"Fiabe siciliane": lo spettacolo per bambini e adulti al Museo Antonio Pasqualino
Il Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, in collaborazione con il Teatro Bastardo, mette in scena lo spettacolo "Fiabe siciliane", in programma da mercoledì 20 a sabato 23 dicembre e da martedì 26 a domenica 31 dicembre.
Lo spettacolo, consigliato a un pubblico di bambini dai 7 anni in su, vede protagoniste fiabe tratte dalle raccolte di Giuseppe Pitrè, per la regia e adattamente di Giovanni Lo Monaco. Letture di Aurora Quattrocchi e accompagnamento musicale di Maria Grazia D'Alessio.
"Fiabe siciliane" è un viaggio nel passato, un modo per far conoscere alle nuovissime generazioni le storie della nostra tradizione, i ‘cunti’ narrati di sera dai nonni e dalle nonne attorno al braciere. Si tratta di racconti, storie raccolte da Giuseppe Pitrè e trascritte in lingua italiana da Italo Calvino: alcune di origine palermitana (Gràttula Beddàttula, Sfortuna), una dalla provincia di Trapani, da Salaparuta (Il figlio del Re nel pollaio) e l’ultima nissena (Il sorcetto con la coda che puzza). Le fiabe affrontano stereotipi culturali di varia natura: dalla sfortuna legata all’avere figlie femmine, al nascere poveri in canna ed essere apprezzati solo perché si è stati capaci di un riscatto sociale.
Lo spettacolo – una lettura drammatizzata e musicata delle fiabe – si presta a divenire spunto di riflessione su alcune mutazioni antropologiche che si sono verificate in meno di un secolo (soprattutto nel mondo occidentale), intorno alle questioni di “genere” e di “discriminazione sociale”, e che pur nella loro stringente attualità possono trovare risposte nella nostra tradizione.
Lo spettacolo, consigliato a un pubblico di bambini dai 7 anni in su, vede protagoniste fiabe tratte dalle raccolte di Giuseppe Pitrè, per la regia e adattamente di Giovanni Lo Monaco. Letture di Aurora Quattrocchi e accompagnamento musicale di Maria Grazia D'Alessio.
"Fiabe siciliane" è un viaggio nel passato, un modo per far conoscere alle nuovissime generazioni le storie della nostra tradizione, i ‘cunti’ narrati di sera dai nonni e dalle nonne attorno al braciere. Si tratta di racconti, storie raccolte da Giuseppe Pitrè e trascritte in lingua italiana da Italo Calvino: alcune di origine palermitana (Gràttula Beddàttula, Sfortuna), una dalla provincia di Trapani, da Salaparuta (Il figlio del Re nel pollaio) e l’ultima nissena (Il sorcetto con la coda che puzza). Le fiabe affrontano stereotipi culturali di varia natura: dalla sfortuna legata all’avere figlie femmine, al nascere poveri in canna ed essere apprezzati solo perché si è stati capaci di un riscatto sociale.
Lo spettacolo – una lettura drammatizzata e musicata delle fiabe – si presta a divenire spunto di riflessione su alcune mutazioni antropologiche che si sono verificate in meno di un secolo (soprattutto nel mondo occidentale), intorno alle questioni di “genere” e di “discriminazione sociale”, e che pur nella loro stringente attualità possono trovare risposte nella nostra tradizione.
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