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Emma Dante al Biondo con "Misericordia": una favola contemporanea sulla forza delle donne

  • Teatro Biondo - Palermo
  • Dal 25 marzo al 3 aprile 2022 (escluso lunedì 28) (evento concluso)
  • 21.00 (25, 26 e 29 marzo), 17.30 (27, 30 e 31 marzo, 1 e 3 aprile), 19.00 (2 aprile)
  • Anteprime - Platea e palco: da 12 a 20 euro. Galleria: da 4 a 7 euro. Primo Settore: da 24 a 27 euro. Secondo Settore: da 11 a 22. Galleria: da 5 a 10 euro
  • Biglietti acquistabili online oppure al botteghino del Teatro Biondo (da martedì a sabato, dalle ore 9.00 alle 13.00 e dalle 16.00 alle 19.00, domenica dalle ore 9.00 alle 12.00 e dalle 16.00 alle 19.00. Info ai numeri 091 7434301 335 1611567
Balarm
La redazione

Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli in "Misericordia" di Emma Dante (foto di Masiar Pasquali)

«Misericordia è una favola contemporanea. Racconta la fragilità delle donne, la loro disperata e sconfinata solitudine».

Così Emma Dante presenta il nuovo spettacolo con il quale il Teatro Biondo di Palermo rinnova la collaborazione artistica con il Piccolo Teatro di Milano.

Lo spettacolo, in scena dal 25 marzo al 3 aprile, nella sala grande del teatro è scritto e diretto da Emma Dante (luci di Cristian Zucaro) e vede protagonisti sul palco gli attori Italia Carroccio, Manuela Lo Sicco, Leonarda Saffi, Simone Zambelli.

Il testo racconta la storia di tre donne che si prostituiscono e di un ragazzo menomato che vive con loro in un monovano lercio e miserevole. Durante il giorno le donne lavorano a maglia e confezionano sciallette; al tramonto, sulla soglia di casa, offrono ai passanti i loro corpi cadenti.

«Arturo non sta mai fermo – spiega Emma Dante – è un picciutteddu ipercinetico. Ogni sera, alla stessa ora, va alla finestra per vedere passare la banda e sogna di suonare la grancassa. La madre di Arturo si chiamava Lucia, era secca come un’acciuga e teneva sempre accesa una radiolina. La casa era china ’i musica e Lucia abballava p’i masculi! Soprattutto per un falegname che si presentava a casa tutti i giovedì.

L’uomo era proprietario di una segheria dove si fabbricano cassette della frutta, guadagnava bene ma se ne andava in giro con un berretto di lana e i guanti bucati. Lo chiamavano “Geppetto”. Alzava le mani.

Dalle legnate del padre nasce Arturo, mentre Lucia muore due ore dopo averlo dato alla luce. Nonostante l’inferno di un degrado terribile, Anna, Nuzza e Bettina se lo crescono come se fosse figlio loro. Arturo, il pezzo di legno, accudito da tre madri, diventa bambino».
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