SPORT
A tu per tu con Ciccio Galeoto, "mare dentro"
Francesco Galeoto, per tutti Ciccio, è uno dei tanti palermitani che per trovare fortuna è andato via dalla propria città. Strappato dalla borgata marinara dell’Arenella e da quell’intenso odore di mare che, a seconda di come tira il vento, si avverte intensamente sin dalla piazza borgatara. Profeta in patria a dire il vero lo è stato per un breve ma intenso periodo. Faceva parte del Palermo dei “picciotti” che riuscì a riavvicinare un’intera città ad una squadra di calcio formata da tanti elementi palermitani. Fu proprio lui l’autore di quel gol rifilato al Vicenza, il 22 ottobre 1995 in Coppa Italia, che provocò un boato così assordante da far rabbrividire, a più di dieci anni di distanza, l’allora neo tecnico rosanero Guidolin che in quella data sedeva sulla panca vicentina.
Ciccio, se dico Palermo cosa mi rispondi?
E’ la mia città e non la cambierei con nessun’altra città al mondo. Calcisticamente parlando sono il primo tifoso e sogno di indossare la maglia rosanero sin dal prossimo anno così come ho sognato tanto di giocare in A ed a 33 anni ho realizzato il mio sogno.
Da giocatore, la stagione 1995/1996 fu bellissima. Sotto la gestione Ferrara eravamo quasi tutti palermitani e vivevamo d’entusiasmo, che ci portò alla fine del girone di andata ad essere quasi in testa con il Genoa. Ricordo che ci chiamavano “i picciotti”. Allora non c’era una lira ed alle volte ci mancava l’acqua quando ci allenavamo, adesso con i soldi che girano sotto la gestione Zamparini è tutto più semplice. Da tifoso ricordo che andavo in curva a seguire il Palermo con i miei amici ed in particolar modo con i Warriors sezione Arenella che mi hanno commosso quando in occasione di Treviso-Palermo mi hanno dedicato più di uno striscione.
Il gol che segnasti al Vicenza nel lontano 22 ottobre 1995 in coppa Italia so che ti è rimasto dentro. Ci puoi descrivere quello che provasti e cosa provi adesso nel ricordarlo?
Madonna mia! Quello è stato il gol più bello della mia carriera, segnare a tre minuti dalla fine con tutta quella gente che piangeva di gioia sugli spalti. A pensarci mi vengono ancora i brividi.
Galeoto a Palermo poteva ritornarci. Ci racconti come andarono le cose realmente?
Era il Palermo di Sensi e l’allora direttore sportivo rosanero Perinetti mi disse di aspettare perché la rosa era abbastanza ampia. Poi convocò a Milano me ed il mio procuratore dicendo di non impegnarmi con nessun’altra squadra dando per imminente la firma. Attesi a lungo una risposta e, se devo essere sincero, debbo dire che il direttore si comportò parecchio male nei miei confronti. Così, oltre a non vestire la maglia del Palermo, rifiutai altre proposte allettanti ed andai a giocare a Taranto.
Quale la compagine più forte incontrata in A? E quale giocatore di A, tra quelli famosi, ti ha impressionato maggiormente?
Sicuramente la Juventus come squadra. Ibrahimovic è impressionante. Svaria su tutto il fronte d’attacco ed è immarcabile.
E tra i giocatori meno conosciuti, chi ti ha impressionato?
Semioli del Chievo Verona, davvero forte.
Professionalmente parlando: quando ti sei detto "Ciccio, hai fatto una cazzata…"
(Ride, ndr) Quando vinsi il campionato a Salerno (la squadra fu promossa dalla B alla A, ndr) ed andai a Pescara troppo in fretta e senza attendere altre offerte magari più allettanti. Sì, ho fatto una grandissima cazzata!
A 33 anni hai lasciato la serie A e sei sceso in B. Una scelta dolorosa? E dettata da cosa?
Dolorosa no, in fondo sono riuscito a giocarci in serie A, solo che è arrivato un allenatore nuovo a Treviso, allenatore tra virgolette, che non mi vedeva, ed allora ho preferito andare a giocare in un’altra squadra.
Proviamo ad immaginare: Foschi chiama Galeoto e Galeoto cosa risponde?
Arrivo subito! Prendo i miei bambini, mia moglie ed in macchina corro verso Palermo.
Francesco, racconta un fatto curioso che ti è successo nel calcio e che non hai mai voluto raccontare…
Di particolare… Qualche litigio in campo… Qualche offesa...
Non ce la vuoi raccontare, eh?
Sì ve la racconto: andai a giocare l’andata spareggio play off per andare in B a Catania con la maglia del Taranto. Vado verso il sottopassaggio e senza che me l’aspettassi mi arriva uno schiaffo alla testa. Pensi che me lo diedero perché fossi palermitano? Ma no, penso proprio di no...
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