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Primo punto in trasferta di un Palermo aggressivo

A Genova il Palermo ha fatto dell’aggressività la sua forza, ha sfruttato il gioco sulle fasce e non ha perso la concentrazione fino al triplice fischio arbitrale

  • 8 ottobre 2012

Si muove la classifica anche fuori casa e già questa è una notizia. Se poi il pareggio arriva dopo una convincente prova su di un campo ostico come quello di Marassi (Genoa-Palermo 1-1, sesta giornata del Campionato 2012-2013) e contro un Genoa che in casa si trasforma trascinato da un bel pubblico, il risultato è ampiamente meritato e frutto di una prestazione battagliera dell’intera compagine ben disposta tatticamente dal tecnico Gasperini.

La domanda che tutti si chiedono è la seguente: può un allenatore come Gasperini aver rivoltato come un calzino la squadra disarmante vista all’opera nell’era Sannino? Infatti addossare tutte le colpe alla precedente gestione tecnica, composta dal duo Sannino-Perinetti, lodando il nuovo corso Gasperini-Lo Monaco è un gioco troppo facile quanto rischioso. Facile perché tutti vorrebbero esorcizzare il disastroso inizio campionato trovando dei facili capri espiatori, rischioso perché in fin dei conti siamo all’inizio di una svolta che potrebbe riservare qualche amara sorpresa.

Indubbiamente Gasperini ha dato un gioco alla squadra, motivazioni tecniche e psicologiche, buone intuizioni come l’arretramento di Donati al centro della difesa sfruttandone esperienza e doti tenciche per far ripartire l’azione. Insomma, bisogna dare i giusti meriti al tecnico che ha lavorato sodo ottenendo risultati con quel che passa il convento. A Genova, che ha tributato un giusto elogio al tecnico per i suoi brillanti precedenti rossoblu, il Palermo ha fatto dell’aggressività la sua forza, ha sfruttato il gioco sulle fasce (che è una caratteristica principale del gioco Gasperiniano) e, cosa più importante, non ha perso la concentrazione fino al triplice fischio arbitrale.

Ma allora Sannino aveva preso un abbaglio? Non si era reso conto delle potenzialità della squadra che gestiva? Sicuramente ha pagato l’ostinazione nell’adozione di un modulo al quale la squadra non credeva e poco confacente alle caratteristiche dei suoi interpreti. Giocare il 4-4-2 con Bertolo sulla fascia ed Ilicic affiancato a Miccoli senza un centrocampo deficitario di elementi tecnici è come farsi un autogol. Credo che tutti quanti abbiamo impresse le immagini di un Miccoli stremato alla ricerca di una palla giocabile.

Il nostro giudizio sulla rosa non è mutato ritenendola ancora modestia sul piano qualitativo né è cambiato il giudizio sul tipo di campionato che aspetta il Palermo: la lotta per non retrocedere. È un giudizio che fa a pugni con le lodi sperticate che abbiamo sentito qua e là ma che al momento appare quello più realistico. Confidiamo in Lo Monaco che, con la benedizione del patron Zamparini, a gennaio opererà quegli inserimenti in organico che in estate non sono stati effettuati.

L’esperto dirigente ha compreso bene che non vale la pena rischiare e che lo stato di grazia nel quale si trova la squadra e soprattutto quegli elementi in gran spolvero come Ilicic, Barreto e Giorgi non può e non deve far dormire sonni tranquilli tanto ai dirigenti quanto agli appassionati rosa. Dopo la sosta i rosa dovranno affrontare il Torino al Barbera. Una partita da vincere a tutti i costi per dare continuità di risultati e per mettere punti preziosissimi in cascina.

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