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Bici, auto e caffè. La solita colpa del traffico

Lasciamole a casa le macchine; siamo noi automobilisti il problema, non la gente che si muove in bici, non le zone pedonali. Incontriamoci per strada

  • 26 dicembre 2012

Mentre guidavo canticchiavo la canzone che trasmettevano alla radio. Poi, una frenata brusca. Il signore in scooter davanti a me, si era fermato al centro dell’incrocio perché aveva incontrato un suo amico che attraversava la strada. Aveva messo il cavalletto alla moto, doppio bacio, faccia seria, «Chi si rici? Tuttapposto?». I clacson feroci, la gente che lo insultava, la signora dall’altra parte dell’incrocio che gridava «Chi ffa ti portu puru u cafè?» e la confusione nella mia testa.

Lui si era voltato verso di noi con la flemma di chi ha un’intera giornata libera e, dopo aver lanciato un’occhiata di morte a tutti gli automobilisti agguerriti nei dintorni, aveva ripreso a parlare con l’amico. I clacson continuavano a suonare. Allora lui, sguardo eloquente, si era voltato verso di noi, incazzato, e aveva detto: «un minutuuuu!». Poi, rivolgendosi all’amico: «Un minuto Mario che questi scassano la xxx, devo spostare la moto». Ci aveva guardati tutti e aveva urlato: «Cheffà non potete aspettare più?».

Io avevo abbassato lo sguardo. Mi sentivo quasi in colpa. Non aveva mica perso tanto tempo, ci aveva messo un attimo a salutare l’amico. Nessuno gli aveva risposto, forse per lo stesso senso di colpa che avevo provato io. A Palermo è così, sul momento ci inalberiamo ma un attimo dopo passa. Questa indolenza è una delle caratteristiche principali dei palermitani.

Arrivata in via Crispi un nuovo rallentamento. Ci saranno i vigili, avevo pensato. E invece no, niente vigili. Il "problema" erano i ciclisti, un’allegra coppia in bicicletta, la gente che sudava per lo stress dentro la propria autovettura e loro, incuranti di ciò, a pedalare a ritmo di clacson. Da un po’ di tempo, a Palermo, la gente usa la bici. Credo che sia una gran bella cosa, una dimostrazione reale di come in una città semi pianeggiante e in cui l’inverno non esiste ci si possa spostare senza inquinare e a costo zero. Ma fin dall’inizio mi sono accorta del "fastidio" che i ciclisti procurano all’interno della città. Sono comunque una palla al piede questi ciclisti, sono lenti, sono sempre in mezzo alla strada e poi sono anche troppo rilassati. Urtano anche me, a dire il vero. Non ci sono piste ciclabili o ce ne sono poche, quindi devono per forza occupare la strada. E noi automobilisti? Si creano file interminabili, bisogna superarli e, per superarli, dobbiamo formare un’unica "fila sorpasso-ciclisti".

Mi sono messa nei loro panni, ho pensato che sono davvero impavidi. I ciclisti a Palermo sono come le zone pedonali, eccezioni che diventano rottura di scatole. Anche le zone pedonali mi urtano, e urtano non solo gli automobilisti, ma anche i commercianti. Mi fanno ridere quelli che vogliono Palermo pedonalizzata, e non perché non sarebbe una bella cosa, ma perché non puoi pensare di chiudere una strada se non hai pronte delle alternative utili. Allora le cose sono due: o mettiamo dei mega posteggi magari non so, nei dintorni del giardino della Favorita che tanto serve solo per Pasquetta e per le prostitute, oppure potenziamo i trasporti.

Lasciamole a casa le macchine; siamo noi automobilisti il problema, non la gente che si muove in bici, non le zone pedonali. Facciamo in modo che questa città diventi nostra e non delle nostre auto. Incontriamoci per strada invece di scambiarci un saluto dall’interno delle nostre auto. Decidiamolo noi dove vogliamo andare e come vogliamo arrivarci.

Ero arrivata in centro tardissimo e, dopo innumerevoli giri alla ricerca del parcheggio, il posteggiatore di via Napoli mi aveva fatto un cenno con la mano. Peccato che il posteggio fosse inaccessibile. Avevo fatto varie manovre perché un’auto in seconda fila mi impediva di sterzare e fare retromarcia. I dipendenti dell’Apcoa a chiacchierare con il posteggiatore.
- Scusate ma questa macchina? Blocca il traffico, non si può far nulla?
- Abbiamo fatto la multa.
- Ma chiamo il carro-attrezzi? La gente è in coda, non riesce a passare. Siamo tutti bloccati.
- No, vabbè, non c’è bisogno signorina, sarà al bar.

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