamati per un duetto. E’ capitato così di cantare con lui l’anno scorso ad Agrigento “Siciliano”, una sua canzone. “Genova 2001 – Piazza Alimonda” è un testo contro la violenza. Naturalmente parla di Carlo Giuliani, ma non lo definisce un martire. Martiri sono stati tutti quelli che hanno partecipato agli eventi di Genova e non sono stati difesi come avrebbero dovuto. Carlo Giuliani, quindi, è l’emblema della leggerezza con cui lo Stato ha gestito quei giorni».

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Come definiresti il tuo genere musicale?
«Lo definirei eclettico. Nel senso che non mi limito ad un genere. Adesso, ad esempio, preferisco le sonorità acustiche. Attualmente, infatti, sono fortemente interessato a sperimentare le potenzialità di un quartetto senza batteria, composto da violoncello, chitarra acustica, basso e chitarra elettrica, che suono io. Gli altri sono: Davide Buscemi (basso dei Baldorìa), Michele Carmicio (chitarra acustica e voce dei Baldorìa) e Angelo di Mino (violoncello, già collaboratore dei Second Grace). In seguito, magari, si potrebbe aggiungere anche un piano acustico».

E la tua esperienza con i Beati Paoli?
«Abbiamo fatto tante cose insieme, ci siamo esibiti con Baglioni a Lampedusa per “O’Scià”, al Womad di Peter Gabriel nelle edizioni 1999 e 2000 e, come ti dicevo, con Lucio Dalla. Per ora direi che siamo in stand-by. C’è un disco che è in attesa di uscire».

Progetti per il futuro?
«Gli amici di Demo mi hanno offerto di fare un concerto live in Rai da trasmettere prossimamente, forse in primavera.
Ancora, una grossa produzione di Roma, mi ha contattato per uscire con un’incisione che sarebbe la mia prima da solista. Non posso dire di più perché ci stiamo lavorando, ma puoi immaginare come quest’opportunità “fuori dall’isola” possa essere importante per la mia carriera».

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