SPORT
"Calciopoli", ovvero "avanspettacolo"
Venghino signori venghino… il pallone rotola per la felicità di calciofili, sponsor e tv. Tutti d’accordo, si parte. La slot machine non può incepparsi, neanche di fronte ad una Juve in B che strenuamente ha difeso il diritto a partecipare al campionato maggiore minacciando di ricorrere fino alla Corte di Giustizia europea per veder riconosciute le proprie ragioni (?). Lo stile Juve ha prevalso, dopo aver incassato svariati milioni dalle cessioni dei Big ed averne risparmiati altrettanto tra ingaggi e benefit vari.
E che dire del Milan presieduto dal “perseguitato” pluripresidente (di recente anche del Consiglio) che, quando ha saputo della nomina di Borrelli come capo dell’ufficio indagini, ha gridato al solito complotto ai suoi danni perpetrato dalle “toghe rosse”, salvo tacere dopo la sentenza di secondo grado che assolveva di fatto il proprio club. E dire che l’unico illecito “consumato” è stato quello che ha visto protagonista la società rossonera, tra una telefonata e l’altra, quando due guardalinee in una gara con il Chievo Verona confessarono sviste ad hoc al “precario rossonero” Meani (scoperto dirigente ed iscritto ai ranghi federali come addetto agli arbitri per conto della società rossonera).
E che dire della Fiorentina del novello “Robin Hood” del calcio italiano, al secolo Diego Della Valle? Voleva salvare il campionato dai soprusi delle grandi con una redistribuzione delle risorse economiche equa e solidale, e come un vecchio comunista di primo pelo si era lanciato in una crociata contro i potenti. Peccato che nel suo vocabolario da moralista consumato non era contemplata una piccola postilla, "purchè non si danneggi la mia Fiorentina”. Ed infatti non ci ha pensato due volte quando, alle porte di una certa retrocessione in serie B, è divenuto “vittima del sistema” accordandosi con gli stessi potenti che aveva combattuto per far retrocedere in B il Bologna a vantaggio della propria squadra.
Dimenticavamo il nuovo personaggio calcistico su cui hanno costruito parodie a go-go e moralizzatore per eccellenza: Claudio Lotito, presidente della Lazio. Lo stesso, tra una citazione letteraria ed una battuta in latino, appena entrato nel mondo del calcio aveva sbandierato ai quattro venti che la sua Lazio sarebbe divenuta un modello da seguire per etica e moralità. “Nessuno pensi ai soldi, si ritorni ai valori antichi dello sport”, questo il sunto del suo pensiero sbandierato con il petto gonfio in svariate interviste chilometriche e soporifere rilasciate ad attenti operatori di vari mass media, salvo poi allearsi con i potenti del calcio e battersi per designazioni arbitrali più trasparenti e possibilmente favorevoli alla sua Lazio.
E Moggi? La Cupola? Giraudo? Moggi era un uomo finito, sull’orlo del suicidio ed a cui avevano rubato l’anima quello che si presentò a maggio nel giorno dello scudetto juventino per una breve dichiarazione alla stampa. Lo abbiamo rivisto recentemente pimpante e battagliero attaccando quel mondo sporco “pallonaro”, lo stesso dove lui ed il figlio hanno sguazzato arricchendosi, scaricando le colpe (ovviamente) su altri personaggi, Carraro in primis. Peccato che proprio Carraro fosse stato voluto dalla stessa dirigenza bianconera come presidente della FIGC e peccato che Galliani non fosse suo amico bensì uno da cui difendersi dopo essersi battuto con tutte le proprie forze per farlo eleggere alla presidenza della Lega.
Ci piacerebbe sentire altre conferenze stampa del signor Moggi ma con spirito goliardico, alla stessa stregua di come vai al cinema a vederti un film comico o, se preferite, al teatro assistento ad una commedia di Pirandello. Dulcis in fundo il “pluripoltrone” Carraro. Recordman assoluto di presidenze e ruoli occupati in tutti i campi. E’ specialista in politica come ex-ministro ed ex-sindaco di Roma, del mondo dello sport e dell’alta finanza come azionista di Mediocredito centrale che, per chi non lo sapesse, è la principale finanziatrice delle società di calcio.
E’ stato condannato nell’ultimo processo di calciopoli ad ottantamila euro di multa (paragonabili ad una cena offerta agli amici per comuni mortali ) dagli stessi giudici che lui stesso aveva nominato in qualità di presidente FIGC. Si è presentato con la vocina fioca, di uomo distrutto, di uno che ha perso l’onorabilità agli occhi della gente. Alla fine viene proprio da dire in stretto fiorentino: “I facci i balatuna unn'annu mai vriuogna i nienti “. Buon campionato.
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