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L’uovo di Colombo, inventando il futuro

  • 17 ottobre 2005

Cesare “Joe” Colombo (1930-1971) è stato un grande designer italiano. La sua trovata, il suo “uovo di Colombo”, come ironicamente potremo definire la sua più evidente scelta creativa, è stata l’utilizzazione della plastica in maniera totale, dalla realizzazione di piccoli oggetti a quella di interi ambienti abitativi dal sapore futuristico. Per questo è stato definito il “fantasista” delle plastiche, oltre che un grande innovatore. Sua la prima lampada alogena per appartamento, sua la sedia impilabile “Universale”, realizzata con una sola scocca di plastica e prodotta nel 1967 dalla Kartell. A questo importante personaggio, Milano, la sua città, dedica adesso una mostra di ampio respiro curata dalla Triennale in collaborazione con il Vitra Museum di Berlino attraverso il suo giovane direttore Mateo Kries insieme ad Ignazia Favata (“Joe Colombo. Inventig The Future”, dal 16 settembre al 18 dicembre, h 10.30/20.30, chiuso il lunedì, ingresso € 8,00/5,50/4,00). La mostra è divisa in quattro sezioni tematiche e cronologiche. La prima è rappresentata dalle prime creazioni artistiche e architettoniche, accompagnate da un excursus biografico raccontato attraverso un’ampia collezione di oggetti personali e opere grafiche inedite. La seconda sezione comprende le prime creazioni di design tra cui alcuni capolavori come la poltrona “Elda” (dedicata alla moglie), la stessa sedia “Universale”, alcune lampade e vari arredi.

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La terza sezione illustra invece la svolta di Colombo verso una concezione modulare e flessibile dei sistemi abitativi visibile nel contenitore “Combi Center”, nel sistema programmabile e in molte altre creazioni. Infine, una sezione è dedicata alle ultime opere, principalmente finalizzate alla progettazione di unità abitative multifunzionali e di interi ambienti come “Visiona 1” (1969), la “Total Furnishing Unit” (1971) e il suo appartamento del 1968. Oltre all’arredo originale della sua casa, la mostra ospita una parziale ricostruzione di “Visiona 1” corredata da un video che illustra questo spettacolare interno. Dall’allestimento emerge un particolare affetto per questo nostro designer, scomparso molto giovane, appassionato di musica jazz (pare che spesso la notte tirasse tardi suonando la batteria nei jazz club milanesi), dotato di un particolare intuito nel prevedere le mode del futuro (un aneddoto raccontato da Gae Aulenti su “Io Donna” del Corriere della Sera, riferisce di quando le profetizzò: “ Tra non molto avremo tutti telefonini da tasca”) ed artista a tutto tondo. Fondamentale, infatti, la sua formazione all’Accademia di Brera (prima del Politecnico) e la sua amicizia con Enrico Baj, che lo porta ad aderire, nei primi anni Cinquanta, al movimento “Nuclear Painting” ed in seguito, su invito di Bruno Munari, al “Gruppo Arte Concreta”. Accompagna la mostra un catalogo di 300 pagine, edito dal Vitra Design Museum e distribuito da Skira, contenente gli scritti dei curatori e di numerosi critici, e arricchito da circa 400 immagini a colori e in bianco e nero di disegni, planimetrie e oggetti. Maggiori info al numero 02.724341.

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