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Invisibili ma "In stato di grazia": la pièce delle detenute-attrici del Pagliarelli in scena al Teatro Biondo

  • Teatro Biondo - Palermo
  • 20 dicembre 2018 (evento concluso)
  • 21.00
  • 8.80 euro (galleria), 14.30 euro (palchi), 17.60 euro (platea)
  • Biglietti acquistabili online o presso il botteghino del Teatro Biondo
Balarm
La redazione

Una scena di "In stato di grazia" (foto di Francesco Paolo Catalano)

Una donna, la sua storia di libertà. Ma anche una storia di socializzazione possibile: unica data nella Sala Grande del Teatro Biondo di Palermo per lo spettacolo "In stato di grazia", in scena giovedì 20 dicembre alle 21.

"In stato di grazia" è una pièce messa in scena dalle detenute-attrici dell'istituto penitenziario Pagliarelli di Palermo prodotta dall'associazione Mosaico e ispirata a "La lunga vita di Marianna Ucrìa" di Dacia Maraini.

Lo spettacolo è frutto di un "lavoro invisibile" che dal 2015 l'associazione Mosaico svolge all'interno del Pagliarelli, coinvolgendo le detenute in un laboratorio di teatro permanente che è non solo un'esperienza formativa, ma soprattutto "trasformativa".

Tanti i nomi coinvolti nell'allestimento, oltre alla regista Claudia Calcagnile: l'assistente alla regia Francesco Paolo Catalano, l'aiuto regia Lidia Papotto, le elaborazioni sonore di Gaia Quirini, le scenografie di Giuseppe Accardo e Edizioni Precarie, le luci di Gabriele Circo, i costumi e il trucco di Concetta Chillemi e Patty Owens. Lo spettacolo si avvale inoltre della collaborazione artistica di Carla Munnia, Nunzia Lo Presti e Gabriella D'Anci. Fotografo di scena è Salvo Veneziano, di Palermofoto.

Volti, corpi, storie e stralci di poesia si fondono in un'unica voce che in silenzio precipita buia, senza quiete, verso un matrimonio che si deve celebrare. Marianna, madre che piange la morte del figlio, moglie che cerca la via di fuga dalla costrizione, rincorre il tentativo di andare oltre se stessa, di sentirsi altrove, per poi trovarsi nuovamente immutata, dissimile, replicabile, come carta ricalcabile.

Le performer in scena non recitano, ma incarnano le qualità di Marianna fino a rimandare al pubblico l'interrogativo di una soluzione. Difficile dire dove finisce la vita di Marianna e comincia l'autobiografia delle attrici di quest’opera che è al tempo stesso momento di verità e riflessione sulla loro condizione.
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